Ho conosciuto Monia Quintiliani durante uno spettacolo teatrale, l’ho vista vivacemente interessata a tutto ciò che le accadeva intorno, ho notato il suo occhio sempre attento in ogni situazione.
Sempre pronta a carpire attimi e momenti della serata, con un occhio da cacciatore che attende la preda, lei era a caccia di situazioni, di espressioni, interessata a guardare volti, a studiare ogni cosa da varie angolazioni. Mi è sembrato un atteggiamento assai naturale, spontaneo, inconsapevole direi.
Poi ho capito. Monia è una fotografa assai professionale e brava, basta vedere i suoi scatti per capirlo. Riesce a immortalare momenti di vita con un occhio ed un’attenzione tutti suoi e a dare un impronta decisamente personale ai suoi ‘quadri’ di celluloide.
Quell’espressione che mi aveva colpito deriva da questo: anche senza apparecchio fotografico, il suo occhio rimane attento e pronto ad immortalare, fosse anche solo nella sua memoria, gli attimi e gli istanti che la circondano e che ai più sfuggono perché si confondono o si diluiscono in un’ azione, in un insieme.
È un dono il suo, ma anche esperienza, maturata dalla passione. È il suo amore per la vita per il mondo che si manifesta in uno scatto, l’empatia tra lei e una frazione di secondo, un attimo di vita, che cattura con il suo bianco e nero. O forse chissà, magari questa è anche una piccola maledizione: vedere tutto e non poterlo ‘fermare’ per sempre. Chissà quanti altri attimi o istanti avrebbe voluto immortalare!
Monia poi collabora con degli attori a cui ruba i loro momenti professionali e non.
Ho avuto modo di vedere una sua mostra dal titolo ‘I fiori invisibili’ , un’ esposizione delle sue opere tutte in bianco e nero scattate in alcune città tra cui Roma, Milano e Parigi, dov’era andata a cercare di catturare gli attimi di vita degli homeless locali.
Sono degli scatti incredibili, pregni di passione, amore, rispetto, altruismo e sensibilità.
Qui di seguito fruibile su Facebook una mia analisi della mostra:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2135147133200451&id=100001155551171
È entrata in punta di piedi nel loro mondo e ne ha rapito istanti, situazioni, espressioni; poi con rispetto e delicatezza li ha portati dalla pellicola su questi ‘quadri’, una sorta di casa che non avevano in cui la loro essenza ora abita e che nessuno può sottrargli.
L’esposizione ha dunque preso vita grazie a due attori ( Lorenzo Girolami e Massimo Genco) che in tema con la mostra hanno rappresentato una storia tenera e dolce di due di loro. Due simpatici e poetici barboni e la loro singolare relazione d’amicizia, tra i marciapiedi e i rifiuti della città. Un’amicizia vissuta tra l’indifferenza o la disattenzione dei cittadini, ricca di valori veri e spontanei.
Un armonico connubio tra mostra e teatro, uno spettacolo che, ricordo, mi segno’ per la sua particolare dolcezza.
Affrontare un argomento di questo genere senza cadere nello scontato, dando un tocco di umana sensibilità a questi ‘fiori fantasma’ utilizzando come scenografia decine di queste foto stupende della nostra Monia sull’argomento, a cui ora lascio la parola e che potete trovare su facebook e su Instagram (moniaquintiliani_ph).
Conosciamola:
Allora, credo che Valga la pena indicare la mia età, 43 anni il prossimo 14 febbraio ( direi anche portati bene).
Sono una donna. Sono una surfista. Sono una fotografa. L’ordine è casuale.
E sono appassionata…amo la musica, il teatro e l’ arte in generale.
Nello specifico, ho sempre amato la fotografia ma mai, e dico mai, avrei pensato di portare a Teatro una mia mostra fotografica con Piece teatrale.
I primi veri scatti li ho iniziati a fare a Milano, città nella quale ho vissuto tre anni. Lì ho iniziato a studiare da autodidatta…comprai una reflex di media fattura ed ogni sera studiavo per capirne il funzionamento e farla mia. Poi ho compreso che era il mio modo di guardare attraverso l’ obiettivo a ” fare la differenza” e non, sapere il perfetto funzionamento della macchina fotografica.
I dettagli.
A tutt’ oggi la mia è una fotografia d’istinto.
A tutt’oggi ancora non conosco il perfetto funzionamento della mia reflex
A tutt’oggi ancora studio da autodidatta.
A tutt’oggi sono ancora appassionata.
La fotografia in bianco e nero è la mia passione.
Poi ad un certo punto sono rientrata a vivere a Roma.
Qui c’è stata un’ altra evoluzione.
Qui ho iniziato a fare shooting ad amici ed amiche attori….a fotografare spettacoli, sempre teatrali… molto passaparola e le mie fotografie che piacevano sempre più.
Molti ingaggi, io felice.
Voglio precisare che non mi sono mai presentata come professionista, bensì come una persona appassionata di fotografia.
Ho fatto anche battesimi, feste di compleanno ed un matrimonio ( che emozione e che responsabilità quest’ ultimo!) È stata intensa la reazione degli sposi nel vedere le fotografie fatte. Una grandissima emozione e tra i più bei ricordi “fotografici” che ho.
Poi, ad un certo punto ho creduto in me. Avevo in testa una mostra fotografica con una piece teatrale all’ interno della stessa. Dovevo solo realizzarla. Ero terrorizzata al solo pensiero di muovere il primo passo.
Poi ho avuto il coraggio. I no non mi hanno mai messo paura. E sono andata a presentarmi al proprietario del teatro dove volevo fare la mostra.
Ma questa volta è stato un sì.
Che emozione!!!
I fiori invisibili – mostra fotografica/teatralizzata – 12 maggio 2019 -Teatro Arciliuto -Roma
Sold-out. e applausi. Emozione e gratitudine.
La nostra Monia aveva preparato per il 30 maggio una nuova mostra fotografica dal titolo ‘Amati, le sopravvissuta dell’amore’, ma purtroppo le restrizioni per il covid… Il tema della mostra è la violenza sulle donne che Monia ha affrontato con l’utilizzo della sua arte.
Vi do appuntamento su Vivi Roma appena questa mostra sarà fruibile così come quella che vuole preparare sull’altra sua passione, il surf.
Monia baserà questa sua nuova esposizione su quest’attività, dopo aver coinvolto ogni surfista che ha incontrato, chiedendogli di definire il surf con un solo aggettivo… Vedremo