TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (senza più mascherine all’aperto)
Teatro Golden
Di Giulia Ricciardi, regia di Patrizio Cigliano
Con Giulia Ricciardi, Beatrice Fazi, Milena Miconi, Marta Zoffoli.
Giulia e Patrizio sono una coppia di ferro, di quelle belle da vedere, una bella famiglia con una passione in comune: lo spettacolo. Patrizio l’avevo visto anni fa in “Stringimi che fa Freud”, poi l’ho seguito insieme a Giulia nelle loro divertentissime clip famigliari pubblicate durante la pandemia, in cui si cimentavano tirando in ballo la figlia, l’anziana zia e la collaboratrice domestica in esilaranti scene tributo tratte da pellicole famose, ma riproposte con un tocco personale. Aspettavo con ansia, durante il lockdown, l’appuntamento con una loro nuova proposta che mi lasciava sempre soddisfatto e divertito.
Stasera per la prima volta vedo sul palco Giulia in compagnia di colleghe con un curriculum di tutto rispetto, tra cui Milena Miconi, che ho visto molte volte sul palco in passato.
Ahimè, questa è la quinta parte di una saga teatrale evidentemente di successo; purtroppo mi sono perso le altre, anche se non sono direttamente collegate tra loro, e mi sono mangiato le mani! Peccato! Si tratta di spettacoli di successo, una saga tutta al femminile con alle spalle vari sold-out, e con doppie e addirittura triple rappresentazioni giornaliere. Gli spettacoli per fortuna non devono essere necessariamente visti in ordine cronologico, mi auguro quindi di potervi assistere quando saranno spero riproposti in futuro. Tutti raccontano le vite dei personaggi, le storie si addentrano nel mondo e nella realtà delle donne di oggi, affrontandone sia la parte intima ed emotiva che quella prettamente legata al quotidiano; tutto sempre in chiave grottesca ed ironica con un tocco di profondità. In questo nuovo capitolo le nostre sono anziane, chiuse in una casa di riposo, alle prese con i loro acciacchi. Pur fingendosi allegre e serene, si rendono conto che la loro vita volge verso il termine ed è ovvio volerne trarre un bilancio. Dunque, seppur mascherati da una grandiosa comicità, di fondo con tatto e maestria vengono toccati i temi della vecchiaia, della solitudine, dei disturbi senili, dei rimpianti e della vita che si avvicina all’ epilogo. Sottile ironia, trattata con meravigliosa dolcezza dalla fantastica penna di Giulia.
I personaggi sono: Frida, la velenosa governante; Marisa, la rimbambita; Mirella, la sciancata; Elvira, la sorda.
Lo spettacolo è un meccanismo perfetto, più perfetto di un orologio svizzero; considerando che questa sera era la prima, le “ragazze” sono state superlative. Anche se stiamo parlando di una commedia brillante fortemente ironica, ricca di battute divertentissime, lo spettacolo è tutt’altro che semplice da portare sul palco. Ogni movimento è ogni entrata ed uscita di scena sono accompagnati all’unisono da un suono, un rumore, una musica e dalle luci, dietro questi effetti ci sono Davide Di Francescantonio e Andrea De Caroli. Solo persone tecnicamente e professionalmente preparate possono riuscire a fare tutto questo, con una perfezione millimetrica.
Anche la scrittura dello spettacolo è perfetta, mai un calo di tono, efficaci e frizzanti i dialoghi, ma soprattutto gli inserimenti dei monologhi che ognuno dei personaggi, facendosi spazio nella storia, propone. Una parentesi in cui ognuna si racconta, svelandoci la sua parte più profonda in maniera molto toccante. Per me è impossibile dire quale sia stato il migliore monologo tra i quattro, talmente li ho trovati ben costruiti, intensi, oltre che ben recitati; tutti toccano sapientemente la parte emotiva dei personaggi, rispecchiandosi anche in quella di ogni donna, di ogni persona, e toccando punti nevralgici, cruciali dell’emotività di ognuno di noi. Questi monologhi toccanti e profondi prendono posto dopo che le nostre ci hanno fatto ridere, spesso a crepapelle, ma non stonano, anzi danno un maggiore spessore allo spettacolo, ai personaggi, e sottolineano la bravura delle artiste anche sotto l’aspetto drammatico. Siamo davanti ad una grande proposta in cui non manca nulla. Il pubblico era talmente divertito e coinvolto da ridere ed applaudire in continuazione, tanto che purtroppo alcune battute si sono perse nella confusione. Ma anche questo è il bello del teatro, vivere lo spontaneo coinvolgimento del pubblico che apprezza, ride, si diverte, applaude e si fa anche scappare una lacrima. La regia di Patrizio Cigliano, supportato da Claudia Genolini, è ottima, lo spettacolo è talmente bilanciato che nessun personaggio prevarica l’altro, ma tutti insieme sono in perfetta e riuscita simbiosi, una sorta di treno impazzito che salta le fermate per arrivare ad un capolinea imprevisto ed inaspettato. Ottimo l’uso delle luci, belli i costumi, azzeccate le musiche per questo comic horror a tratti futuristico, ambientato in una villa ospizio stile casa della famiglia Addams, ricostruita da una suggestiva scenografia di Giulia Galleasso.
Le donne sono controllate ad occhio e vessate da Frida, una magica Marta Zoffoli nei panni di una governante in stile Tim Burton- Mel Brooks, dalla voluta somiglianza con Helena Bonham Carter nella parte di Elisabetta del “Frankenstein” con De Niro, insaporita con un tocco ironico e grottesco di una Frau Blucher, riesumata dal mitico “Frankenstein junior”, con le sue entrate spettrali, sempre anticipate da un sussurro che fa orrore. Parla con un accento francese che, non si sa come, sfocia poi in un pugliese estremo. Il gruppo delle anziane è formato da: Milena Miconi Marisa, una divertente e toccante signora afflitta da Alzheimer, che con i suoi occhioni enormi, sgranati e roteanti sottolinea efficacemente alcuni passaggi delle discussioni che la coinvolgono. Divertente, sconclusionata e rimbambita, si dimentica tutto e ripete sempre le stesse cose, suscitando l’ilarità dell’ intera platea. Beatrice Fazi è Elvira, mezza sorda, sempre alle prese con il suo apparecchio acustico difettoso, costantemente capisce fischi per fiaschi e ogni argomento sfocia in paradossali malintesi che divertono tutti; Giulia Ricciardi è invece Mirella, stratosferica nella sua parte da sciancata con una gamba rumorosamente scricchiolante; è quella più pacata, paziente, ma sempre sottoposta a stress a causa dei difetti delle altre. Artiste da dieci e lode.
Le nostre sono tre anziane che vivono nel 2050, sono alle prese con una tecnologia di cui sono poco padrone, una sapiente scusa della sceneggiatura per farci ridere; abbandonate in questa casa di riposo, sognano i vecchi fasti passati delle loro vite e vorrebbero fuggire, recuperare il tempo perduto, ma la governante è sempre vigile e attenta. Truccate e vestite egregiamente da anziane dal costumista Moris Verdiani, e con movenze più che credibili, queste immense attrici vi faranno passare una serata dal divertimento assicurato. Spettacolo sopra le righe, con artiste sopra le righe.
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