Il teatro ai tempi del corona
Attraversando la terza fase
Teatro dei Servi
di Jean-Paul Algre
Regia Leonardo Buttaroni
Con Marco Zordan, Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed.
Quattro bravissimi attori, ognuno di loro dotato singolarmente di grande talento, tra loro profondamente affiatati. Insieme sono una fabbrica di risate, sul palco si trasformano in dei pazzi che danno vita ad un uragano in grado di trascinare la platea in un turbinio di divertimento.
Lo hanno dimostrato più volte sul palco con “I 39 scalini” per citare uno dei loro spettacoli che più mi è rimasto nel cuore.
Li adoro, insieme ed individualmente, talentuosi artisti che stasera si cimentano in questo (per me) nuovo spettacolo.
Periodo particolare quello che stiamo vivendo, con i teatri al limite della sopravvivenza. Nonostante tutto mi trovo (per fortuna) in una sala gremita, tutti muniti di apposite mascherine, per poter tranquillamente fruire di questo spettacolo rigenerante.
La mia presenza su questa poltrona vuole essere anche una voce, un modo per sostenere il settore, un espediente per reagire a questa pandemia. Anche io, come il corona, vorrei “infettare”, con la mia passione per il teatro, tutti quelli che incontro.
Credo infatti che il teatro dovrebbe essere preso come esempio per l’attenzione che pone nei riguardi del suo pubblico, e io nel mio piccolo vorrei diffondere questo senso di sicurezza che mi pervade quando sono dentro questo ambiente.
Misurazione della temperatura all’ingresso, mascherine obbligatorie anche durante lo spettacolo, distanziamento in sala, disinfettanti…
Godiamoci allora un sano, anzi sanificato mondo in tutta tranquillità!
Su un palco con una scenografia scarna ed essenziale, supportata da un gioco di luci suggestivo ed affascinante, si svolge questo spettacolo che orbita su una serie di sketch satirici portati all’ennesima potenza. Situazioni che si possono verificare sul palcoscenico, ma esagerate, che sfociano nel teatro dell’assurdo, sempre in chiave ironica e paradossale. Ho avuto l’impressione di vedere uno spettacolo che ironizza sul mondo del teatro, ingigantendo difetti, manie e situazioni di questo fantastico mondo che stasera ci ha inghiottito. Che il pubblico abbia gradito è indiscutibile, ma credo che chi appartenga al settore abbia colto ancora di più: l’ironia delle storie, ricche di finezze e stoccate al mondo teatrale, che ai più credo siano sfuggite per la loro sottigliezza.
Attori pronti al debutto, che subiscono le ingerenze di registi assai discutibili, situazioni che precipitando lasciando poco spazio alla realtà Tutto diventa esasperato con lo scopo di divertire.
I nostri cambiano voce, inventano idiomi che ricordano vagamente lingue estere infarcite di dialetti nostrani e vi infilano dentro parole correnti per fare capire il senso di un discorso irreale e parossistico. Improvvisano a tal punto da ridere loro stessi delle loro trovate, che immagino cambino ogni sera.
Questi momenti inaspettati sono colti dal pubblico, che ride sonoramente e applaude divertito, forse anche perché sa di trovarsi davanti ad una chicca, ad un qualcosa di originale, di inaspettato e forse anche di irripetibile.
È uno di quegli spettacoli che potresti vedere ogni sera per tutta la programmazione e scovarvi sempre nuove trovate.
Non voglio ripetermi nel tessere le lodi di questi attori, ma conoscendoli bene non posso che esaltare il loro lavoro Divertono divertendosi, con geniali improvvisazioni spontanee ed originali.
Credo che potrebbero far durare lo spettacolo fino alle luci dell’alba, se volessero, tanto sono ricchi di inventiva e di esperienza scenica.
Divertentissimo lo sketch iniziale con loro vestiti da astronauti viaggiatori nel tempo e il loro robot umanoide sconclusionato e difettoso. Incontriamo poi un improbabile presentatore che scambia per ballerino un produttore di formaggi siberiano. Un set con degli attori troppo persi nel ruolo ruolo, tanto da non riuscire più a tornare alla realtà e intrappolati nel loro personaggio, che sembra essere il tema portante dello spettacolo. Tema che ritroviamo nell’ esilarante gag dell’uomo sulla sedia a rotelle, talmente preso dal ruolo da non lasciare per giorni quella sedia e non essere più in grado di camminare.
Insomma, uno di quegli spettacoli panacea adatto a distrarci dalla triste realtà che al momento ci circonda, in un ambiente assolutamente protetto e in compagnia di quattro formidabili attori: Alessandro, Diego, Yaser, Marco. “Accesi” da un sapiente Leonardo, ora starà a lui spegnere queste quattro “luci” a fine repliche. Dubito ci riesca, per nostra fortuna.
Alla prossima ragazzi!
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