L’uomo si è giustificato dicendo che il cane era diventato improvvisamente aggressivo, una spiegazione che non ha convinto i Carabinieri che infatti lo hanno denunciato.
Rosati: ci siamo attivati per unirci alla denuncia ma torniamo a chiedere pene più severe e l’arresto per chi si macchia di questi delitti così efferati.
Un fiorentino di 38 anni ha ucciso il proprio cane, un pitbull, con una serie di coltellate inferte con un coltello da cucina.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri a seguito di una segnalazione ricevuta da parte dei vicini dell’uomo, allarmati dai rumori provenienti dalla casa.
All’arrivo dei militari, l’assassino si è giustificato dicendo che il cane era diventato improvvisamente agitato e aggressivo e che lui avrebbe reagito in preda all’ira. I carabinieri lo hanno denunciato per uccisione di animale.
“Se i carabinieri lo hanno denunciato, evidentemente la sua versione dei fatti non li ha convinti”, commenta Piera Rosati – Presidente LNDC – Animal Protection.
“Del resto, se un pitbull diventa improvvisamente aggressivo lascia dei segni che sono facilmente visibili e non è difficile rendersi conto se una persona sta dicendo la verità o meno.
Da quanto appreso sui giornali, l’uomo in questione è un pregiudicato quindi una persona abituata a delinquere e con un senso di moralità discutibile.
Una combinazione fatale che purtroppo è costata la vita al povero animale, non a caso un pitbull, razza che purtroppo finisce spesso nelle mani sbagliate per motivi ancora più sbagliati”.
“Il nostro team legale è già al lavoro per unirci alla denuncia già sporta dai carabinieri per uccisione di animale, ai sensi dell’art. 544-bis del Codice Penale.
Come sempre però, dobbiamo lamentare la scarsa efficacia delle pene previste dall’ordinamento attuale e cogliamo l’occasione per rilanciare la nostra petizione mirata a richiedere non solo pene più severe ma anche l’arresto e il fermo per chi compie queste crudeltà.
Vogliamo che questi crimini e queste vittime non siano più considerati di serie B, ma che vengano tutelate realmente e che si faccia giustizia”, continua Rosati.
“Questi reati non devono passare in secondo piano o essere sottovalutati perché, nella maggior parte dei casi, rappresentano un campanello di allarme di pericolosità sociale non solo per gli animali ma anche per le persone e il fatto che questa persona sia pregiudicata ne è l’ennesima dimostrazione.
Confido nel lavoro degli inquirenti e dei magistrati affinché non sottovalutino questa violenza”, conclude Rosati.
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