Achille Lauro introduce questa opera prima dichiarandosi perdutamente innamorato di chi ferma sui fogli i pensieri più nascosti per donarli
“Ho scelto la poesia, poiché l’unico modo per descrivere la mia vita così piena di ostacoli ed “inciampi” è quello di utilizzare il canto, una poetica che sottolinei la bellezza inusuale del mistero di questa esistenza”. Con queste parole si aprono le pagine di “TUTTO DI ME”, l’opera prima del giovane Francesco Venturi.
Marchigiano, classe 1999, Francesco da sempre coltiva il sogno di scrivere, perché, a suo dire, è solo attraverso l’arte della parola che ha scoperto di poter raccontare il suo posto nel mondo, prima con i testi delle canzoni rap e poi con la poesia. Ed è così che nasce la sua prima raccolta di poesie e flussi di pensiero con i quali l’autore “butta fuori tutto sul proprio conto”; lui che si definisce a doppio cognome, il primo di sangue ed il secondo, copiato ed ingombrante, che porta il nome Duchenne, la distrofia muscolare con la quale convive da quando è piccolo e che è ha contribuito a definire ciò che è oggi e a tratteggiare la sua visione della vita.
Un universo di emozioni, dunque, introdotte con profondità dall’amico di Francesco, che è anche uno dei più noti protagonisti della scena musicale italiana, Achille Lauro. Il talentuoso artista dalla inconfondibile poetica ha da subito sposato il progetto perché crede nella forza delle parole e sigilla così la chiusura del libro: “Sono perdutamente innamorato delle persone che fermano su fogli di carta i pensieri più nascosti per donarli al mondo, chi sogna l’irreale per poi dipingerlo, chi decide di raccontare la propria storia offrendola a chi la ascolterà”.
Sì, perché il libro è prima di tutto il dono di pensieri e stati d’animo che cambiano la prospettiva su noi stessi e sul mondo; che aprono a nuove possibilità di azione e invitano a nuove occasioni di relazione, pur nel coraggio di non nascondere la paura, la rabbia e la fatica. Esattamente come la consapevolezza del limite fisico legato alla distrofia muscolare di Duchenne (DMD), malattia genetica rara che colpisce un bambino su 5.000 e da subito dichiarata da Francesco nel suo racconto, che apre a spazi generativi nei quali trovano casa i sogni e i progetti tutti da costruire.
Si tratta di una malattia neuromuscolare i cui segnali si manifestano già nei primi anni di vita. I bambini perdono progressivamente la capacità di deambulare e, successivamente, vedono un interessamento dei muscoli respiratori e cardiaci. Diventa allora fondamentale una presa in carico multidisciplinare per tutto il percorso di vita, esattamente come avverrà nel prossimo Centro Clinico NeMO Ancona. La sua apertura è prevista entro la primavera, presso l’A.O.U. Ospedali Riuniti a Torrette. Quella di Ancona diventa la settima sede di un network già presente a Milano, Roma, Arenzano, Brescia, Trento e Napoli.
Ciò che rende unici i Centri NeMO è la caratteristica di avere all’interno del loro reparto ben 23 specialità cliniche che possono prendersi cura in maniera personalizzata e puntuale della persona; dal neurologo, al neuropsichiatra infantile, allo pneumologo, al nutrizionista, al fisiatra, al terapista occupazionale, allo psicologo, per citarne alcuni. Non solo, in ognuno di essi è sempre molto importante l’attenzione e la cura agli spazi personali di degenza e alle aree relax, dedicate sia agli adulti che ai bimbi. È proprio qui che, da questa settimana, sarà possibile leggere anche “Tutto di Me”.
“L’ingegno poetico di Francesco sta proprio nel riuscire a muovere il lettore alla scoperta di una verità, talvolta scomoda come la vita, ma della quale non si può che rimanerne sempre estasiati e sorpresi – dichiara Alberto Fontana, presidente dei Centri Clinici NeMO – E quando il talento si fa dono per gli altri, diventa impegno per costruire una società nella quale ciascuno possa sentirsi parte integrante e risorsa di valore”.
Mettere le scarpe a un poeta è come isolarlo, diceva Alda Merini, perché i poeti camminano a piedi scalzi per lasciarsi aggredire dalle emozioni e scrivere di poesia. La giusta metafora che spiega come le parole di Francesco passeggiano a piedi nudi sul foglio di carta per addentrarsi nelle pieghe nascoste dei limiti imposti proprio dalla vita, per liberarsi poi nella passione, fino a scovare tratti di un noi che scopriamo ci somiglia.
La potenza delle parole che raccontano la vita. Questo è in fondo il dono più grande e di cui Achille Lauro ne ha colto l’essenza, condividendo il sogno di un ragazzo che da grande vuole essere uno scrittore.
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