“L’Herpes Zoster ha rappresentato finora, soprattutto nei pazienti immunocompromessi, un’esigenza assoluta. Il nuovo vaccino a sub unità è un passo avanti importantissimo, che permetterà di intervenire anche sui pazienti fragili per prevenirne le conseguenze” sottolinea il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT
Anche negli ambulatori italiani, non appena sarà completato anche l’iter di delibera delle Regioni, sarà disponibile il nuovo vaccino contro l’Herpes Zoster. Già utilizzato negli Stati Uniti con oltre 38 milioni di dosi somministrate, si prefigura come un’innovazione di cui potrà beneficiare l’intero SSN, vista l’ampia diffusione di questa infezione e le conseguenze che può comportare. A questo tema è stata dedicata l’iniziativa “Herpes Zoster in Reumatologia: facciamo il punto”, organizzata da Aristea per lunedì 8 novembre con il contributo non condizionante di GSK. In questo evento formativo l’attenzione è stata dedicata proprio ai pazienti affetti da malattie reumatiche. Sono intervenuti il Prof. Massimo Andreoni, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata e Direttore Scientifico Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT; la Prof.ssa Laura Sticchi, Dipartimento Scienze della Salute, Università degli Studi di Genova-Policlinico San Martino, Genova; il Prof. Roberto Gerli, Professore Ordinario di reumatologia presso l’Università degli Studi di Perugia.
IL QUADRO EPIDEMIOLOGICO – L’herpes zoster è una malattia causata dalla riattivazione del virus varicella zoster, lo stesso virus che causa la varicella, di solito contratto durante l’infanzia. Dopo l’infezione iniziale che porta alla varicella, il virus rimane latente nei neuroni sensoriali e può riattivarsi, a causa di una ridotta funzione immunitaria, causando l’HZ. L’HZ si presenta tipicamente sotto forma di eruzione cutanea vescicolare, che si diffonde sul torace, l’addome o il viso, spesso accompagnato da prurito e dolore di elevata intensità. La vaccinazione è l’arma più efficace per prevenire l’insorgere di questa malattia dolorosa. Proprio nel 2021, in Italia è stato approvato un nuovo vaccino contro l’Herpes Zoster ricombinante adiuvato: rispetto a quello disponibile finora, questo nuovo vaccino ha un’efficacia maggiore del 90% e, nei soggetti sopra ai 18 anni, può essere somministrato anche nei pazienti immunocompromessi, come coloro che sono affetti da patologie reumatologiche e per questo fanno uso di farmaci immunosoppressori.
La percezione e la conoscenza dell’infezione nella popolazione è ancora piuttosto relativa, giacché sono pochi coloro che conoscono cosa sia l’Herpes Zoster, eccetto quelli che abbiano subito le conseguenze sulla loro pelle. In tal senso è necessaria una campagna culturale e di educazione sanitaria volta all’identificazione della patologia e alla consapevolezza delle terapie oggi a disposizione.
“L’infezione da virus varicella zoster è estremamente comune – ha sottolineato il Prof. Andreoni – Si stima che circa il 95% dei soggetti con più di 40 anni sia stato infettato da questo virus: ciò significa che in età più matura possono sviluppare un episodio di herpes zoster. Si calcola che almeno un terzo di tutte le persone adulte avrà nella propria vita almeno un episodio di herpes zoster”.
“Questa patologia non solo è estremamente frequente, ma ha anche conseguenze assai gravi – prosegue il Prof. Andreoni – Non si connota solo per il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio, un’eruzione vescicolare che normalmente decorre lungo un dermatomero, ma spesso presenta una sintomatologia neurologica (nevralgia posterpetica), una grave complicanza che si caratterizza per un dolore ai limiti della sopportabilità. Da un punto di vista epidemiologico possiamo dire che in soggetti con più di 50 anni con herpes zoster questa complicanza occorre in circa l’80% dei casi, un dato che evidenzia come la gravità e le conseguenze della patologia”.
L’IMPORTANZA DI UN NUOVO VACCINO CONTRO L’HERPES ZOSTER PER I PAZIENTI FRAGILI – “L’herpes zoster ha rappresentato finora, soprattutto nei pazienti immunocompromessi, un unmeet medical needs, ossia un’esigenza assoluta – conclude il Prof. Andreoni – Il vaccino disponibile fino ad oggi era a virus vivo attenuato, non utilizzabile nei pazienti immunodepressi. Il nuovo vaccino a sub unità è un passo avanti importantissimo, che permetterà di intervenire anche sui pazienti fragili e di prevenirne le conseguenze”.
Scrivi a: redazione@viviroma.tv