Tre eventi internazionali al debutto in Italia, due spettacoli di prosa nazionale che trovano ispirazione nel genio letterario di Clarice Lispector e Philip Roth, due produzioni di prestigio della sezione Danza, una emozionante mostra dedicata a Pino Daniele.
Queste le proposte della seconda sessione (8-29 settembre) del Campania Teatro Festival 2021, diretto da Ruggero Cappuccio, finanziato dalla Regione Campania e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival diretta da Alessandro Barbano.
Si parte dal teatro Politeama di Napoli, dove mercoledì 8 settembre alle 21, con replica il giorno successivo alla stessa ora, debutterà “Fuck me”, drammaturgia e regia di Marina Otero. Terzo capitolo della trilogia “Remember to live”, lo spettacolo della performer e regista argentina esplora il tema dello scorrere del tempo e quello dei dettagli che si possono conservare attraverso il corpo, elemento di purificazione per trasformare il proprio ego in un atto di abbandono e dono verso l’altro. I “segni” dell’esistenza, i cambiamenti che gli anni producono in ognuno di noi, diventano teatro-documentario, finzione, danza, performance, improvvisazione, rappresentazione. Gli interpreti sono Augusto Chiappe, Cristian Vega, Fred Raposo, Juan Francisco Lopez Bubica, Miguel Valdivieso e la stessa Marina Otero. Musiche originali di Julian Rodriguez Rona.
A seguire, nella sezione Internazionale, due spettacoli co-prodotti dalla Fondazione Campania dei Festival.
Il 16 e il 17 settembre andrà in scena alle 21, sempre al Politeama, “Transverse orientation”, il nuovo visionario e poetico lavoro del coreografo greco Dimitris Papaioannou. Il titolo è un chiaro riferimento alla teoria scientifica che prova a spiegare l’attrazione delle falene per le fonti di luce. Al centro del lavoro teatrale, la metamorfosi e il mito del Minotauro, il mostro ucciso da Teseo. Un viaggio tra antichità e modernità, permanenza e transitorietà, metafora del giovane che vuole uccidere il vecchio per creare un mondo nuovo. Alla ricerca della luce. Musiche di Antonio Vivaldi. Con Damiano Ottavio Bigi, Suka Horn, Jan Mollmer, Breanna O’ Mara, Tina Papanikolaou, Lukasz Przytarski, Christos Strinopoulos, Michalis Theophanous.
Il regista svizzero Cristoph Marthaler porterà invece al Campania Teatro Festival uno spettacolo che ha per protagonista Graham F. Valentine, l’attore scozzese che lo accompagna nel percorso artistico fin dal suo esordio alla regia che risale agli anni Settanta. In “Aucune idée” (Nessuna idea), in scena il 23 e 24 settembre al teatro Bellini di Napoli, si esplora, attraverso un caleidoscopio di citazioni argute e raffinate, un fenomeno ricorrente nella vita di ognuno di noi: la lacuna sul piano cognitivo. Come si verifica? Come si annida? Nessuna idea. Accade nella periferia del pensiero o al centro del cervello deputato a mettere in pratica competenze e capacità? Nessuna idea. Marthaler e Graham F. Valentine tentano di capire, con l’ausilio della drammaturgia di Malte Ubenauf, se questi lapsus insorgono in maniera isolata o tutti insieme, fanno dei test olfattivi e gustativi, indagano sul carattere ereditario della lacuna. Con linguaggi e registri teatrali diversi, dal comico al drammatico, si va alla “ricerca della memoria perduta”. Anche con il contributo del musicista Martin Zeller. Musica ? Quale musica ? Nessuna idea ……
E le idee in realtà non mancano neppure nei due spettacoli di prosa nazionale, che avrebbero dovuto debuttare a giugno e a luglio e vanno invece ad arricchire, attraverso un’appassionata fusione di teatro e letteratura, questa seconda sessione del Festival.
Il 10 e l’11 settembre andrà in scena alle 21 al teatro Nuovo di Napoli “Baciami”, con Patricia Zanco, che ne cura anche la regia assieme a Daniela Mattiuzzi, ispiratissimo alla figura e alle opere della scrittrice ucraina naturalizzata brasiliana Clarice Lispector. Una storia umile, resistente all’autoritarismo del discorso dominante, epica, che ha luogo in uno stato di emergenza e di calamità pubblica. Il discorso incerto e obliquo della protagonista si traduce nel modo più rappresentativo per dare voce a quelle “bocche balbettanti” che non riescono a protestare per la loro condizione di miseria e di abbandono. Un funambolesco, disperato, ma ironico tentativo di collegare i fatti che accadono a quel sentire profondo che dà senso alla vita primaria e al suo respiro. Un estremo tributo all’immaginazione, per intravedere nell’altro, specchio segreto che ci sta di fronte, una minima variante del destino di tutti.
Due figure femminili, abilmente sviluppate dalla vitale e fervida competenza narrativa di Philip Roth e dalla drammaturgia e regia di Laura Angiulli, sono al centro di “Lucy e le altre”, lo spettacolo che si potrà vedere alla Galleria Toledo di Napoli il 18 e il 19 settembre alle ore 21. Lucy è la protagonista di “Quando lei era buona”, un romanzo del 1967 dello scrittore statunitense, mentre l’altra è il personaggio di “Inganno”, che Roth scrisse 23 anni dopo. La messa in scena, tra cadute e ricadute drammatiche di abbagliante folgorazione, tentativi di redenzione e intimità adulterine, ci racconta una realtà svincolata da indicazioni geografiche, dove si può avvertire perfino la presenza di una schizofrenia tutta da indagare tra scrittura ed evento reale, tra arte e vita. Con Paolo Aguzzi, Federica Aiello, Giovanni Battaglia, Luciano Dell’Aglio, Alessandra d’Elia, Carlo Di Maio, Stefano Jotti, Antonio Marfella, Ginestra Paladino, Caterina Pontrandolfo, Caterina Spadaro e Fabiana Spinosa.
Due sono anche gli appuntamenti della sezione Danza previsti nella programmazione della seconda sessione del Festival.
Il 25 e il 26 settembre, alle 21, al teatro Politeama di Napoli ci sarà l’attesissimo debutto di “Paradiso”, coreografia, regia e spazio di Virgilio Sieni, ispirato dall’omonima Cantica dantesca. Una performance che non riporta la parola della Divina Commedia, non cerca di tradurre il testo in movimento, ma si pone sulla soglia di una sospensione, cerca di raccogliere la tenuità del contatto e il gesto primordiale, liberatorio e vertiginoso dell’amore. Lo spettacolo nasce dalla costruzione di un giardino fisico di gesti, che scaturisce da una ricerca sullo spazio tattile invisibile e sull’aura della persona, e approda in una seconda parte dove il respiro delle piante diventa la misura di ogni traccia e memoria, restituendoci il vero senso della danza. In un cammino dall’umano al divino e dal tempo all’eterno. Con Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo e Giulio Petrucci.
Il 29 settembre, sempre al Politeama e sempre alle 21, andrà in scena in prima nazionale “Rifare Bach”, coreografia e regia di Roberto Zappalà. Una creazione che celebra il legame trentennale tra un’artista e la sua danza sensuale e istintiva con la musica ideale, dalla risoluzione perfetta e neutra, del compositore tedesco. La naturale bellezza e il linguaggio del corpo dei danzatori (Corinne Cilia, Filippo Domini, Anna Forzutti, Gaia Occhipinti, Delphina Parenti, Adriano Popolo Rubbio, Silvia Rossi, Joel Walsham, Valeria Zampardi, Erik Zarcone) si fondono con l’eterea estetica delle note cristalline di Bach e ci restituiscono l’alba di un’umanità senza i suoni dell’oggi, della sua violenza e tragedia. Un mondo dove sia ancora possibile ascoltare la natura, i suoi silenzi, e intendere la “straziante e meravigliosa bellezza del creato”.
Da segnalare, infine, la suggestiva “Pino Daniele Alive. La mostra”, a cura di Guido Harari e Alessandro Daniele, che si potrà visitare dal 18 settembre al 31 dicembre negli spazi della Fondazione Made in Cloister, che produce l’evento. La mostra, che sarà aperta dal martedì al sabato dalle ore 11 alle 19, presenterà per la prima volta in stampe di grande formato le fotografie più iconiche di Pino Daniele realizzate dai fotografi che lo hanno seguito più da vicino nel corso della sua carriera e alcune immagini inedite, digitalizzate per l’occasione. Alcuni brani storici del grande artista napoletano saranno proposti poi in una dimensione intima dell’ascolto, con stralci audio della sola voce e/o della sola chitarra isolati dal resto degli strumenti. E sarà davvero emozionante ascoltare i respiri e l’anima di Pino durante le varie esecuzioni. Naturalmente, la mostra accoglierà anche oggetti e strumenti appartenuti a Daniele. In particolare, le sue chitarre, il mandolino utilizzato per le registrazioni di “Napule è”, i fogli scritti di suo pugno con le scalette dei concerti.
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