Recinti piccoli e sporchi, fattrici consumate dalle innumerevoli gravidanze, stress e varie patologie non curate: queste secondo gli inquirenti erano le condizioni in cui vivevano circa 300 cani e diversi animali da cortile in una struttura nel veronese i cui gestori sono stati rinviati a giudizio.
LNDC si è unita alla denuncia e costituita parte civile nel procedimento.
A gennaio di quest’anno, dopo due anni di indagini da parte dei Carabinieri Forestali e al sequestro della struttura, il Pubblico Ministero di Verona ha richiesto il rinvio a giudizio per i gestori e la veterinaria dell’allevamento “Amico Cane” di Isola della Scala in provincia di Verona. In quello che si può definire a tutti gli effetti un “lager”, infatti, erano detenuti circa 300 cani e diversi animali da cortile in condizioni, secondo il Pubblico Ministero, assolutamente inadeguate da un punto di vista sanitario ed etologico.
Come si legge nel capo di imputazione, tutti gli animali erano costretti a vivere in recinti non adeguati al numero di individui presenti, costantemente sporchi, in grave stato di denutrizione e affetti da numerose malattie come dermatiti, otiti, parodontiti, ernie, ulcere, lesioni cutanee ed oculari, tumori mammari, diarrea profusa e parassitosi. Le fattrici venivano sfruttate per la produzione di cucciolate senza alcuno scrupolo per la loro salute fisica e mentale e costrette a partorire nelle condizioni appena descritte. Inoltre, mancava qualsiasi forma di stimolo ambientale e opportunità di sgambamento con conseguente stress cronico.
“Appena siamo venuti a conoscenza di questa gravissima situazione ci siamo uniti alla denuncia e siamo stati ammessi parte civile nel procedimento”, racconta Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali di LNDC Animal Protection. “I reati contestati ai gestori e alla veterinaria sono ovviamente il maltrattamento e la detenzione di animali in condizioni incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, ai sensi degli articoli 544-ter e 727 del Codice Penale”.
“Le immagini provenienti da questo cosiddetto allevamento sono davvero difficili da sopportare, ma purtroppo non rappresentano un caso isolato”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “La verità è che ci sono purtroppo ancora troppi allevatori che considerano gli animali soltanto delle merci da sfruttare per il maggior guadagno possibile, senza il minimo riguardo per il loro benessere. Per questo motivo sosterremo sempre che la cosa migliore da fare è non alimentare questo business ma adottare un animale bisognoso dai tanti canili che da nord a sud sono pieni di cani in cerca di una famiglia.”
“Chi decide invece di comprare un cane, dovrebbe quanto meno verificare di persona le condizioni dell’allevamento di provenienza e denunciare qualsiasi forma di maltrattamento come quella di questo caso. Solo così si potrebbe porre fine ai tanti abusi che purtroppo continuano a interessare tanti animali di razza”, conclude Rosati.
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