TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona e anche dopo (autunno e mascherine chirurgiche)
Teatro Garbatella
Scritto e diretto da Antonio Nobili in collaborazione con Alessio Chiodini
Musiche e canzoni dei “Melatti”
Con Alessio Chiodini, Mary Ferrara, Luigi Nicolas Martini, Ilaria Mariotti, Mauro Trabalza, e con la presenza di Enrico Tamburini
Per la prima volta Aldo e Lella Fabrizi vengono rappresentati insieme a teatro. Lo scopo è raccontare l’aspetto umano, le abitudini, la vita familiare e i retroscena, che il pubblico non conosce, di questi due grandi artisti. Tutto è stato possibile grazie alle testimonianze-racconto dei nipoti Mauro, Renato, Simone e Elena Trabalza e Laura, Alessio e Cielo Fabrizi.
Dunque, fonti autorevoli hanno svelato i retroscena di questi fantastici personaggi, molto amati dal pubblico e ancora adesso ricordati con affetto. A conferma di ciò, i due spettacoli in programma al Teatro Garbatella, sito in un quartiere simbolo pulsante della romanità più verace, sono andati soldout.
Certo, è difficile imitare Aldo Fabrizi; forse l’unico che ci è davvero riuscito è stato lo scomparso Alfiero Alfieri, complici la sua spiccata romanità, il profondo vocione e soprattutto la mole che aveva in comune con Aldo. Ma come mi diceva Mauro Trabalza a fine spettacolo, l’idea non era di avere sul palco un sosia, un mero imitatore che rischiasse peraltro di far diventare una macchietta il noto attore. L’obiettivo era di proporre l’Aldo segreto, quello lontano dai riflettori, per parlare espressamente di lui, del suo profondo lato umano, dei suoi non detti e soprattutto per sfatare il mito del tanto sbandierato attrito con la sorella. Dunque era fondamentale che l’attore che avrebbe interpretato Aldo lo ricordasse appena, così da non distrarre lo spettatore dalle vere intenzioni dello spettacolo.
Aldo, dunque, ci appare in una veste giovanile, sempre con i suoi caratteristici occhialoni ed il capello gelatinato buttato all’indietro, con quella postura che lo contraddistingue, le mani sui fianchi e la pancia in avanti, che Luigi Nicolas Martini gli conferisce, avendo chiaramente studiato il personaggio. Stesso discorso vale per la Sora Lella, interpretata da una bravissima Mary Ferrara che ne coglie appieno lo spirito genuino e ne imita efficacemente posture, espressioni, frasi e l’irresistibile ed inconfondibile risata. Mauro Trabalza, invece, impersona se stesso; lui non è un attore, ma ha voluto essere in prima linea per portare il sapore della sua famiglia sul palco e coronare così un sogno: far conoscere, attraverso uno spettacolo, i veri Aldo e Lella. È lui che oggi gestisce il famoso ristorante “Sora Lella” dopo la scomparsa della donna, molto pacatamente e umilmente, e con grande e palpabile passione interpreta se stesso. Alessio Chiodini, invece, attore poliedrico, è nei panni sia di un italoamericano (Agostino) venuto a Roma per fare un servizio sui due artisti, sia di un verace e schietto romano, Renato, il compagno di Lella che… beh, qui mi fermo e non dico altro! Sappiate che questo ragazzo è davvero in gamba, riesce a sdoppiarsi e ad essere credibile passando repentinamente da un personaggio all’altro, assai diversi tra loro. Davvero encomiabile.
Poi c’è la dolce Ilaria nei panni di Teresa, una cameriera dal pesante accento ciociaro. È perfetta! Deliziosa, simpatica, sfrutta tutte le sue capacità recitative sfoggiando una mimica divertentissima e creando un personaggio riuscitissimo. Pur non essendo un ruolo principale, Ilaria riesce a lasciare il segno. Davvero brava.
In tutto questo Aldo e Lella” appaiono” nel loro famoso ristorante ancora attivo sull’isola Tiberina. Qui il locale è riproposto con una suggestiva e realistica scenografia, in cui troneggiano le foto dei due imperanti sopra i tavolini imbanditi per i clienti.
Intenso, etereo e dolce sarà l’incontro tra i due fratelli, che a dispetto di quanto riportato dalle cronache, si sono sempre rispettati ed amati. Il successo e la riuscita dello spettacolo, si devono anche alle musiche dei Melatti particolarmente azzeccate e che hanno creato l’atmosfera giusta in una bella scenografia, valorizzata da un sapiente uso delle luci, non ultima la sceneggiatura e la regia di Antonio Nobili, coadiuvato da Sharon Orlandini.
Ma ritorniamo ai nostri personaggi, Aldo si dimostrava sempre iperprotettivo nei confronti della sorella e se non la faceva apparire spesso nei sui suoi film, era solo per tenerla lontana dalle invidie di quel mondo, o perché non si dicesse fosse una raccomandata. Ma Lella era davvero brava di suo; era spontanea, vera, una donna del popolo, che dietro la macchina da presa rimaneva sempre se stessa. Per questo piaceva tanto.
Finito lo spettacolo, il presentatore Enrico Tamburini è entrato in scena in una sorta di terzo tempo per raccontarci tutta una serie di aneddoti sui due fratelli: l’atteggiamento protettivo di Aldo verso la sorella, la sua difficile adolescenza terminata a dieci anni con la scomparsa del padre che lo rende suo malgrado il capofamiglia e lo costringe a lavorare duramente per mantenere i suoi cari. Forse è proprio questo che ha contribuito ad indurirlo caratterialmente, almeno in superficie, tanto da essere considerato un po’ antipatico e burbero.
Aldo era anche un poeta, oltre che attore, produttore, regista e sceneggiatore ed una persona molto generosa verso il prossimo. Aiutò, per esempio, un giovane laureatosi come dentista, sprovvisto di risorse, ad aprire il suo studio, senza neanche conoscerlo di persona. Fu lui che scoprì Fellini, che lo “adottò” quasi come un figlio, ospitandolo sotto il suo stesso tetto fino a che divenne il grande regista che conosciamo. Per “ringraziarlo”, Fellini gli propose piccole particine nei suoi film, che al rifiuto di Aldo passarono addirittura ad attori non professionisti (!), per poi dimenticarsi completamente di lui… Tamburini ci racconta dell’antagonismo tra Aldo e Alberto Sordi e di come questi abbia comprato, alla scadenza dei diritti d’autore, il copione de “Il marchese del grillo”, che era stato di Aldo (la famiglia ancora conserva il copione per lascito testamentario). Nonostante la rivalità (Fabrizi era un grande scopritore di talenti), voleva che fosse proprio lui ad interpretarlo, e così accadde, anche se in un modo diverso da come lo aveva immaginato… Il presentatore continua raccontandoci dell’acredine nata con Nino Manfredi e maturata su un set, quando Nino volle “consigliarlo” in maniera inopportuna su come interpretare una parte…
Ma le chicche non finiscono qui, ci sono anche quelle sulla Sora Lella, sulla sua passione per la cucina più grande di quella per il cinema, tanto che quando era sul set era lei a preparare dei pranzi luculliani per tutta la troupe, gli attori andavano KO! Antonioni finì per impedirle di cucinare perché dopo quei pasti il set si bloccava per la necessaria pennichella pomeridiana dovuta agli eccessi alimentari. Tamburini ci racconta anche di come Carlo Verdone scelse di portare in un suo film Elena (Lella) dopo averla sentita in una trasmissione radiofonica molto seguita, rimanendone colpito. Ci racconta anche della forte amicizia della donna con Maurizio Costanzo, che spesso la voleva con lui nelle sue trasmissioni per quella sua verve e spontaneità che rallegravano le serate.
Insomma, i due raggiunsero grandi obiettivi, ma soffrirono anche molto nella loro vita, vissero agli esordi in grande povertà; Aldo, poi, mandò giù molti bocconi amari, soprattutto nell’ambito dello spettacolo, veri e propri tradimenti e voltafaccia. Anche per questo era diventato burbero, coriaceo e spesso iroso; ma gli va anche riconosciuto che dopo le sue sfuriate era anche capace di scusarsi con le persone presenti. Entrambi erano taciturni tra di loro, legati da un grande affetto ma incapaci di dimostrarselo a parole.
Lo spettacolo crea l’occasione che darà l’opportunità ai due di dirsi quello che in vita non ebbero il coraggio di esternare.
Insomma, erano proprio come “l’acqua e la farina”, due elementi completamente differenti che mescolati in un grande abbraccio diventano un’unica cosa inscindibile e preziosa, in grado di dare vita al pane, l’alimento più buono del mondo…
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