“Preferisco sempre dire la verità. Le menzogne sono necessarie solo a fin di bene”
Il grande pubblico televisivo ha imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo nei panni del Capitano Tommasi nella fiction di successo “Don Matteo”. Ora lo troviamo impegnato in teatro nello spettacolo “La casa di famiglia”, una commedia divertente che aiuta a riflettere sull’importanza della famiglia e sul valore dei sentimenti. Stiamo parlando dell’attore Simone Montedoro che in questi anni ha fatto della semplicità e dell’ironia i suoi punti di forza. Lo abbiamo raggiunto nel suo camerino prima dell’inizio dello spettacolo per farci raccontare qualcosa in più su di lui e sul suo nuovo impegno professionale.
Simone, chi è Oreste?
Oreste è uno dei quattro fratelli protagonisti di questo spettacolo. Condivide assieme a loro la casa in cui hanno trascorso l’infanzia ma che da tempo risulta disabitata in quanto il padre si trova in coma in ospedale. Dopo vari litigi, decideranno tutti assieme di vendere la casa di famiglia. Peccato che dopo qualche giorno il medico li convoca annunciandogli che il padre ha ripreso conoscenza. Oreste è un musicista che crede nelle proprie scelte anche se a volte risulta un po’ troppo emotivo. Insegue il sogno di scrivere la sua opera e di portarla in scena. Chissà se ci riuscirà!
Avevi già visto il film? Se sì, in che modo ti ha influenzato nella preparazione del personaggio?
Ho deciso di non vedere il film per non essere condizionato d’accordo con il regista. Oreste è pertanto libero da influenze già esistenti.
Nello spettacolo si mente spesso a fin di bene. Domanda marzulliana: esistono bugie buone o bisogna sempre dire la verità?
No, secondo me esistono le bugie bianche come dice Shakespeare. Le bugie fanno parte della vita e sono indispensabili se non si vuole far del male a qualcuno. Risultano necessarie solo se hanno uno scopo benefico.
La casa in psicologia viene identificata come luogo di identità. La tua casa com’è?
Ancora non ho una casa tutta mia perché sono in questo momento appoggiato da mia madre. Quando non lavoro, vivo in Spagna con la mia famiglia. Mi sono trasferito lì per motivi professionali che riguardano la mia compagna. La mia casa ideale è quella in cui anche se piccola ci sia un ambiente vivo all’interno.
Nello spettacolo, sei uno dei fratelli che vende la casa del padre. Cosa ti è dispiaciuto di più vendere in vita tua?
Finora non ho mai avuto niente da vendere. Ho solo acquistato. Poi per carità nella vita non si sa mai (ride).
Parlando di famiglia, che rapporto hai con i tuoi genitori? Da figlio, ti sei mai rimproverato qualcosa?
Purtroppo mio padre è venuto a mancare da poco e questo è un dolore che mi porto dentro. Con mia madre ho un rapporto bellissimo. Credo molto nella famiglia perché è un punto di riferimento necessario. Sono diventato anche io papà di recente e nel creare il mio nucleo familiare sto cercando di non commettere errori.
Della società di oggi cosa ti fa più paura?
Mi fa paura la perdita di qualsiasi sensibilità romantica della vita. Le nuove generazioni sono molto intelligenti ma vivono i rapporti in modo asettico e freddo. E poi non sopporto l’egoismo e l’ego sintonizzazione. Siamo tutti troppo concentrati su noi stessi tanto da perdere di vista il mondo esterno. Dovremmo guardarci di più intorno perché questo ci consentirebbe di vivere meglio.
Il successo ti ha reso più sicuro di te o ci sono fragilità che nemmeno la fama può lenire?
Quando arriverà te lo saprò dire (ride). Non credo di essere una persona di successo. Faccio un mestiere che amo e in questi anni tante soddisfazioni mi sono arrivate dal pubblico. Quando una persona che incroci per strada ti dice “mi hai tenuto compagnia in ospedale mentre stavo affrontando un periodo delicato” non puoi che essere soddisfatto e grato. E’ il più bel complimento che si possa ricevere.
Il pubblico si è abituato in questi anni a vederti in Tv nei panni del capitano Tommasi nella serie “Don Matteo”. E ancora oggi invoca a gran voce un tuo ritorno.
Il pubblico si è affezionato al Capitano Tommasi e lo rimpiange. Dopotutto la produzione ha preso una scelta che io dovuto rispettare. A livello narrativo, si è ritenuto che il mio personaggio non avesse più nulla da raccontare. Ci tengo a dire una cosa. Gli addetti ai lavori dovrebbero capire che un attore può trasformarsi davanti ad una sceneggiatura, un testo teatrale o un musical. E’ sbagliato ghettizzare una persona considerandola solo nel ruolo che ha ricoperto per tanti anni. Sarebbe opportuno pertanto che allargassero il proprio orizzonte.
Progetti in vista?
In questi mesi sarò in giro per l’Italia con lo spettacolo “La casa di famiglia”. Sto facendo intanto dei provini e spero che a breve ci siano delle risposte positive. Pertanto, incrociate le dita per me (ride).