Thea Dellavalle e Irene Petris portano in scena all’Argot, dal 26 al 31 Marzo, The dead dogs, il capolavoro del drammaturgo norvegese Jon Fosse. Lo spettacolo è vincitore di Forever Young 2017/2018 – La Corte Ospitale.
Un giovane uomo uccide il suo vicino di casa perché il vicino di casa ha ucciso il suo cane, violenza cieca che esplode nel quotidiano. Risuona l’eco di molteplici fatti di cronaca, di come vengono raccontati e sezionati dai media. Eppure istintivamente viene voglia di schierarsi con il giovane uomo, l’assassino. Perché?
Perché il giovane uomo non è un serial killer, non è in preda alla follia, il suo gesto segue una logica, una logica tragica e primitiva, una logica di vendetta. Compie un delitto passionale, difende un affetto/ il suo unico affetto, un legame/il suo unico legame, un amore, un amico/il suo unico amico. Vendica il senso muto dello stare accanto, dell’essere compagni nella purezza che è o sembra essere ormai solo dell’animale. Il cane “è solo un cane”, certo, e proprio per questo non conosce non-detti, né rancori, né menzogna, è libero dalla zavorra che la parola porta con sé, dalla trappola che diventa il linguaggio nei rapporti descritti da Fosse, così fallibili e così umani.
È per questo che sentiamo che questo orrore ci riguarda?
NOTE DI REGIA
Il progetto nasce anche dalla volontà di continuare il confronto con la drammaturgia di Jon Fosse iniziato con lo spettacolo Suzannah (2014).
Il testo tocca corde profonde sul valore dei rapporti, dei legami, del tempo, sulla differenza tra continuità e cambiamento, tra vedere e guardare, tra sentire e ascoltare, sul senso e sulla forma del tragico nel nostro tempo. Lo fa attraverso una forma di scrittura scarna, essenziale Non c’è quasi niente. Un titolo. Pochi personaggi senza nome: LA MADRE, IL GIOVANE UOMO, L’AMICO, IL COGNATO, LA SORELLA. Una breve didascalia descrive lo spazio. Quello che accade, può riassumersi in poche righe. Le frasi vanno a capo simili a un testo poetico, a una partitura musicale, il ritmo delle battute e dei dialoghi è frammentato. È nel movimento della parola, nel suo esitare e ripetersi che sembra nascondersi il senso. Questa scrittura non basta al lettore, ha bisogno di incarnarsi, in un volto, una voce, una durata. Chiede con prepotenza una messinscena. È teatralità ridotta all’osso, testimonia il peso, la forza e la necessità di ciò che parola non è, di ciò che è inesprimibile, che, della nostra vita, è la parte maggiore.
Nel tratteggiare una sorta di anomala ed estrema elaborazione del lutto, che in fondo riguarda una morte collettiva, Fosse non rinuncia agli aspetti più buffi e ridicoli dell’uomo, alle contraddizioni che ribadiscono attraverso la risata il senso di sfasamento e scollamento dalla correnti profonde del sé.
Spettacolo vincitore Forever Young 2017/2018 – La Corte Ospitale
Dalla motivazione della giuria:
“[…] un testo scelto con coerenza rispetto alle linee guida del bando, che affronta il tema delle relazioni irrisolte all’interno della famiglia e della violenza latente che in generale serpeggia nella società contemporanea. Lo spettacolo […] già mette in evidenza una regia nitida e compiuta e ha come punto di forza un gruppo di attori e attrici di talento, soprattutto nella capacità di sostenere i ritmi e i “non detti” tipici della scrittura di Fosse.”
TEATRO ARGOT STUDIO
La Corte Ospitale
presenta
THE DEAD DOGS
dal 26 al 31 Marzo 2019
di Jon Fosse
traduzione Thea Dellavalle
con Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini, Federica Fabiani, Luca Mammoli, Irene Petris
progetto della compagnia DELLAVALLE/PETRIS
suono Claudio Tortorici con la partecipazione di GUP Alcaro
musiche Paolo Spaccamonti
luci Paolo Pollo Rodighiero
con il sostegno di Sementerie Artistiche
in collaborazione con Centro Teatrale MaMiMo’
foto Andrea Macchia