Tratto da ‘The beggage’ e da ‘In her shoes’ di Gloria Calderon Kellett adattato da Annabella Calabrese.
È un viaggio profondo nell’intimo mondo non manifesto delle donne.
Cinque attrici ( Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Ilaria Fioravanti, Alexandra Mogos e Chiara Onori), si alternano sulla scena in modo molto sarcastico e caricaturale portando sul palco varie tipologie di donne con i loro punti di forza, ma soprattutto con le loro debolezze, in uno spettacolo che solo una donna poteva partorire.
Questo il link per vedere lo spettacolo ottimamente registrato e fruibile su:
Visione ilare, caustica, beffeggiatrice e autoironica.
Fatto da donne vere che si riconoscono in quei difetti che sanno di avere, sia loro che le loro consimili e li portano sul palco mettendo alla gogna personaggi fittizi ma realistici scherzandoci sopra, farcendoli con frammenti di drammaticità appena percepibili e dando sfogo a questi archetipi femminili.
La parte negativa di ogni donna si manifesta da sola, dopo poche parole nei panni di una rappresentante del cosiddetto ‘sesso debole’.
Ognuna parla di sé riuscendo ad apparire paradossalmente genuina nella sua esagerazione.
Un’esacerbazione volta a far ridere seppur facendo riflettere, sull’assurdità di alcuni atteggiamenti e comportamenti indubbiamente qui esasperati ( ma neanche troppo) delle donne.
Nessuna è esclusa:
Candidate a miss Italia, spose, casalinghe sottomesse, operatrici di hot line, tele imbonitrici senza scrupoli, nerd bruttine, vallette sciocchine, Eva la prima donna, la futura mamma troppo premurosa e timorosa, la vigilessa stressata, l’esperta del corteggiamento piuttosto disinibita, la donna bipolare allo speed date, la disperata ma neanche troppo giunta alla fine del suo rapporto, la vergine pentita, la donna in cerca di uomo previo colloquio di assunzione e non poteva mancare la suora, così da chiudere il cerchio in tema religioso così come lo spettacolo era cominciato.
Una versione di Dio al femminile accoglieva il pubblico all’apertura del sipario e si raccontava ironicamente. Semplicemente geniale e simpaticamente irriverente.
Ho citato all’ultimo lo sketch iniziale, perché a mio avviso è quello più divertente e folle in assoluto dello spettacolo, scena apripista ricca di luoghi comuni, che si rincorreranno e si ritroveranno per tutto il proseguo dello spettacolo.
Di fondo sempre allusioni al sesso, ovviamente dal punto di vista femminile, con una leggera punta di sarcasmo rivolta agli sciocchi stereotipi dei maschietti e frecciatine ai condizionamenti religiosi.
Alla fine uno show divertentissimo, ricco di fisime, fissazioni, paure, timori, ed esagerazioni del mondo femminile.
Non manca niente in questa seduta/sfilata collettiva di psicoterapia regurgitante di ogni tipo di debolezza femminile, compresa l’eterna ricerca di un capo espiatorio per giustificare il proprio malessere emotivo, di cui però ogni personaggio alla fine del suo monologo, capisce di esserne la causa.
Unica licenza al sesso maschile è una voce fuori campo che di tanto in tanto si affaccia servilmente a presentare o a spiegare ed introdurre nuove situazioni.
La chiusura con il balletto finale sulle note di ‘I will survive’, uno storico allegro brano di musica dance anni ’70 di Gloria Gaynor, che nonostante la musicalità, pochi sanno nascondere un testo crudo e duro che parla del maltrattamento di una donna.
Spettacolo divertente, scanzonato e femmina fino in fondo.
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