TEATROVI-19
Il Teatro ai tempi del corona
Attraversando la terza fase (ancora)
Sono di nuovo qui in questa piacevole location, ovvero piazza San Francesco d’Assisi a Trastevere che ospita la rassegna teatrale all’aperto organizzata dal Teatro Trastevere.
Stasera sono qui per Ornella Lorenzano e finalmente per vederla in veste comica, in uno spettacolo che si annuncia carico di irriverenza e sfrontatezza.
Finora l’ho sempre apprezzata come artista drammatica e mi mancava conoscere questo suo altro lato.
Lo spettacolo.
Fare teatro è difficile, è una scelta di vita che spesso condiziona completamente l’esistenza di chi abbraccia questa vita. Ornella in maniera molto ironica racconta proprio questo.
Parla della sua vita, in realtà uguale a quella di migliaia di suoi colleghi come lei, di ‘morti di fame’ come li apostrofa.
Costretti ad elemosinare rovistando nella rubrica delle proprie conoscenze, nominativi da invitare per riempire quelle poltrone sempre troppo vuote della platea.
Il monologo di stasera in realtà è tratto da uno spettacolo con più personaggi scritto da Marco Todisco.
Stasera in scena però ci saranno solo Ornella Lorenzano e Luca Perrone, quest’ultimo nei panni di un chitarrista, più che altro una spalla di Ornella, una sorta di ombra musicale che parla poco o niente, un alterego che, grazie alla sua spiccata espressività, mima accondiscendenza, sarcasmo o biasimo alle parole di Ornella.
Neanche a farlo apposta Luca ricorda fisicamente ed espressivamente il divertentissimo mimo di Zelig Simone Barbato.
Ridotto l’originale sceneggiatura a meno di un’ora di durata, il monologo che ne consegue si concentra su tutti i luoghi comuni del mondo dello spettacolo: ironizzando su questa scelta di vita fatta di profondi sacrifici, indigenza, porte sbattute in faccia e sogni infranti.
Si toccano praticamente tutti i temi: dai teatri che chiedono soldi per ospitare uno spettacolo sul loro palco, agli uffici stampa che lo pubblicizzano con poca enfasi pur facendosi pagare, al pubblico che abbandona disinteressato la sala, a quello che semplicemente presenzia con distrazione o svogliatezza solo perché ‘obbligato’ dall’ amicizia o dalla parentela con l’artista.
Si continua parlando degli spettacoli che non hanno successo, dei provini falliti, delle invidie reciproche tra attori, dei tecnici, anche loro ‘morti di fame’ e che, sottopagati, ritengono di dover svolgere approssimativamente il loro lavoro a discapito, però, dell’attore.
Poi l’apoteosi dei luoghi comuni: l’attrice è una puttana che in fondo sceglie questo mestiere perché fondamentalmente è una meretrice nell’animo, pronta a vendersi per ingraziarsi chiunque possa favorirla.
Ovviamente il tema non può che sfociare su un’accusa diretta ma sempre ironica nei confronti dell’uomo e del suo chiodo fisso, il sesso.
Insomma, c’è tutto il mondo che ruota attorno al teatro e che spesso, come spettatori non conosciamo, ma che per gli addetti ai lavori rappresenta la triste quotidianità.
Ornella, nel punto più toccante dello spettacolo, arriva ad emozionarsi.
All’inizio ho pensato recitasse, ma conoscendola per averla vista spesso sul palco, appena la sua voce si è spezzata e gli occhi si sono inumiditi e fatti rossi, ho avvertito una strana sensazione. Istintivamente ho preso il cellulare e l’ho ripresa con un video per carpire questo momento…no, non recitava.
Entrata in empatia con se stessa, con quei sentimenti dolorosi che la legano al suo sacrificio, quella diga psicologica che argina le sue emozioni e che ha eretto a difesa per andare avanti, ha cominciato a cedere quando si è immedesimata nel racconto.
Un momento intenso, struggente, profondo e…bello.
Bello? Sì perché la sua esternazione l’ha mostrata per quello che realmente è.
Non solo una brava attrice, ma anche una ragazza fragile e allo stesso tempo forte, motivata, vera e piena di passione dalla quale trae la sua energia.
Con la sua gracile e minuta statura, sembra indifesa, ma dentro rivela una forte carica, una grande voglia di riscatto, ma soprattutto tanto talento.
Una tigre, come spesso l’ho definita, che non si è scordata di essere stata cucciola e che facendo del teatro la sua vita, è dovuta crescere in fretta obliando il suo dolore.
Marco Todisco può ritenersi soddisfatto. Ornella ha impersonato e fatto vivere, ma soprattutto trasmesso con forza il messaggio da lui scritto interpretandolo egregiamente.
Spettacolo gradevole, divertente, introspettivo, riflessivo, crudo, sarcastico ed autoironico.