Intervista a Giancarlo Moretti

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Giancarlo Moretti e il “suo” Frankenstein.

esclusivaTEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona (attraversando la quarta ondata, con i teatri di nuovo a capienza limitata).

“Un cuore innocente” è il nuovo spettacolo scritto ed interpretato da Giancarlo Moretti.

Giancarlo nel 2002 inizia la sua formazione teatrale tra corsi, e seminari di recitazione e drammaturgia, formandosi con personaggi importanti dello spettacolo. Ricopre allora ruoli sia drammatici che comici, poi nel 2006 la svolta, inizia la sua attività di regista e nel 2011 comincia a scrivere e mettendo in scena i suoi testi e riadattamenti.

Tra i tanti: “Dove sei”, “Un giorno qualsiasi”, “Il terzo tempo”, “Rose di Maggio”, “Lola D”… per citarne alcuni.

Io ho avuto il piacere di vedere alcune sue proposte tra cui: “Il figlio cambiato”, “Con tutto il mio amore”, “Stanza a tre”… E sono rimasto sempre molto impressionato dalla profondità e dalla particolarità con cui Giancarlo scrive i suoi spettacoli. Altri suoi punti di forza, sono la scelta di ottimi cast. Tra le brave attrici con cui ha lavorato ci sono: Giovanna Cappuccio, Ines Le Breton, Ornella Lorenzano, Katia Nani, Natalia Simonova…

Stasera vorrei parlare con lui del suo nuovo spettacolo.

morettiInsomma Giancarlo ritorni sul palco dopo quanti anni di assenza? Ma soprattutto, perché hai deciso di farlo di nuovo?

Effettivamente sono diversi anni, esattamente cinque, che non salgo sul palco. Ultimamente ho scritto molto e ho avuto degli splendidi attori che hanno recitato in modo magistrale nei miei lavori, diciamo che non ne ho sentito il bisogno o la mancanza dell’essere attore. Con questo lavoro, invece, ho capito che in scena dovevo esserci io, per questo personaggio. Una sorta di… Responsabilità.

Sei particolarmente affezionato a questo testo da volerlo interpretare tu?

Sì, ha una lunga storia che inizia dal 2014 in occasione di un seminario di drammaturgia. Poi si è trasformato in tante idee, spunti di riflessione anche per altri miei spettacoli. Lo scorso anno, però, forse anche complice questo strano periodo che viviamo, ho deciso che era giunto il momento di dargli una vita a sé. Nel suo piccolo, forse, rappresenta qualcosa di me e voglio condividerlo con il mio pubblico. Anche per questo è un monologo; sei da solo, lì, senza sconti.

Perché proprio Frankenstein? in fondo è un tema piuttosto inflazionato, ma conoscendoti sono sicuro che gli avrai dato un taglio interessante e del tutto personale sbaglio?

Il mio testo non è il “Frankenstein” della Shelley. Come ho fatto già per altri spettacoli, ho cercato di cogliere nella trama alcuni spunti e poi sono partito per una totale riscrittura, tant’è che il finale, per esempio, è diverso dall’originale e mancano anche tante altre cose e ce ne sono di diverse. Diciamo che c’è un Mostro e che questo mostro può essere sempre esistito anche prima del romanzo della Shelley e sicuramente esiste anche oggi, in ogni tempo con una sua forma. E poi c’è da dire che tutti pensano di conoscere questa storia proprio per la sua fama, ma in realtà pochi hanno letto il romanzo, che riserva molte sorprese.

In questo tuo dramma Frankenstein è il diverso? il nostro lato oscuro?

Entrambe le cose. In fondo, ognuno di noi ha più aspetti nella sua personalità, ma in realtà ne conosciamo solo uno, che è quello divenuto predominante. E poi ci sono le vicende della vita che ti mettono di fronte agli imprevisti in cui potresti scoprire anche chi sei veramente. Comunque, fondamentalmente, ognuno di noi è spinto da ideali e paure, e questo è il tema del mio spettacolo.

morettiChe messaggio vuoi dare al tuo pubblico con questo tuo nuovo testo?

Ognuno, a fine rappresentazione, si porta via quello che ha sentito dentro. L’importante è essere sinceri. Se c’è sincerità in scena il pubblico lo capisce e lo spettacolo diventa occasione di riflessione. Per me questa è una cosa importante. Il messaggio è una cosa molto privata.

Quanto c’è dell’originale di Mary Shelley e quanto di Giancarlo Moretti?

Ormai, dopo undici stesure del testo, sarebbe difficile separare “Un cuore innocente” dalle due scritture. Di Shelley sicuramente l’idea di base, alcuni rimandi alla storia e ai personaggi, tutto il resto è mio. Lei ci ha lasciato un mito, spero di esserne all’altezza.

Quali sono i sogni i desideri e le paure della tua creatura?

Accettazione e rifiuto. Amore e morte. In fondo tutti noi siamo delle creature e dei creatori. Talvolta entriamo in un ruolo talvolta nell’altro. Non credo di inventare nulla, ma l’intenzione è di andare a fondo delle cose. Siamo in un’epoca di grande superficialità, ma a me non piace, e così scrivo le mie storie.

morettiChe strategia hai adottato per rendere attuale questo classico?

Quando hai davanti una storia che entra nel profondo dell’animo umano, come il Frankenstein di Mary Shelley, puoi lavorare su degli archetipi, come nella tragedia greca o nel teatro di Shakespeare. In Un cuore innocente ho cercato di leggere tra le righe e immaginare. Essendo un uomo di oggi, la mia fantasia è fatta di attualità. Si tratta di rischiare. Ecco, il rischio fa parte del gioco. Il nostro personaggio rischia la sua vita, e io rischio come autore ed attore perché un monologo è sempre un azzardo. Ma sono sicuro che ne varrà la pena.

Allora non ci rimane che andare a vedere Giancarlo al Teatro Antigone dal 20 al 23 gennaio 2022.

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