TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona (verso la fine della pandemia?)
Regia di Giobbe Covatta e Paola Cartella
Come nelle sue corde, col suo stile provocatorio e con la solita simpatia che lo contraddistinguono, Giobbe vuole dimostrare la superiorità della donna sull’uomo, e dunque cosa fa? Attinge dalla storia più antica fino ad arrivare ai giorni nostri per dimostrarlo. Spulcia nella sociologia, nella storia dell’evoluzione, nella sessualità, scavando e trovando le differenze abissali che esistono da sempre tra uomo e donna, sia nei comportamenti che nei modi di pensare.
Partendo dall’uomo delle caverne, Giobbe scomoda addirittura Lucy, una delle donne primitive più antiche finora conosciuta, la Eva dell’antropologia, di cui però non si conosce il marito! Che fine avrà fatto? E giù, via simpatiche quanto improbabili teorie su quel pover’ uomo. Via via Giobbe ripercorre l’evoluzione della specie, sempre con un occhio attento alla superficialità e alla stupidità maschile, esaltando invece il ruolo e l’intelligenza della donna. Si arriva all’uomo “Erectus”, che, vista l’analogia del termine con il tema trattato a sfondo sessuale… Beh, potete immaginare la valanga di sarcasmo che ne scaturisce. Giobbe, durante lo show, veste i panni di alcuni personaggi che usa per raccontare questo viaggio nella diversità tra i due sessi.
Dunque, dopo un’ ampia digressione sui vari stadi evolutivi, Giobbe veste i panni del nostro Padre Eterno, indossando una giacca con i lustrini; un Padre Eterno in versione easy, alla portata di tutti, oserei dire pronto per andare in discoteca, che ovviamente si manifesta con le sembianze di Giobbe. Ci racconta della sua creazione, riportandomi alla mente (i più attempati lo ricorderanno) quei suoi sketch biblici degli esordi, che divertivano molto il pubblico televisivo. Ricordo che il suo successo lo portò a pubblicare anche una serie di libri, uno lo conservo ancora a casa: “Parola di Giobbe”.
“Nostro Signore Giobbe” ci racconta della sua creazione, ma anche e soprattutto dei suoi errori, di cui invoca il “mea culpa”, soprattutto per il suo Adamo, riuscitogli un po’ troppo idiota, tanto che la stessa Eva è in seria difficoltà ad accettarlo come compagno di vita, nonostante le esilaranti e accorate preghiere del Creatore. Ci parla del suo paradiso e degli animali che ha generato, e di come Adamo discuta animatamente con loro perché non amano i nomi imbecilli che il primo uomo vuole affibbiargli. Giobbe si alterna nelle parti dello sciocco Adamo e degli animali scocciati, in una sorta di bipolarità comica divertentissima.
Dopo la meritata cacciata dal paradiso, arrivano i racconti su Mosè e le sue “avventure”. E anche qui potete immaginare come il nostro artista sviluppi il racconto pregno di aneddoti divertenti. Il pubblico si diverte, ride e applaude, mentre il nostro istrionico oratore si dimostra padrone del palco e concentra su di sé ogni attenzione con grande maestria.
Uno dei temi ricorrenti è quello della sessualità e Giobbe allora pensa bene di mettersi una toga e trasformarsi nell’ avvocato del… pene! Perorando la difesa del membro nei confronti del suo padrone, un altro uomo piuttosto idiota che… Lo usa in maniera discutibile. Non ci si può non divertire. L’ultimo personaggio che ci propone è quello di un uomo del futuro che ci parla del “Caprovid”, un virus diffusosi ai suoi tempi e che ha reso tutti gli uomini deficienti, rincarando la dose sull’ormai irrecuperabile essere maschile. Divertentissima la denuncia alle favole, che nascondono una misoginia di fondo. Tutte le figure femminili sono sempre frivole e sciocche e non aspettano altro che il principe azzurro, l’idiota di turno per vivere la loro felicità… Giobbe non può non raccontare le favole di Biancaneve e Cappuccetto rosso, a modo suo però, svelando cosa si nasconda dietro alcuni passaggi per lui dubbi, sottolineandoli sarcasticamente con il suo inconfondibile stile. Non possono mancare le sagaci battute sui nostri politici e i loro evidenti limiti, su cui Giobbe infierisce per tutto lo spettacolo, inserendoli nel monologo come esempi di idiozia. Ce n’è per tutti, non ne salva nessuno! “Politically INcorret!”
Uno spettacolo che schernisce ironicamente l’uomo, ma che di fondo è un dolce e schietto inno alle donne. Il messaggio è chiaro: se il mondo fosse in mano alla donna, che per natura preserva e crea ed ha una innata sensibilità, sarebbe un pianeta migliore. Non poteva mancare, visto il momento e vista la sensibilità di questo artista, una menzione sulla guerra in Ucraina. Quasi con difficoltà Giobbe, all’inizio dello spettacolo, vuole scusarsi con il pubblico, trovando inopportuno proporre una serata improntata sul buon umore in un momento così difficile.
Nel teatro sono esposte due bandiere con i colori ucraini ed una con quelli arcobaleno della pace.
Giobbe non delude, un’ora e tre quarti di spettacolo serrato, con la sua familiare e storica cadenza dialettica partenopea e il suo tono di voce sempre caldo e pacato, anche quando si finge scocciato o arrabbiato per ciò che i “suoi maschi” gli combinano; diverte come sempre, d’altronde non ha mai smesso. Da quando ha iniziato la sua carriera, grazie alla sua comicità e al suo approccio a volte surreale e sempre molto personale si è ritagliato una fetta di pubblico affezionato. Anche stasera non delude, allieta con uno spettacolo pieno di trovate brillanti e divertenti, alcune davvero esilaranti. Uno spettacolo ricco di trovate ed idee geniali. Nonostante l’età, Giobbe è fresco come un adolescente e ha la carica di un ragazzino che vuole divertire e divertirsi. Dando fondo a tutta la sua professionalità ed esperienza maturata nella sua carriera, dimostra di avere ancora molte frecce al suo arco da scoccare, ed ognuna è un centro garantito. Uno spettacolo brillante, ben pensato, sempre ad alti livelli e senza cali di tono. Un comico che ha ancora tanto da dire.
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