Nel 2018 i capitali investiti dai fondi venture sulle startup sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente, passando da 134 a 327 milioni di euro, su un totale di 600 milioni investiti in Italia, la metà di quanto investito in Spagna.
Non sono anni facili per le startup iItaliane, seppure estremamente numerose. Toccata in questi giorni per la prima volta la quota di 10 mila startup in Italia, a volte con ottimi risultati ma, molto più spesso, annegate in percorsi di crescita fatti di ostacoli come la mancanza di una visione non tanto a lungo termine quanto ad ampio raggio.
Che le startup Italiane facciano difficoltà a raccogliere capitali per il proprio lancio è fatto storico dovuto a diversi fattori: dall’ecosistema ancora in fase di maturazione alla nostra intramontabile sindrome esterofila. Ed oggi la situazione potrebbe peggiorare nonostante i numeri del settore degli investimenti stiano globalmente migliorando, in un Paese come l’Italia dove il volume totale è comunque un terzo rispetto a quello spagnolo ed un settimo di quello tedesco.
Gli investimenti nelle startup italiane nel 2018 hanno toccato i 327 milioni di euro sul totale di 600 milioni apportati dai fondi venture nell’imprenditoria italiana, ma la taglia media delle operazioni cresce incredibilmente passando dagli 800 mila euro del 2017 agli oltre 2 milioni di euro del 2018.
Tolte le prime 20 grandi operazioni venture che hanno accentrato circa 327 milioni di euro (su un totale di 600 milioni investiti in Italia), le restanti hanno avuto quindi un valore medio di un milione circa.
«Quello che notiamo è una concentrazione dei capitali su poche importanti operazioni, a significato di una forte barriera culturale ed operativa nei confronti di ciò che è la semina e crescita di nuove idee, magari estremamente innovative, motivo anche per il quale l’Italia non ha nemmeno una unicorn nella propria storia. La dimensione dell’early stage dell’innovazione e della crescita imprenditoriale è quella più faticosa da gestire e quella in cui muoiono la maggior parte delle startup, perché rappresenta il passaggio vero e proprio dal caos ad un processo lineare e funzionale all’introduzione e dialogo con il mercato, ma è anche quella da cui è possibile derivare più valore» afferma Paolo Baldinelli, senior partner e co-founder di Bangel, da 20 anni espero in operazioni di successo in ambito M&A.
Bangel negli ultimi 12 mesi ha contribuito alla creazione di 2 aziende oramai in «go to market» con un enterprise value complessivo di 2 milioni di euro, che potrebbe crescere esponenzialmente tra il 2019 ed il 2020, ed un’equity value di mezzo milione di euro, ma con la peculiarità di averli raccolti nella fase embrionale, presentando agli investitori progetti di crescita credibili ed in cui riporre la fiducia nonostante il quasi «ground zero» di partenza.
Le due iniziative rappresenteranno una rivoluzione nei due settori in cui si inseriscono: da una parte Ener2Crowd, prima piattaforma di lending crowdfunding dedicata alla sostenibilità ambientale, potrebbe ridisegnare i processi di partecipazione al tema del contrasto al cambiamento climatico, accelerando l’azione e la sua efficacia, dall’altra Creopay punta a rimettere al centro del processo finanziario il consumatore, le persone, le quali attraverso comportamenti responsabili e misurati potranno essere coinvolti in una dimensione maggiormente inclusiva e premiante.
«Seppure differenti le due startup che abbiamo contribuito a fondare hanno un filo conduttore comune, la social open innovation, ovvero la possibilità di creare un’osmosi tra innovazione e comportamenti quotidiani delle persone, rendendole protagoniste grazie alle proprie scelte» spiega Giorgio Mottironi, philosophy officer e co-founder di BAngel.
BAngel apre quindi la strada per una nuova stagione di innovazione umanistica il cui successo dipende da quanto alla sua base: la perfetta fusione tra cervello e passione.
«Le idee e l’impresa nascono sempre dalla capacità di assorbire e analizzare in modo critico elementi della realtà in cui viviamo o a cui guardiamo, individuando gli eventuali spazi di miglioramento o trasformazione, anche impiantando o recuperando elementi dell’esperienza passata o appartenente ad altre dimensioni. Essere in grado di leggere gli stress emotivi che si producono da modelli economici o operativi e tradurli in nuove opportunità finanziabili perché profittevoli è la chiave vincente. Se il profitto diviene un valore condivisibile attraverso più strati della società allora il successo dell’iniziativa viene potenziato» aggiunge Giorgio Mottironi.
Le startup in Italia sembrano riflettere il problema dell’ascensore sociale bloccato che affligge il Paese, dove il contesto sembra fare la differenza più del contenuto. Da sempre l’ambiente, fisico, sociale e relazionale in cui si inserisce una startup è sicuramente determinante per il suo successo, ma oggi sembra essere impossibile creare nuove idee o imprese se non si è in un co-working, che in pochi possono permettersi, o se non si frequenta un certo giro, hub di innovazione o di investimento, cui pochi possono accedere se non hanno già un certa disponibilità di fondi raccolta.
«Il mondo delle startup deve essere alimentato da una spinta emotiva, ma non può essere l’unica fonte e soprattutto non deve necessariamente allinearsi ad un trend. A differenza di quanto spesso raccontato tramite story telling che fanno credere alla gente che tutti possono essere gli Zuckerberg del domani, se ci si affida ad un certo qualcuno si deve ripartire dal pensiero critico e dalla capacità di intuire una visione delle cose per come potranno essere veramente domani e tra un anno» sottolinea il philosophy officer di BAngel.
ENER2CROWD e CREOPAY non hanno davanti a sé delle facili sfide ma sicuramente godono del vantaggio di essere incentrate sulla possibilità di rendere la società partecipe del miglioramento della propria condizione e quindi più consapevole delle proprie azioni e del mondo che intende costruire.
BAngel (www.bangel.it) è una società di consulenza per finanza aziendale, investimenti e strategia fondata nel 2017 che ha già segue operazioni di investimento in Italia per circa 200 milioni di euro tra piani di crescita a mercato e partecipazioni dirette in imprese Italiane, in settori strategici per il nostro Paese, quali l’energia, l’industria ceramica ed il fintech. I due soci fondatori Giorgio Mottironi e Paolo Baldinelli lanceranno a breve un modello di crescita della propria realtà basato sulla condivisione di quanto sino ad ora costruito, aprendo a nuovi partner, figure professionali senior e junior che vogliano innanzitutto condividere gli stessi valori di onestà, persistenza e consistenza con lo scopo di influenzare positivamente, attraverso modelli di business, la vita e le scelte delle persone.
«Integrare la social responsibility nei modelli di business significa condividere valore, anche economico, lungo la catena azienda-mercato-società, potendo così attivare un positive momentum in grado di premiare maggiormente gli attori e quindi di auto-rigenerare le iniziative. Vogliamo costruire un TANK che sia in grado di creare equilibrio tra investimenti in innovazione ed impresa ed e la produzione di sostegno ed opportunità per le fasce più debole della società» dichiarano i fondatori Paolo Baldinelli e Giorgio Mottironi.
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