“Il trattamento “botox” è a tutti gli effetti una terapia, necessita di una informazione chiara sulla sicurezza come le Legge richiede”
“Botox bar è il nome con il quale viene pubblicizzato questo servizio che evidentemente presta il fianco ai fraintendimenti, suggerisce un trattamento sanitario eseguito frettolosamente, non rispettoso delle caratteristiche di una prestazione sanitaria che necessita di un approccio serio, scrupoloso, preceduta sempre da una visita medica, una anamnesi e dall’inquadramento delle condizioni cliniche del paziente. Il trattamento a base di tossina botulinica è a tutti gli effetti una terapia medica e come tutte espone a dei rischi se non preceduta da una valutazione rigorosa del paziente e una individuazione corretta dell’indicazione clinica.” Così il Consiglio Direttivo di Aiteb (Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino) commenta la notizia uscita sulla stampa del primo Botox Bar italiano che aprirà a Roma per avvicinare soprattutto i più giovani ai trattamenti estetici.
L’avvocata Federica Lerro dello studio legale Lerro-Plebani, specializzato in diritto sanitario, interpellata da AITEB, commenta così la notizia: “Dal nostro punto di vista il messaggio che passa attraverso il nome di questa iniziativa, di cui non abbiamo ancora tutti i dettagli, parrebbe contrasto con le regole della pubblicità sanitaria che deve contenere informazioni di cui all’art. 2 comma 1 L. 223/2006 funzionali a garantire la sicurezza dei trattamenti sanitari, escluso – novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 – qualsiasi elemento di carattere promozionale e suggestivo. Il Codice di Deontologia Medica, inoltre, è estremamente rigoroso rispetto ai contenuti dell’informazione sanitaria ed è interesse dell’associazione valutare attentamente la legittimità di tale campagna”. Il presidente di Aiteb Salvatore Piero Fundarò aggiunge: “Il termine Botox Bar rischia di far passare un messaggio fuorviante, quasi come se la somministrazione di un farmaco possa essere eseguita in pochi istanti come la consumazione di un caffè o – ancor peggio – l’esecuzione di prestazioni di estetica non medica nei nails bar che troviamo fronte strada da qualche anno. I professionisti che operano nel settore della medicina estetica promuovono le prestazioni sanitarie con rigore e dando risalto agli aspetti di cura e sicurezza come la legge impone, una simile iniziativa pubblicitaria rischia di assumere caratteri della concorrenza sleale”.
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