Esce nelle sale giovedì 27 giugno, distribuito da EXIT media, Carmen y Lola, opera prima di Arantxa Echevarría, in Concorso anche al “Festival Mix Milano” (l’esclusiva kermesse dedicata alla cinematografia LGBTQ+, in programma dal 20 al 23 giugno tra il Piccolo Teatro Strehler e il Teatro Studio Melato di Milano).
Il film, che si è già aggiudicato il Premio Goya come Miglior opera prima e come Miglior attrice non protagonista (Carolina Yuste), è una potente favola gitana, applauditissima al Festival di Cannes 2018 (Quinzaine des Réalisateurs).
Un’opera prima coraggiosa che mostra già un’ottima padronanza dello strumento filmico. La Echevarría, infatti, edifica un impianto estetico raffinato e delicato che alterna i tratti tipici del cosiddetto “cinema del reale” a un cinema più intimista, in cui le luci e l’elemento cromatico acquistano un ruolo cruciale nella definizione stilistica dell’opera.
L’incedere narrativo segue i dettami della scrittura classica e accompagna con delicatezza le due giovani protagoniste – entrambe attrici non professioniste e al loro esordio davanti alla macchina da presa – all’interno di una dimensione sociale e umana estremamente peculiare.
La comunità gitana – molto radicata in Spagna, specie a Madrid – infatti, vive spesso ai margini della società, a volte relegata nei sobborghi cittadini. È un’etnia che vive di regole proprie, in cui il patriarcato è ancora oggi un “valore” fondante. Una condizione che finisce per ripetere meccanismi profondamente maschilisti che impongono il “ruolo di cura” alla donna, riducendo la figura femminile al cosiddetto “focolare materno”.
Un destino già scritto, insomma, a cui sembra impossibile ribellarsi se non ci si vuole condannare ad una vita di solitudine. Stessa sorte toccata ad una giovane coppia di donne gitane che, dopo aver trovato il coraggio di esporsi, hanno deciso finalmente di sposarsi, ritrovandosi a celebrare quello che si suppone essere “il più bel giorno della propria vita” in totale solitudine. Una storia vera che ha colpito molto la sensibilità di Arantxa Echevarría, tanto da portarla a scegliere di realizzare un film capace di raccontare le difficoltà delle donne gipsy. Da qui man mano è nato Carmen y Lola.
L’esordio alla regia della Echevarría, però, oltre all’enorme valenza sociale che assume, ha anche il grande merito di immergere lo spettatore in una bellissima storia d’amore fra due adolescenti, raccontando il tutto con tratti quasi fiabeschi.
Il film è stato accolto con grande favore dal pubblico e dalla critica internazionale. In Italia è stato già presentato in selezione all’ultima edizione del Festival del Cinema Spagnolo di Roma e ha vinto l’ultima edizione del Lovers Film Festival (la rassegna cinematografica torinese dedicata ai temi Lgbtqi) nella categoria dei lungometraggi.
Carmen y Lola verrà presentato anche all’interno del Roma Zeta Festival il prossimo 20 giugno al Cinema Farnese di Roma, in concomitanza con l’evento dedicato al documentario L’unione Falla Forse (Fabio Leli).
SINOSSI:
Carmen (Rosy Rodriguez) è un’adolescente gipsy che vive nella periferia di Madrid. Come ogni altra ragazza della sua comunità, è destinata a vivere una vita che si ripete di generazione in generazione: sposarsi e crescere il maggior numero di bambini possibile. Ma un giorno incontra Lola (Zaira Morales), un’insolita gitana che sogna di andare all’università, disegna graffiti ed è completamente diversa dalle sue coetanee. Tra le due nasce da subito una grande complicità ma il loro rapporto le porterà inevitabilmente ad allontanarsi dalle rispettive famiglie…