Mancano ancora nove partite alla fine del Campionato di Serie A 2018/2019 ma in casa Lazio è già tempo di stilare i primi bilanci sui risultati stagionali dentro e fuori dal campo.
Dopo l’eliminazione subita dal Siviglia in Europa League (doppia sconfitta, 1 a 0 all’Olimpico e 2 a 0 in Spagna), a Immobile e compagni restano ancora due obiettivi per rendere positiva l’annata: il quarto posto che qualifica alla prossima Champions League e una Coppa Italia che vedrà i biancocelesti impegnati il 24 aprile nella semifinale di ritorno contro il Milan, dopo la gara d’andata all’Olimpico chiusa sullo 0 a 0.
Lo scorso anno l’obiettivo Champions sfuggì proprio sul filo di lana nello sfortunato scontro diretto contro l’Inter. Ma è troppo semplice fermarsi a quella rocambolesca gara dove successe di tutto. I biancocelesti avevano mostrato già nella fase finale del campionato segnali di calo, soprattutto fisico: troppi minuti nelle gambe dei titolarissimi, qualche infortunio di troppo e la mancanza di alternative valide i fattori che hanno portato i ragazzi di Inzaghi ad affrontare il match più importante della stagione in debito d’ossigeno.
Ed è proprio questo uno dei problemi storici che ha caratterizzato la gestione Lotito negli ultimi anni: la presenza di troppi giocatori di secondo piano acquistati e mai sbocciati e l’assenza di quei 4-5 elementi in grado di risolvere le partite partendo dalla panchina o in sostituzione dei titolari.
Ci si inizia quindi a chiedere se la Lazio possa essere considerata a tutti gli effetti una big del calcio italiano. I risultati sul campo sembrano far pendere la bilancia verso il sì. In questi anni i biancocelesti di Inzaghi sono stati una delle pochissime squadre in grado di mettere in difficoltà (e a più riprese) la Juventus schiacciasassi, hanno sempre superato la fase a gironi di Europa League e hanno conquistato due semifinali consecutive di Coppa Italia. Quello che è mancato, però, è la capacità di far punti negli scontri diretti. Nel 2017/2018 i laziali hanno vinto solo una delle otto sfide contro le prime quattro squadre della classifica (1-2 sul campo della Juventus), mentre quest’anno lo score parla di due vittorie e sette ko con chi è davanti (la Lazio è attualmente sesta con una gara da recuperare e a -6 dal quarto posto del Milan).
Per arrivare al quarto posto sarà obbligatorio migliorare questa statistica. E di gare da dentro-fuori non ne mancheranno da qui a fine stagione, per una rincorsa alla Champions che si preannuncia emozionante e da seguire minuto per minuto anche sui principali portali di scommesse sportive. Su nove gare da disputare (a cui va aggiunto il recupero contro l’Udinese del prossimo 17 aprile), ben 4 saranno scontri diretti: aprirà la serie il match del 13 aprile contro i rossoneri a Milano. Seguirà una domenica di “tregua”, poi, in sequenza: Sampdoria in trasferta, Atalanta in casa, e il Torino ancora lontano dall’Olimpico.
Quattro scontri diretti: il calendario più complicato tra le squadre in lotta per l’Europa. Milan, Inter e Torino ne affronteranno tre, la Sampdoria quattro e Atalanta e Roma soltanto due.
In caso di qualificazione o meno alle prossime competizioni europee, a fine maggio andrà affrontata una seria analisi della rosa a disposizione. Le carenze di organico sono evidenti e ancora una volta Inzaghi dovrà sperare da qui al termine della stagione che i suoi titolari stiano tutti bene. I biancocelesti non hanno un tasso tecnico inferiore a squadre come Atalanta, Torino e Sampdoria, o dello stesso Milan, ma vanno in grandissima difficoltà non appena cala la forma fisica o viene a mancare uno dei big.
Problemi di organico a cui si aggiungono le difficoltà in fase realizzativa di questa stagione, sorprendenti se pensiamo che lo scorso anno quello della Lazio è stato il miglior attacco del campionato con la bellezza di 89 reti segnate (media di oltre due gol a partita). In questo campionato la media si è abbassata a poco più di 1,5 marcature a gara, il dato peggiore tra le prime sei della Serie A.
Per risolvere questo problema il tecnico ha prima provato ad avvicinare Caicedo a Immobile, mossa che ha pagato solo contro le piccole, per poi promuovere titolare l’ottimo Correa (la rivelazione della stagione) e arretrare Luis Alberto nel ruolo di mezzala.
Proprio lo spagnolo, nonostante il miglioramento delle ultime giornate, è stato, insieme a Sergej Milinkovic-Savic, il giocatore che più è mancato rispetto allo scorso anno. Per il primo il problema sono stati i guai fisici. Per il secondo ha pesato molto la mancata cessione estiva (si era parlato di cifre intorno ai 100 milioni) che ha fatto venire meno in molti casi grinta e motivazione.
Non sono mancate però le buone notizie, soprattutto sul fronte economico-finanziario. Nonostante i mancati introiti che sarebbero arrivati dalla Champions, la società biancoceleste ha stabilito il record di utile della gestione Lotito: +37,3 milioni. A influire in positivo le plusvalenze registrate con le cessioni di Keita, Biglia e Hoedt e l’incremento del tetto ingaggi che ha fatto aumentare la dinamica costi-ricavi da 57,5 a 80,1 milioni. Bene anche le entrate dai diritti tv (85,1 milioni, Lazio sesta nella speciale graduatoria dietro Juve, Roma, Napoli, Milan e Inter), quelle commerciali (21 milioni) e gli incassi da stadio (12,2 milioni).
Per compiere lo step mancante verso l’élite è fondamentale quindi intervenire sulla gestione sportiva. Il direttore Igli Tare ha già dimostrato di sapere pescare bene sui mercati europei, portando in biancoceleste profili di alto livello, ma spesso ha puntato su calciatori che si sono rivelate vere e proprie meteore, creando problemi di sovraffollamento in una rosa che al momento è la sesta più “vecchia” della Serie A. Gli imperativi per il prossimo mercato e per le prossime stagioni diventano due: quello di cercare giocatori finalmente funzionali al gioco del tecnico e quello di puntare sul vivaio per crearsi “in casa” i campioni del futuro. A eccezione di Murgia e Cataldi, entrati in pianta stabile in prima squadra, non si ricordano atleti di scuola laziale nelle squadre di Serie A. Una lacuna da colmare nel più breve tempo possibile.
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