Si è concluso dopo quasi tre mesi l’iter per la formazione del nuovo governo.
In Italia si è aperta una nuova stagione politica. Per la prima volta, in un paese fondatore dell’Unione europea sono in carica forze che fanno riferimento al sovranismo nazionale, ossia rivendicano il fatto che l’interesse di ciascun Paese si difende contro quello degli altri partner, in un confronto in cui si misurano i rapporti di forza. Sappiamo che non è il solo caso. Vi sono altri Paesi in Europa in cui hanno vinto forze di questo tipo, e soprattutto negli Stati Uniti il Presidente Trump condivide questi orientamenti; ma con la conquista del potere in Italia, il fenomeno compie un ulteriore salto di qualità.
Lo scontro in merito alla questione migratoria tra Francia e Italia ne è una dimostrazione. Padrone del campo, il discorso nazionalista usa ogni occasione non per creare le condizioni per risolvere i problemi, ma per alzare il livello di tensione, alimentando anche nei partner reazioni analoghe e toni sempre più accesi. E’ evidente che l’Europa rischia di frantumarsi in questa continua prova di forza finalizzata innanzitutto ad aumentare il consenso alle posizioni sovraniste e al parallelo indebolimento del quadro dell’Unione. Oltretutto, parallelamente a questo comportamento, il nuovo governo italiano introduce anche delle novità nel quadro delle tradizionali posizioni internazionali dell’Italia. La sua ricerca della sintonia con Trump, da una parte, e con la Russia di Putin dall’altra, rischiano di indebolire la già scarsa coesione europea nel contrastare gli attacchi all’Europa di questi due leader.
La minaccia alla sopravvivenza dell’Europa si è quindi rapidamente spostata su un nuovo fronte. Il governo ha registrato la sconfitta subita (grazie all’intervento del Presidente Mattarella – link al nostro comunicato) sulla questione della moneta unica. In qualche modo, il paventato referendum sull’Euro si è, nei fatti, ormai consumato in Italia, e ha visto la schiacciante vittoria dei favorevoli al rimanere nell’Eurozona. Il tentativo di ricattare l’Europa creando le condizioni per una crisi finanziaria (volta a far saltare le regole dell’Unione monetaria nella speranza di ottenere o ampie deroghe sul deficit e una sostanziale condivisione del debito, o in alternativa regole politiche per eliminare l’incompatibilità dell’uscita dalla Moneta unica con il rimanere nell’UE), è stato al momento fermato, anche per i segnali arrivati dal Paese.
Ora, però, il gioco diventa quello di paralizzare l’Unione europea e impedire gli avanzamenti che iniziano a profilarsi come possibili al Consiglio europeo del 27-28 giugno. Dalla Germania arrivano per la prima volta timidi segnali sulla possibilità di trovare un primo punto di incontro con la Francia sul terreno di riforme importanti: innanzitutto per l’Eurozona, ma anche per una maggiore collaborazione nel campo della politica migratoria, insieme alla definizione delle riforme necessarie per rafforzare il Mercato unico, a partire dal dibattito sul nuovo Quadro finanziario pluriennale che entrerà in vigore dal 2021. Nel bene o nel male l’appuntamento del 28-29 giugno sarà decisivo per capire su quali basi lavorerà l’Unione europea di qui alle elezioni europee del 2019, e se si aprono o meno spiragli concreti per una vera riforma. Fare saltare ogni accordo in quella sede, come sembra prepararsi a fare il governo italiano, significa riaprire il vaso di Pandora dell’instabilità su tutti i fronti, incluso nuovamente quello finanziario.
Eppure, paradossalmente, anche per un governo come quello appena insediatosi, la soluzione federale da perseguire dando il via libera a proposte di reale cambiamento, rimarrebbe di fatto l’unica opzione realistica per sbloccare l’impasse europea – se davvero si ricercasse il bene dei cittadini. Far saltare il quadro europeo significa infatti solo portare l’Italia verso il baratro.
Bisogna sfidare dunque il governo su questo terreno. Le stesse forze di opposizione devono rafforzare il loro discorso europeo, anche in vista della preparazione delle elezioni europee dell’anno prossimo, assumendo posizioni chiare e nette, a partire dalla questione della riforma dell’Eurozona, per disegnare il cammino di un’Europa federale che sappia riconquistare il consenso dei cittadini. In gioco sono la sopravvivenza della democrazia, la pace e la stessa civiltà europea.
In attesa di riaggiornarci presto vi saluto cordialmente
Luisa Trumellini
Segretario nazionale MFE