Presentato a Roma SOFIA: Premio della sceneggiatura a Cannes. In sala dal 14 marzo

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“A pagare le conseguenze di una società maschilista e patriarcale sono anche gli uomini, non solo le donne. È un problema che riguarda tutti noi”.

Ha esordito così Meryem Benm’Barek, la talentuosa regista marocchina che stamattina ha presentato il suo Sofia in conferenza stampa a Roma, presso l’Institut français – Centre Saint-Louis. A prendere parte al dibattito anche: il distributore italiano Paolo Minuto (Cineclub Internazionale Distribuzione), i portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury e Laura Petruccioli e la giornalista e critica Emanuela Genovese che ha moderato l’incontro.

Il film, che segna l’esordio a lungometraggio della Benm’Barek, è un ritratto fedele e spietato della società patriarcale marocchina, ma non solo. Come ha specificato Minuto, infatti, la forza dell’opera risiede proprio nella sua capacità di farsi portavoce di tematiche a carattere universali, particolarmente esplicative della società capitalista.

“Fin dall’inizio, volevo che il cuore del film fosse il ritratto di un intero paese. L’obiettivo era quello di rappresentare tutti i rapporti di potere, sia all’interno della dimensione familiare che in quella sociale”, ha spiegato la regista e sceneggiatrice. La pellicola non si limita a fare un ritratto della giovane Sofia (interpretata da una bravissima Maha Alemi), ma vuole scavare a fondo nei rapporti di forza tra le classi. Non solo una discriminazione di genere, quindi, ma anche economica. È questo che emerge con forza preponderante nel film.

“Alternando il dramma familiare all’analisi sociale, ho voluto mostrare dei personaggi che si affannano alla rincorsa di un’ascesa sociale per raggiungere l’ambito rango dei privilegiati. E lo fanno ad ogni costo, senza preoccuparsi di schiacciare gli altri”, ha continuato Benm’Barek. Per questo, alla fine, “la grande vittima è proprio Omar – il personaggio maschile interpretato da Hamza Khafif”.

La regista ha fortemente voluto discostarsi da una rappresentazione “semplicista”, molto comune a gran parte del cinema arabo, che tende a rappresentare solo le donne come vittime. “Tutti noi paghiamo le conseguenze di un assetto sociale maschilista, nessuno escluso”, ha ribadito a più riprese l’autrice.

Proprio come emerge dal decorso narrativo, infatti, “la questione del patriarcato in Marocco è molto complessa”. Il potere decisionista nella sfera pubblica è priorità assoluta del genere maschile, ma in quella casalinga la situazione è ribaltata e il tutto passa in mano alle donne. Un aspetto, questo, ben rappresentato nell’opera e che è comune alla maggior parte delle società contemporanee e che non può essere relegato ad un’idea etnografica tipicamente marocchina – come ha più volte sottolineato lo steso distributore.

Tuttavia, è necessario sottolineare come alcuni meccanismi maschilisti siano innescati e perpetuati dalle stesse donne. In tal senso, ha spiegato ancora la regista: “particolarmente esplicativa è la scelta della protagonista di non denunciare”.

Quindi, se da una parte l’opera ci lascia con uno sguardo profondamente pessimista, dall’altra ci concede comunque una piccola speranza in questo richiamo alle responsabilità individuali.

Sofia ha ricevuto anche il patrocinio di Amnesty International Italia – “per la seconda volta, dopo Styx, ci siamo trovati a collaborare con Cineclub Internazionale”, ha spiegato Riccardo Noury, che ha espresso poi molto entusiasmo per l’attenzione alle tematiche sui diritti umani.

Il film uscirà ufficialmente nelle sale il 14 marzo, ma in alcune di queste la programmazione inizierà a partire già da oggi in forma eccezionale.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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