TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona (verso la fine della pandemia?)
Teatro 7
“In nome della madre”
da un racconto di Erri De Luca
regia ed adattamento di Michele La Ginestra
con Beatrice Fazi, Ilaria Nestovito e Francesco Stella
Qualcuno penserà: “Ma questo non ha già scritto un articolo sullo spettacolo?”
Ebbene sì, ma se è la stessa Beatrice Fazi ad invitarti, e la tua dolce metà non ha visto lo spettacolo, che tu sai essere stato bello ed emozionante, non ne approfitti?
Vado spesso al teatro e vedo molti spettacoli, ma sempre come “spettatore attento” ed appassionato, così come mi definisco, sono sempre molto concentrato, direi quasi in tensione, perché cerco sempre attentamente spunti per poter scrivere al meglio il mio articolo. Questa volta sono stato semplicemente uno del pubblico che conoscendo lo spettacolo, la storia e avendo già avuto il piacere di apprezzare l’interpretazione di questi magnifici attori, comodamente seduto sulle confortevoli poltrone del Teatro 7 si è semplicemente goduta la serata.
Un’esibizione che non ha subito variazioni durante le numerose repliche. Francesco, Ilaria e Beatrice, non hanno cambiato nulla e neanche tutte le date che hanno avuto sulle spalle hanno modificato quello che evidentemente era già perfetto. Ero infatti stato alla seconda serata e quella di oggi, di domenica, era l’ultima. Solitamente ogni replica è a sé, il teatro non è il cinema e molti sono i fattori che influiscono di volta in volta. Capita che attori e la regia apportino dei piccoli cambiamenti, delle modifiche per migliorare lo spettacolo. Gli stessi attori si affiatano sempre di più e prendono sempre più “la mano” nella loro parte. Ma in questo caso, io non ho notato nessuna differenza. È evidente che sia il regista Michele La Ginestra che i tre bravissimi interpreti avevano già dato tutto il meglio di loro e c’era ben poco da “migliorare”.
La sala era nuovamente sold out, così come lo è stata per tutte le repliche in programmazione, grazie al tema trattato e agli attori che evidentemente hanno suscitato l’interesse del pubblico. La differenza l’ho notata nelle reazioni degli spettatori, tra i quali ho riconosciuto qualche collega degli artisti sul palco come i grandi Patrizio Cigliano e Giulia Ricciardi, ma anche delle suore. A differenza della replica a cui avevo assistito, in cui non è volata neanche una mosca, in questa nei punti cruciali, come quello in cui Giuseppe manifesta la sua perplessità per la maternità della futura moglie, o in cui Maria invoca Dio auspicando di avere per suo figlio una “vita normale”, senza tante ambizioni, il più possibile anonima, il pubblico si è lasciato scappare delle vere e proprie risate, cosa che non era accaduta durante la serata a cui avevo partecipato precedentemente. Posso garantire che gli attori non hanno sviluppato un senso ironico per rimarcare questi momenti, che forse, più che ironia, fanno emergere nei personaggi la loro più profonda ed umana semplicità palesata attraverso ingenue affermazioni che ne sottolineano la fede e l’immenso amore. Amore di cui tutto lo spettacolo è pregno e che questi attori riescono a diffondere lentamente e dolcemente, estasiando in un incedere lento e continuo la sala come fosse inebriata da un dolce ed intenso profumo.
Le nostre Marie sono rappresentate da Ilaria e Beatrice, che come in un riuscito specchio a confronto, propongono la Madonna, che così appare con due personalità diverse e al contempo profondamente eguali.
Una ci appare come una giovane ed inesperta, ma sicura di ciò che prova e sempre più consapevole della sua responsabilità e della “missione” per cui è stata scelta. Affronta i propri dubbi con fede, umiltà e semplicità, ma soprattutto con l’appoggio di un granitico Giuseppe, un personaggio quasi ignorato dall’ agiografia e di cui si parla e si sa veramente poco, ma che qui emerge grazie alla regia e ad un Francesco Stella in tutta la sua umanità, fondendosi empaticamente con le due riuscite Marie. Tutti palesano una grande fede che li aiuta ad affrontare una enorme prova in un mondo ancora impreparato a capire questo miracolo. Ostracizzati e malvisti nel loro ambiente, nessuno si accorge che loro sono un divino trampolino di lancio verso la consapevolezza e la salvezza spirituale di tutta l’umanità.
L’altra Maria, quella cresciuta, è interpretata da Beatrice Fazi, lei è il riflesso di una donna che ha realizzato l’importanza della sua esperienza, e seppur rappresentata in una versione moderna, è rimasta uguale sia nell’ indole che nella passione. Ci parla della sua vita passata, ricca di ricordi ancora vivi e pulsanti che Beatrice sa trasmettere con una grande intensità e una profonda passione, condivisa in sinergia con Ilaria Nestovito e Francesco. Tutti davvero clamorosi nella loro parte. Palleggiano con efficacia; il loro racconto rimbalza tra loro e prende sempre più vita, e seppure la storia raccontata sia più che conosciuta dagli spettatori, con la loro recitazione lascia tutti estasiati, a bocca aperta. Il messaggio spirituale, fuso con quello profondamente umano attraverso la storia d’amore più antica che l’uomo conosca, è sviluppato con grande attenzione, farcito di forti e profonde emozioni, dal concepimento al parto. Nulla viene detto sul cruento destino di Gesù dalla Maria moderna, così tutto il quadro romantico e la dolcezza della storia rimangono immutati, dall’inizio alla fine, lo spettatore si alza con un velato sorriso, parco di quelle emozioni provate, dolcemente frastornato e più ricco nell’intimo.
Interessante a fine spettacolo l’opinione di una suora che, parlando con i tre artisti, ha sottolineato non solo i passaggi più toccanti, ma anche la dolcezza e l’umanità con cui è stata data voce a Giuseppe. Il bello del teatro è proprio questo, ognuno coglie una sua personale sfumatura in quello che vede, dettata dalla propria sensibilità ed esperienza. Ascoltare il parere di una suora, visto il tema affrontato, mi sembrava più che appropriato e non nascondo il mio piacere ascoltando il suo punto di vista.
Insomma, confermo quanto detto nel precedente articolo e lo sottolineo. La storia è ben proposta, la regia ha fatto un ottimo lavoro, gli interpreti sono semplicemente sublimi.