Nata di giovedì. Teatro Trastevere

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Ci vuole coraggio per dare spazio ad un monologo di questo tenore, non so quante sale sarebbero disponibili ad ospitare uno spettacolo come questo.

Per fortuna esistono teatri alternativi come il Trastevere.

Entri e hai la sensazione di essere in un luogo che è stato frequentato da sempre da artisti di ogni risma, piccolo, vissuto, accogliente, il suo odore inconfondibile, il suo calore.

È la casa, il rifugio, il mondo degli attori, luogo ove loro ci aspettano per intrattenerci con la loro arte.

La particolarità di questo tempio dedicato alle arti recitatorie, è che viste le sue ridotte dimensioni, dà l’opportunità allo spettatore di guardare a distanza ravvicinata chi si esibisce, cosi da poterne carpire e godere ogni sfumatura espressiva del viso, ogni movimento di nervi e muscoli.

nata di giovedìLo spettacolo :
Cominciamo col dire che questo piccolo indifeso puttino biondo dai profondi occhi celesti, quando sale sul palco diventa più ingombrante ed aggressivo di Tyson sul ring al primo round.

Giorgia Serrao sul suo palco non recita, trasmette empaticamente al suo pubblico quello che ha empaticamente assorbito dalla sofferenza del suo personaggio, a sua volta lo specchio del dolore di chissà quante altre donne maltrattate.

Giorgia sul palco è una guerriera che sta combattendo e che mostra le cicatrici e le ferite di una battaglia, una battaglia senza fine, quella per il rispetto e il diritto di poter essere donna.

Dona il suo spirito per dare vita a questo ambiguo e dicotomico personaggio, predatore prima, preda inconsapevole e rassegnata poi.

Il palco di Giorgia diviene un Golgotha eretto per la sofferenza della donna da lei rappresentata, è il suo luogo di supplizio posto davanti ad un pubblico teso, che trattiene il respiro ed ascolta in un profondo e ossequioso silenzio.

Una storia come tante, analoga a quella di altre povere sventurate, condannate a vivere per una loro scelta errata, un amore corrotto, all’ombra di uomini che invece di proteteggerle ne approfittano, le maltrattano, ne abusano, violentatandole e snaturandone la femminilità.

Giorgia accoglie la voce di questa donna nelle sue viscere e dal suo grembo ne partorisce la voce, a volte sprezzante e arrogante, altre volte remissiva, impaurita e straziante.

La sua può essere una della tante voci di rimaste inascoltate in un angolo a bagnare con le proprie lacrime il pavimento della stanza buia e fredda dell’indifferenza.

nata di giovedìVoci rimaste ignorate da chi magari sapeva e non ha fatto nulla per aiutarle, divenendo così complice colpevole di questo ingranaggio perverso di cui la platea è testimone.

Il personaggio di Giorgia era già stato ferito nella sua adolescenza in famiglia, in tenera età, da chi avrebbe dovuto proteggerla e amarla e non lo ha fatto, questo alterera’ la sua esistenza e ne farà una vittima sacrificale.

Alle spalle di Giorgia sul palco si erge l’ombra di un’ipotetica croce che lei porta come fardello sulle sue spalle.

È il racconto della sua cruda storia, simile o uguale a tante altre, una croce sulla quale è stato crocifisso il simbolo di una femminilità che è stata offesa, svilita, defraudata.

Croce che viene sbattuta in faccia ai presenti, che possono sentirne il peso addosso, l’odore del legno ammuffito, del sangue rappreso e il dolore dei chiodi, decine di chiodi, uno per ogni violenza o trauma da lei subito.

La dolcezza e la delicatezza che caratterizzano Giorgia persona, rimangono ad aspettarla sotto il palco, la riavranno quando il suo racconto sarà terminato.

nata di giovedìIl suo è un sacrificio necessario se vuole dare spazio a quelle emozioni negative che deve trasmetterci per dare voce e giustizia al suo personaggio.

Siamo alle soglie dell’ 8 marzo, quale momento più adatto per proporre un monologo di questa intensità su un tema così attuale?

Scritto da Mikaela Dema e diretto da Giovanna Cappuccio, con l’aiuto regia di Gisella Secreti.

Un urlo contro la violenza sulle donne, ma anche un analisi critica al personaggio: dispotico, acido e velenoso verso i suoi sottoposti, soprattutto se uomini, che usa per sentirsi superiore e sfrutta per Il suo piacere sessuale.

Deve sentirsi superiore, deve prevalere su di loro, deve sfruttarli come hanno sfruttato lei per poter dimenticare il suo passato, per riaffermarsi, invece rimarrà sempre più imbrigliata, sempre più succube, di questo circolo vizioso, ricadendone ancora vittima.

Giorgia racconta, mentre il suo volto cambia, si distorce, si contrae per il dolore che vomita attraverso le sue parole, parole di accusa per una giustizia negata, che alla fine si farà da sola e che la farà rimanere sola.

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