Perché votare Potere al popolo!

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di Chiara Carratù*

Potere al popolo! è nata con l’assemblea del 18 novembre in risposta alla crisi della sinistra radicale, che rischiava ancora una volta di sparire dalla scheda elettorale, risucchiata in alleanze con forze ambigue sulle relazioni con il Pd (il percorso del Brancaccio, poi confluito in larga parte in Liberi e Uguali), o presente con proposte politiche di scarso impatto su settori di avanguardia della classe lavoratrice. Perciò è stata quanto mai opportuna la proposta avanzata dal centro sociale Je so’ pazzo, che ha saputo cogliere i tempi e l’occasione giusta per mettere in piedi una proposta politica alternativa dopo il fallimento del Brancaccio. Una proposta che va nella stessa direzione di quella avanzata da Sinistra Anticapitalista all’inizio dell’estate, ma che allora non era andata in porto perché dovevano ancora maturare le condizioni che hanno portato alla disponibilità di altre forze politiche, Rifondazione in primis, ad intraprendere un percorso unitario radicale.

Il programma elettorale di Potere al popolo! è stato composto raccogliendo le rivendicazioni emerse dalle assemblee, a loro volta espressione di tante lotte sui territori ma anche delle esperienze degli ultimi anni delle mobilitazioni contro il Jobs Act e la legge Fornero, la Buona scuola, la riforma renziana della Costituzione, il razzismo dei decreti Minniti-Orlando, la violenza maschile sulle donne. Non è un programma politico rivoluzionario, ma contiene una serie di proposte radicali, che si pongono oggettivamente in contraddizione con il capitalismo e con le sue istituzioni (l’Unione Europea), rispondendo alle esigenze percepite da masse di lavoratrici e lavoratori, sfruttate/i e oppresse/i. Per citarne solo alcune: la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di salario, la reintroduzione della scala mobile, il diritto alla pensione a 60 anni o dopo 35 anni di lavoro, l’istituzione di un reddito minimo garantito per i disoccupati, la realizzazione di investimenti e posti di lavoro pubblici, la messa a disposizione di un milione di alloggi sociali pubblici, il blocco delle privatizzazioni e ripubblicizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici, stop alle Grandi opere e pianificazione partecipata in materia ambientale, in alternativa al business della Green economy, l’introduzione di un’imposta patrimoniale, la nazionalizzazione della Banca d’Italia e la creazione di un polo finanziario pubblico, la ristrutturazione del debito pubblico.

La lista di Potere al popolo! si configura in modo duplice come una coalizione tra forze politiche della sinistra di classe e allo stesso tempo come risultato di un importante processo di attivazione (e riattivazione) di militanti sociali e politici che hanno partecipato in massa alle oltre cento assemblee che si sono tenute in poche settimane. Un fronte di classe tra soggetti organizzati che ha saputo intercettare le istanze antiliberiste e anticapitaliste di tante e tanti che si erano rassegnati a guardare alla politica come un corpo estraneo rispetto alle lotte che vengono condotte tutti i giorni sul posto di lavoro, nei quartieri e nei territori. Non crediamo che le elezioni siano la bacchetta magica che ribalti da un giorno all’altro i pessimi rapporti di forza tra le classi, i quali si giocano sul campo, ma senza dubbio l’esperienza di Potere al popolo! può costituire uno strumento di riconoscimento tra settori diversi della classe lavoratrice e quindi essere utile alla ripresa del conflitto in Italia.

Cosa succederà dopo le elezioni? Siamo sicuri che questa lista otterrà un buon primo risultato il 4 marzo. Ma bisogna continuare a crescere anche dopo, sviluppando le proposte programmatiche in senso esplicitamente anticapitalista, internazionalista, ecosocialista e femminista, attraendo altre energie militanti tra le aree più o meno organizzate della sinistra antagonista, popolare e di classe, promuovendo e partecipando alle lotte sociali. Auspichiamo che Potere al popolo! diventi nel prossimo futuro un polo anticapitalista e antiliberista capace di fare concorrenza nella società alle forze padronali della destra (di quella fascista come di quella liberista), del Partito democratico e dei suoi satelliti, alle burocrazie sindacali complici. Crediamo che il programma nato dalle assemblee vada fatto vivere non solo in campagna elettorale ma soprattutto nelle lotte, sui posti di lavoro e nei territori, favorendo la resistenza dal basso ad un capitalismo sempre più feroce e l’autorganizzazione delle lotte. Come dice lo slogan: lottare e creare il potere popolare!

*Chiara Carratù è una delle portavoci nazionali di Potere al Popolo, candidata alla Camera a Torino. Questo articolo è tratto dal numero di febbraio de L’Anticapitalista, disponibile nei circoli di Sinistra anticapitalista

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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