“Cocktail di scambi”

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (finalmente senza mascherine, ma i contagi aumentano…)

Teatro Tirso de Molina
Scritto e diretto da Salvatore Scirè

Con Pierre Bresolin, Marina Vitolo, Antonella Arduini, Giulia Morgani, Antonio Coppola, Claudio Losavio, Giulia Morgani, Valeria Palmacci, Giacomo Palmeri, Silvano Vecchio.

Salvatore Scirè scrive questa commedia in cui si affronta il tema dei “vizietti” degli italiani. Grandi picchi di ironia sono insaporiti senza esasperazione da un pizzico di amarezza, appena avvertibile: le raccomandazioni, i rapporti extraconiugali e tutti gli “espedienti” che la persona “media” mette in atto per ottenere benefici personali.

Divertenti personaggi si muovono in situazioni paradossali per movimentare tutta la storia, che ricalca uno spaccato di vita piuttosto realistico.

Tanti i ruoli: il portiere ficcanaso (un poliedrico Giacomo Palmeri), che ritroviamo anche nei panni di pompiere e di fotografo scandalistico; il poco Onorevole Zucchelli (un fantastico Pierre Bresolin), non propriamente un uomo senza macchia; un Ministro che dovrebbe dare il buon esempio proteggendo le virtù della famiglia, ma che invece se la spassa allegramente con la sua opportunista, affascinante e conturbante amante (una riuscitissima e capricciosa Giulia Morgani).

La fotografia del politico vecchio stampo è perfetta: atteggiamenti e comportamenti rispondono a quell’imaginario collettivo con cui vediamo questi uomini. Un politico più dedito alla ricerca del personale guadagno che non impegnato a preoccuparsi per la collettività. Al suo fianco ci sono due portaborse, entrambi impegnati a coprire le scappatelle e la reputazione del loro capo. La divertente coppia è formata da Orsola (Antonella Arduini), corteggiata strenuamente dal collega Ascanio (Antonio Coppola), però fedele al suo piuttosto testosteronico fidanzato Omar (un divertente Claudio Losavio), che appare in scena sempre nei momenti più sbagliati, con i travestimenti più assurdi e divertenti.

Poi c’è la simpaticissima vicina Elvira (la sempre grandissima Marina Vitolo); impicciona, pressante e fastidiosa, con cadenza regolare viene a recuperare il suo gatto Merlino che, scavalcando frequentemente il balcone, cerca di entrare nella casa del politico. La donna, nonostante sia asfissiante e fastidiosa, trova nella storia un suo momento di gloria, divenendo un vero e proprio Deus ex machina. Questa inaspettata trovata della sceneggiatura restituisce credibilità e carattere alla donna, ponendo al pubblico il suo personaggio sotto occhi diversi. Un bel tocco della trama.

Un’altra figura davvero riuscita è la moglie tradita del politico (una grandissima Valeria Palmacci), felice connubio di antipatia e simpatia; lei si presenta sempre col volto tirato ed un’ espressione da cui traspaiono un certo disprezzo, disgusto ed un carattere profondamente altezzoso. Il tutto è abbinato ad una camminata nervosa che la rende irresistibilmente comica. Manesca, esuberante, si esprime con un forte dialetto ciociaro, napoletano e… con non so quante altre calate! Simpaticissima.

In questo “cocktail di scambi” tutti hanno una loro tresca o cercano di averla. C’è un continuo groviglio di divertenti intrighi. Chi non è in cerca sotterfugi amorosi, è impegnato a cercare una raccomandazione dall’illustre politico.

La sceneggiatura ad un tratto si rivela molto intelligente; nonostante la volontà di divertire e far ridere, trova lo spazio per farsi sottilmente seria. Come? Impegna in più ruoli sia Giacomo Palmeri che Claudio Lo Savio, che pur utilizzando l’escamotage dei travestimenti, restano sempre più che riconoscibili. Questo credo voglia sottolinearne “l’uniformità” comportamentale: lasciando quasi inalterata la somiglianza fisica, si fa spiccare la personalità dell’italiano medio, dell’uomo qualunque sempre in cerca di una scorciatoia per raggiungere il suo scopo. I due sono bravissimi sia a sottolineare questo aspetto che a personalizzare i diversi ruoli.

Spettacolo dal gusto retrò, completamente privo di quella comicità moderna a cui siamo abituati e soprattutto priva di ogni vernacolo e trivialità. Ricca di tante gag e battute soft che riportano alla mente quelle famose commedie passate, sia televisive che teatrali, con quel gusto mai completamente tramontato che riemerge grazie alla penna di Scirè e che riesce a rievocarne i fasti. Ritornano così in mente gli spettacoli del Bagaglio o gli sketch della Fenech, di Annabella Schiavone di Banfi, di Gigi e Andrea, o di Ric e Gian…

Costumi, luci, musiche e regia sapienti completano il quadro.

Credo che lo spettacolo sia adatto soprattutto ad un pubblico maturo, visto il tipo di comicità. La sala infatti è gremita di persone adulte che hanno dimostrato di apprezzare questa proposta brillante, frizzante e divertente.

Molto della riuscita lo si deve all’eterogeneo cast, che è riuscito a cogliere l’atmosfera che Scirè voleva portare in scena. Hanno saputo infatti “riesumare” efficacemente quella comicità passata di cui parlavo con le loro espressioni, gli atteggiamenti e la recitazione.

Ogni personaggio è carico di una forte personalità che lo contraddistingue. C’è anche tempo per far apparire un nuovo ed inaspettato ultimo, buffo personaggio: un amministratore di condominio (Silvano Vecchio) che sinceramente non ci si aspettava di veder apparire, a questo punto della storia. Altra piccola trovata della trama.

Tutti rimangono fedeli ad un copione di vita reale e vissuta, tra spassosi eccessi.

Una commedia che riesce a mantenere lo stesso incedere per tutta la sua durata, divisa in due atti, e che ci riserva una morale in un finale inaspettato. Tra tresche, avventure e raccomandazioni, mostra in maniera risibile tutte le “abitudini” di una fetta del bel Paese che si affacciano gridando: “Chi la fa, l’aspetti!”.

Originale e simpatico il delizioso balletto finale di commiato.

Piacevole serata

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