In natura le società più resilienti ai cambiamenti, quelle più organizzate ed efficaci, quelle più cooperanti e cooperative, sono proprio quelle matriarcali, come accade per le api, le vespe, le formiche, gli elefanti e le orche: insieme si organizzano per affrontare le difficoltà e nell’esemplare femmina identificano il fulcro, la guida e la speranza per le generazioni successive.
La World Organization for International Relations (www.woirnet.org), fondata nel 1978 per iniziativa di Emilia Lordi-Jantus, già funzionaria dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e del Programma Alimentare Mondiale (WFP), per contribuire in maniera indipendente allo sviluppo e all’applicazione delle Relazioni Internazionali ed a preservare così l’armonia nel mondo, ha elaborato una classifica delle donne più «solari» di quest’anno, stilando una top-10 delle superstar maggiormente attente all’ambiente, allo stile di vita green, ai consumi consapevoli, alle energie rinnovabili. E realizzando una graduatoria parallela delle 5 giovani attiviste più attive sui social, perché secondo World Organization for International Relations la speranza per l’ambiente e per le nuove generazioni è tutta incentrata sulle donne.
Insomma la «green revolution» ha un motore rosa. Non è un caso se ci sono delle donne -da Ellen MacArthur a Greta Thunberg- a guidare l’azione contro il «climate change» per la sopravvivenza del nostro pianeta e della nostra specie. Ed ecco allora che tra le potenziali candidate a ricevere quest’anno la Medaglia WOIR al Servizio della Pace (www.vatican.woirnet.org/medaglia.html) ci sono proprio loro: le stelle di Hollywwod e le giovani attiviste impegnate a difendere l’ambiente.
Quali sono le superstar nella top-10 della World Organization for International Relations?
Al primo posto c’è la bellissima Cate Blanchett, l’attrice premio Oscar che si batte per l’installazione dei pannelli solari nelle zone rurali dell’Africa, la chiave di volta per porre fine al flagello della fame nel mondo e risolvere anche il problema dei migranti climatici. La star australiana è anche ambasciatrice dell’Australian Conservation Foundation, in prima linea contro l’inquinamento e contro il pericolo di estinzione di ogni essere vivente.
Al secondo posto troviamo invece Emma Watson, grande attivista nel campo della moda sostenibile e supporter della Global Green USA, il braccio statunitense della Green Cross International fondata dal presidente russo Michail Gorbaciov «per favorire uno spostamento globale verso un futuro sostenibile e sicuro». L’attrice britannica insieme alla Global si batte contro i cambiamenti climatici, contro lo spreco alimentare ed a favore delle energie rinnovabili e della conservazione dell’acqua, attraverso tecnologie che includono il solare.
E sempre sul podio, al terzo posto, c’è Miranda Kerr, la supermodella -anche lei australiana come Cate Blanchett- che si batte per promuovere la «coscienza green» e richiamare l’attenzione sulla necessità urgente di intervenire sui cambiamenti climatici mediante un maggior uso delle rinnovabili e mediante un gesto semplice ma concreto: spegnere la luce per un’ora. Miranda è stata ambasciatrice di “Ora della Terra” (Earth Hour), il movimento ideato e gestito dal WWF, per cui la top-model ha creato «I will if you will challenge» coinvolgendo 2 miliardi di persone a livello planetario.
La quarta posizione è stata conquistata da Natalie Portman, la bellissima attrice israeliana naturalizzata statunitense, da sempre paladina dei diritti degli animali, molto attenta anche all’ambiente, alla sostenibilità ambientale ed a quella energetica. Natalie è diventata vegana nel 2009, dopo aver letto “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” di Jonathan Safran Foerdi, che quest’anno ha pubblicato “Possiamo salvare il mondo, prima di cena”.
Il quinto posto è invece per Jessica Alba, che con il progetto Honest Beauty ha perfino creato una linea di make-up e hair-care particolarmente attenti alla salute delle persone e all’impatto sull’ambiente. «Questi prodotti nascono dalla volontà di creare un brand in cui poter concentrare i valori base della mia vita: onestà, sostenibilità, trasparenza e pulizia» ha dichiarato in una recente intervista l’attrice diventata famosa con la serie televisiva Dark Angel.
Al numero sei della classifica della World Organization for International Relations troviamo Charlize Theron, fervente attivista per i diritti umani ed in particolare dei diritti delle donne. Dal 2009 Charlize è diventata messaggera di pace delle Nazioni Unite, impegnandosi per la prevenzione della diffusione dell’Hiv. In Sudafrica, sua terra natale, è apparsa in molte campagne per la tutela dei diritti delle donne, diventando portavoce del Rape Crisis Center di Cape Town.
In settima posizione abbiamo poi Angelina Jolie, che dopo le riprese per il film Tomb Raider in Cambogia, vedendo come il Paese fosse devastato dalla miseria, ha deciso di dedicarsi a combattere la povertà nel mondo, diventando anche Ambasciatrice di buona volontà dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Ottava segue Sharon Stone da un po’ di tempo impegnata in cause ambientaliste e da sempre tra le grandi sostenitrici e finanziatrici della lotta all’Aids.
Chiudono poi la classifica stilata dalla World Organization for International Relations: al nono posto la bellissima Gwyneth Paltrow, da sempre attenta alle tematiche ambientali ed alla green economy, ed al decimo posto Kerry Washington, famosa per aver interpretato il ruolo di Olivia Pope nella serie televisiva Scandal, in prima linea in numerose cause ambientali e sociali nonché attivista della Creative Coalition e della V-Day, organizzazione mirata ad eliminare la violenza sulle donne.
Certo, nel mondo dello spettacolo sono tanti i vip che si sono schierati al fianco di iniziative ambientali e che grazie al loro attivismo sono riusciti a dare una grande risonanza a temi che altrimenti verrebbero messi in secondo piano dai media.
Ma, oltre, alle super-stelle, la World Organization for International Relations riconosce la fondamentale importanza delle giovani attiviste. E per questo ha stilato una top-5 delle giovani ambientaliste più attive sui social.
Al primo posto nel ranking della World Organization for International Relations si posiziona Manuela Barón, per metà statunitense e per metà colombiana, che si è particolarmente impegnata a promuovere -su Instagram e su YouTube- una vita a minimo impatto ambientale ed un’etica zero-rifiuti. «Prima di comprare nuovi oggetti sostenibili, usa tutto ciò che hai già -che sia o non sia bio- perché rivedere le nostre abitudini di acquisto significa ridurre i rifiuti: la cosa più sostenibile che puoi fare con gli oggetti non ecologici che hai in casa è usarli» sostiene Manuela.
Al secondo posto troviamo invece la ventiduenne londinese Elizabeth Farrell, che ha sviluppato una «coscienza ambientalista» a partire da un progetto scolastico sui ghiacciai, pubblicando foto dei suoi look ambientati in panorami artici. Ha inoltre collaborato alla campagna Save The Arctic di Vivienne Westwood e da allora è stata consacrata erede della stilista britannica eco-punk che fin dal 1971 -anno in cui aprì il suo primo negozio al 430 di King’s Road- è in prima linea per ridurre le emissioni di anidride carbonica, primissima a denunciare il problema del riscaldamento globale e dei catastrofici problemi ambientali che ne sarebbero derivati.
Sul podio, terza, non poteva mancare la svedese Greta Thunberg, oggi sedicenne, diventata proprio il simbolo dell’odierna battaglia ambientale.
Quarta, la ventottenne Imogen Lucas, di Londra, fondatrice del Low Impact Movement, volto a ridurre al minimo i rifiuti. Immy, come la chiamano gli amici, si batte per uno stile di vita minimalista, etico, vegano e soprattutto a basso spreco.
Segue, in quinta posizione, ancora un’altra inglese, Tolmeia Gregory, che ha appena 19 anni e che da quando ne aveva 11 gestisce il blog sulla moda etica Tolly Dolly Posh. Tolly si auto-definisce «attivista di moda etica e sostenibile con lo scopo di promuovere una maggiore consapevolezza di ciò che si sceglie di indossare».
«In tutto il mondo il movimento che vuole fermare il cambiamento climatico a salvaguardia del nostro pianeta è guidato da teenager e giovani ragazze che a volte non hanno neanche l’età per votare ma sentono di poter fare la differenza nelle scelte che possono influenzare pesantemente il loro destino» commenta Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, presidente e segretario generale della World Organization for International Relations, secondo il quale un maggiore utilizzo del fotovoltaico consentirebbe non solo di diminuire considerevolmente le emissioni di gas climalteranti ma anche una mitigazione diretta degli effetti del surriscaldamento: fame, migrazioni climatiche e quant’altro.
«Abbiamo bisogno di più donne impegnate a sostenere la visione di un futuro diverso, un futuro sostenibile, l’unico che dovremmo saper immaginare» prosegue il presidente della WOIR (www.woirnet.org).
«Greta Thunberg, ma anche Ellen MacArthur con il suo obiettivo di accelerare il passaggio ad un’economia circolare rigenerativa, sono due esempi omogenei, coerenti ed irriducibili -e per di più all’antitesi- di quanto possa essere una visione della società, e quindi in grado di organizzare in modo omogeneo il composto intermedio ovvero noi stessi e la nostra società» aggiunge Giorgio Mottironi, Special Assistant to the Secretary-General for Environmental and Scientific Affairs.
Il futuro del pianeta, quindi, si tinge di rosa. «In natura le società più resilienti ai cambiamenti, quelle più organizzate ed efficaci, quelle più cooperanti e cooperative, sono proprio quelle matriarcali, come accade per le api, le vespe, le formiche, gli elefanti e le orche: insieme si organizzano per affrontare le difficoltà e nell’esemplare femmina identificano il fulcro, la guida e la speranza per le generazioni successive» conclude Giorgio Mottironi.
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