A seguito di serrate e complesse indagini, dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Gruppo di Frascati hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 16 soggetti (di cui 2 donne e tre minori degli anni diciotto divenuti maggiorenni nel corso delle indagini), appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di sostanza stupefacente del tipo cocaina, nonché di detenzione illegale di armi comuni da sparo clandestine, radicata nella città di Roma con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca.
Le indagini, condotte dall’Agosto 2015 al Febbraio 2016, dai Carabinieri della Stazione di Roma Tor Bella Monaca, traggono origine dalla denuncia presentata da un cittadino di nazionalità marocchina, che denunciava di essere vittima di continue estorsioni da parte di un noto pregiudicato della zona, ovvero G.M. cl.76, prossimo congiunto del defunto “boss” di Tor Bella Monaca Vincenzo Moccia, detto “Vincenzino”, deceduto in carcere nel 2008, il quale si recava sistematicamente, con cadenza settimanale, presso la sua abitazione di via dell’Archeologia,106 – appartamento ATER, a lui regolarmente assegnato – al fine di riscuotere, la somma contante di euro 100,00 (cento/00), minacciando la vittima di togliergli la casa, nel caso in cui non avesse ceduto alle sue richieste. Nonostante il forte stato di paura, la vittima trovava il coraggio di denunciare ai Carabinieri, le continue richieste estorsive. A seguito delle indagini svolte, nel Luglio 2015, l’A.G. emetteva a carico dell’autore dell’estorsione, la misura della custodia cautelare in carcere.
I successivi approfondimenti investigativi, svolti sotto le direttive della locale Direzione Distrettuale Antimafia ed a mezzo di attività tecniche, facevano emergere che G.M. era anche parte integrante di un sodalizio criminale dedito allo spaccio di stupefacenti, costituito da pregiudicati residenti nel luogo, alcuni dei quali legati da vincoli di parentela, operante nella piazza di spaccio di via dell’Archeologia civico 106 e precisamente all’altezza scala H – luogo comunemente denominato nel quartiere, “ferro di cavallo” -tristemente noto alla cronache giudiziarie in quanto divenuta nel tempo una vera e propria roccaforte dello spaccio di stupefacenti, in particolare “cocaina”, luogo nel quale nel corso degli anni sono stati numerosi gli arresti operati dai Carabinieri in flagranza di reato.
Nel corso delle indagini si acclarava come l’illecita attività di spaccio della cocaina, svolta dal sodalizio investigato, faceva capo ai due fratelli di cui uno già noto, ovvero il pregiudicato D.M., legato ai MOCCIA di Tor Bella Monaca, in quanto sposato con la sorella di G.M., già arrestato dagli stessi Carabinieri di Tor Bella Monaca, nell’ambito dell’attività d’indagine convenzionalmente denominata “Fragole Rosse” – p.p.N.29667/04 RGNR e N.16179/05 RGGIP della Procura della Repubblica di Roma), condotta nei medesimi luoghi tra gli anni 2005 e 2006, e che già all’epoca aveva portato all’identificazione di un sodalizio criminale composto in prevalenza da giovani del luogo, ritenuti responsabili a vario titolo della violazione agli artt.74,73 D.P.R. n.309/90, e che aveva individuato proprio nel D.M., il promotore, organizzatore e finanziatore di tale sodalizio.
Le indagini hanno consentito di accertare:
· L’illecita attività di spaccio degli stupefacenti, avveniva quotidianamente e per l’interno arco della giornata e senza sosta;
· I pusher svolgevano dei veri e propri “turni di lavoro”, e stazionavano abitualmente e continuativamente all’interno dell’androne di Via dell’Archeologia cv.106/scala H, luogo, divenuto un vero e proprio supermercato a cielo aperto di spaccio di cocaina.
· I turni di lavoro erano suddivisi su quattro turni (09:00/17:30 – 17:30/20:30 – 20:30/04:30 – 04:30/09:00), in ognuno dei quali vi era sempre almeno un pusher, ed una o più vedette, che avevano sia il compito di indirizzare i clienti verso il pusher che stava nascosto tra gli androni per non farsi notare, e sia quello di avvisarlo in caso di eventuale arrivo delle forze dell’ordine, nonché il sodale incaricato della consegna al pusher addetto allo spaccio, degli involucri di cocaina destinati alla vendita a terzi, una volta terminato il precedente rifornimento, nonché di raccogliere il provento dell’illecita attività di spaccio, generalmente ad ogni inizio e fine turno, ma spesso anche durante il turno di lavoro;
· I pusher ed i vari sodali, erano di diverse nazionalità, di diverse età, alcuni anche minorenni, sia uomini che donne.
Il luogo teatro dell’attività di spaccio, è anche noto in gergo come il “buco”; nome con il quale i clienti lo indicavano per le modalità con le quali acquistavano lo stupefacente, in particolare nelle ore serali e notturne. Il “buco” è una fessura praticata nella parte inferiore del telaio delle cassette della posta, presenti all’interno dell’ingresso della palazzina popolare di Via dell’Archeologia, scala H, appositamente praticato dall’organizzazione criminale, per consentire il passaggio denaro/stupefacente tra l’acquirente ed il pusher, con quest’ultimo che rimaneva nel corso del suo turno di lavoro, barricato nell’androne, con il portone d’ingresso condominiale sbarrato da una serie di chiavistelli appositamente montati dall’organizzazione ed apribili manualmente solo dall’interno. Tale stratagemma consentiva al “pusher” di ricevere, attraverso il buco, il denaro dal “cliente” a cui contestualmente consegnava lo stupefacente richiesto, modalità che gli consentiva di non essere visto e quindi riconosciuto, e soprattutto, di essere protetto da un’eventuale azione a sorpresa delle forze dell’ordine. Tale modalità, poneva in un stato di vera e propria prigionia i residenti di quel civico che, per poter accedere alle loro abitazioni, dovevano aspettare che il pusher di turno aprisse loro il portone condominiale, e se questi non apriva poiché avvisato della presenza delle Forze dell’ordine, il residente era costretto ad aspettare all’esterno del palazzo per molto tempo.
Quella odierna è solo l’ultima delle importanti e recenti attività investigative condotte dai Carabinieri e dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia nel quartiere di Tor Bella Monaca, finalizzate alla disarticolazione di consolidati sodalizi criminali che, per anni, hanno gestito il traffico di sostanze stupefacenti nel quartiere, rendendolo terreno fertile, proficuo e tristemente noto per lo spaccio tra le palazzine popolari. Tali operazioni testimoniano la costante attenzione degli inquirenti sul fenomeno in atto e la capacità investigativa di monitorare, anche nelle fasi successive ad importanti indagini, le evoluzioni dei sodalizi criminali e di individuare, immediatamente, i nuovi vertici, al fine di stroncarne “sul nascere” qualsiasi tentativo di riorganizzazione.
Tra i clienti vi erano, sia uomini che donne, di diverse estrazioni sociali e età (dai 18 ai 55 anni) e non si esclude anche alcuni minorenni.
Nel corso delle indagini si sono documentati :
– oltre 400 episodi giornalieri di spaccio di stupefacente, in particolare cocaina ed hashish;
– un volume di affari dell’organizzazione pari a circa 15.000,00 € giornalieri, con punte di 20.000,00 € nel fine settimana;
Si è proceduto :
– all’arresto in flagranza di reato di n.17 persone, resisi responsabili della violazione della legge sugli stupefacenti;
– alla denuncia in stato di libertà di n.6 persone, resisi responsabili della violazione della legge sugli stupefacenti:
– al rinvenimento e sequestro di 1,6 Kg circa di sostanza stupefacente tra cocaina (600,00 gr circa) e hashish (1,0 Kg circa);
– al rinvenimento e sequestro di Nr.2 armi comuni da sparo (un fucile ed una pistola) con matricole abrase;
– al sequestro di 35.000,00 €uro in contanti, provento dell’illecita attività di spaccio;
– al sequestro di materiale idoneo al taglio e al confezionamento dello stupefacente;
– al sequestro di numerosi telefoni cellulari appartenenti agli indagati del sodalizio criminale;
– al deferimento in stato di libertà di ulteriori 30 soggetti, per la violazione agli artt.74,73 d.p.r. 309/1990 e 110 c.p.;
– segnalare alla Prefettura di Roma, quali assuntori, 39 acquirenti.
L’operazione ha interessato circa cento Carabinieri coadiuvati da unità cinofile, da un elicottero dell’Arma e da personale dell’8° Reggimento Carabinieri “Lazio”.
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