Come ogni anno torna il Festival di Yulin, nonostante il Governo cinese avesse annunciato la messa al bando del consumo di carne di cane.
Uno dei più famosi wet market, mercati in cui gli animali vivi vengono tenuti in condizioni inaccettabili e uccisi sul posto, peraltro favorendo il cosiddetto salto di specie di virus e batteri come avvenuto per il Covid-19. LNDC scrive all’ambasciatore.
Il Festival della carne di cane di Yulin è una barbarie che purtroppo va avanti da anni senza che nessuno sia ancora riuscito a fermarlo. Come tutti ormai sanno, questo evento è uno dei cosiddetti “wet market”, mercati in cui animali vivi – in questo caso cani – sono tenuti in condizioni drammatiche, ammassati in gabbie, disidratati e terrorizzati, e vengono uccisi e macellati davanti al cliente che ne vuole acquistare la carne.
Proprio uno di questi wet market è stato il punto di origine della pandemia da Covid-19 a causa delle scarse condizioni igieniche che hanno permesso il famigerato salto di specie dal pangolino all’essere umano. Oltre a essere una forma di tortura e crudeltà per gli animali, quindi, questi eventi sono anche un serio e concreto pericolo per l’essere umano.
“Ho scritto l’ennesima lettera all’ambasciatore cinese in Italia per richiamare la sua attenzione su questi aspetti”, fa sapere Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Tutte le lettere inviate negli anni precedenti sono state puntualmente ignorate ma mi auguro che, alla luce della tragica pandemia da cui stiamo forse faticosamente uscendo, questa volta la reazione sia diversa. Tuttavia, nonostante i proclami fatti dal governo cinese sulla messa al bando del consumo di carne di cane, il Festival di Yulin è comunque partito come ogni anno con tutta la sua ferocia e spietatezza”.
“Ho ricordato quindi all’ambasciatore le responsabilità di questi orribili mercati sia sulla sofferenza degli animali sia sui milioni di morti causati dalla pandemia che ha colpito tutto il mondo in questo 2020. Gli ho chiesto anche di intercedere presso il suo governo affinché mantenga la parola data sullo stop al consumo di carne di cane, che appare totalmente disatteso, e una maggiore attenzione alle pratiche che hanno scatenato l’epidemia globale contro la quale stiamo ancora combattendo, vietando lo svolgimento dei cosiddetti wet market”, continua Rosati.
“Sembra incredibile che al giorno d’oggi, e alla luce di una delle più gravi emergenze sanitarie della storia dell’uomo, sia ancora necessario chiedere un maggiore rispetto della vita di tutti gli esseri viventi e che questa enorme catastrofe chiamata Covid-19 non abbia insegnato a tutti che è necessario un diverso approccio e un diverso trattamento degli animali, ma questa è purtroppo la cruda realtà”, conclude Rosati.
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