Nel catalogo Corraini ci sono giochi che possono essere usati anche nelle biblioteche e nelle scuole.
Molti giochi sono di Bruno Munari: un progettista come lui per farli per i bambini ha fatto diventare il libro come una scatola di sorprese. Lui ha messo in piedi una collana di oggetti-giochi che nasce da elementi base per poi diventare occasione di sorpresa. La meraviglia infatti è propria dei giochi. Se non c’è sorpresa e meraviglia difficilmente si instaura il gioco.
Munari crea giochi dagli anni ’40. Nel 1947 pubblica “Le scatole di Architettura “. C’è da notare che in tutti i libri di Munari ci sono elementi che fanno sì che il bambino sia portato ad agire. Nella scatola di Architettura gli elementi di legno se non si incastrano si possono però usare singolarmente come gioco. Ci sono regole del gioco a cui Munari è legato, ma proprio quelle regole si possono anche cambiare.
Nelle scatole c’è anche un librino dove sono indicate le posizioni dei legnetti, ma in realtà se ne possono fare molte di più. Agli inizi degli anni ’50 progetta la scimmietta Zizi, che è un gioco vero e proprio. La scimmietta nasce dalla sperimentazione con vari materiali: è un gioco diversissimo da quelli che c’erano sul mercato in quel momento. La scimmietta è di gommapiuma e ha un anima di ferro. Fa parte degli oggetti rimasti nella storia del design. Lui diceva di sedersi con i bambini e di aspettare mettendosi in ascolto, di studiarli. Munari era un progettista ma non era un artigiano, lui aveva l’idea ma poi chiamava le persone che ne sapevano più di lui per realizzarla. Pure Bruno Danese e la moglie Jacqueline Vodoz, che nel 1975 fondano una casa editrice, hanno creduto nell’importanza di stimolare il bambino.
Queste persone erano impegnate socialmente nel progettare giochi creativi. Ma tornando a Munari in un suo gioco “ABC con fantasia” lui prende le lettere dell’alfabeto e le scompone. Il bambino può comporre le lettere dell’alfabeto, ma queste sono elementi aperti, moduli ricorrenti. Ci sono delle regole nel gioco ma anche libertà, c’è un mondo aperto che permette al bambino di fare connessioni, più informazioni un bambino ha, più riesce a fare connessioni, più si fanno connessioni più il bambino riesce a risolvere i problemi. Altro gioco è “Più o meno”, degli anni ’70: è un gioco che nasce per la sperimentazione nelle scuole e sviluppa l’elasticità mentale e non ha limiti d’età.
Questo gioco è usato anche dagli adulti: con tre carte si può verbalizzare, raccontare. La trasparenza nelle carte ci fa giocare sulla prospettiva, più ci avviciniamo e più è chiaro il significato della carta. Ci sono carte legate alla natura: posso aumentare ad esempio le nuvole riportate sulle carte finché arriva la pioggia. Se aggiungo un omino in bicicletta posso iniziare a raccontare una storia. Ma ci sono alcuni elementi che cambiano il punto di vista.
Alcune carte si possono ribaltare come il mare con la barca che può diventare cielo. I giochi di Munari hanno delle modalità d’uso ma lasciano spazio alle persone. Poi abbiamo il gioco “Trasformazioni”: sono carte che con disegni rappresentano l’animale, uno piccolo, uno grande e uno in movimento. Ci sono scoiattoli, farfalle, conigli e tartarughe. Poi c’è il cibo degli animali e poi tre ambienti diversi. Ci sono elementi che collochiamo in aria come uccelli e nuvole.
Tra queste carte ci sono pure elementi strani come il telefono… ma “se la talpa troverà il telefono cosa farà? “chiamerà la tartaruga ?” Questo è un gioco che costringe ad un discorso spaziale. C’è un sopra, un sotto, una destra e una sinistra. Ci sono poi i kamishibai di Yocci come “Cappuccetto Rosso archeologico”e”La gratitudine della gru” . Si fa scorrere il foglio che si ha davanti e poi si mettono uno dietro l’altro. Infine l’ultimo gioco presentato e’ “Il gioco delle favole” di Enzo Mari che presenta una scena principale al centro e due laterali come delle quinte teatrali. Le schede hanno dei tagli che permettono di costruire una favola e una scena principale al centro e due laterali.
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