TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona e oltre
Teatro Ghione
Spettacolo dedicato a Giorgio Gaber.
Testi e musiche tratte e riadattate dal repertorio di Giorgio Gaber e Sandro Luporini.
Quello di stasera è da ritenersi, secondo gli ideatori, “un viaggio alla scoperta dell’inventore di una nuova forma di rappresentazione, il teatro- canzone di Giorgio Gaber”.
L’idea è di raccontare la sua carriera e la sua vita, utilizzandone le canzoni e i monologhi più celebri. Gaber, poliedrico e singolare autore, si è dedicato alla canzone, alla televisione e al teatro, quest’ultimo scelto e preferito perché ritenuto un luogo di espressione più diretta, senza filtri tra l’artista e il suo pubblico.
Giorgio Gaber è lo pseudonimo di Giorgio Gaberščik , nato a Milano il 25 gennaio 1939 e scomparso a Montemagno di Camaiore il 1 gennaio del 2003. Cantautore, commediografo, attore, cabarettista, chitarrista e regista teatrale italiano, nonché precursore del “teatro canzone”, è ritenuto uno tra i più importanti artisti dello spettacolo e della musica italiani del secondo dopoguerra. “Signor G.”, da cui prende nome la serata, era il modo con cui veniva soprannominato dai suoi estimatori.
I brani proposti in quest’unica serata, dopo quella di Viterbo che ha riscosso molto successo, sono vari: “Io mi chiamo G”, riproposto nella versione che Gaber fece con Mina in televisione; “Il pelo” e altri, inframmezzati da alcuni monologhi che Pietro arricchisce con la sua verve, coadiuvato da una bravissima Camilla. Così, parola e musica si fondono in un perfetto connubio, come in “Dove l’ho messa” e in “Falso contatto”.
Difficile la scelta delle canzoni da proporre, sia per il vasto repertorio che per il messaggio intrinseco racchiuso in ogni brano. Si susseguono così “Il signor G nasce”, “L’illogica allegria”, “Un’idea”, “La libertà”, “Il dilemma”, “Un gesto naturale”, “Quello che perde i pezzi”, “Il Conformista, “Lo shampoo”, “La libertà “…
Lo spettacolo vuole raccogliere e riproporre lo stesso senso ironico e riflessivo trasmesso da Gaber attraverso brani che spaziano nell’arco temporale (anche attraverso i fatti accaduti) che va dalla fine degli anni Sessanta al Duemila.
Camilla ed il compagno Edoardo (batterista), da tempo volevano omaggiare questo artista, poi hanno capito che anche Pietro portava in sé lo stesso desiderio. Dunque stasera godremo insieme di questa collaborazione artistica.
Gaber vanta una grande esperienza, ha collaborato con grandi nomi tra cui Mina, Celentano, Tenco, Fò, Pippo Franco… Ha iniziato a suonare la chitarra come rifugio, per reagire alla poliomielite che lo ha colpito da giovane, e si è sorretto a questo strumento come fosse una stampella, un appiglio, un ancora di salvezza, arrivando a creare uno stile molto personale, geniale, a tratti surreale, piuttosto innovativo, sempre riflessivo e pregno di ironia.
In seguito è passato al teatro lasciando la televisione, che per il suo carattere e la sua estroversa mentalità lo faceva sentire imbrigliato nelle tante limitazioni della censura e del political correct.
È dunque nel teatro che è riuscito a liberare tutta la sua personalità. Avvalendosi del naturale passaparola del pubblico più affezionato, ha accresciuto in breve tempo la sua fama riempiendo i teatri.
Ha conquistato così il suo spazio vitale, sfogando senza remore il suo talento artistico con innata ed intelligente ironia utilizzata per trattare i temi della politica, della vita, dell’amore, della società… Le affinità con questo autore si possono trovare in De Andrè, Jannacci, Sergio Endrigo, ispirato da chitarristi dell’epoca come come Barney Kessel, Tal Farloe, Billy Bauer, Franco Cerri.
Grande fonte di ispirazione per lui è stato anche il francese Jacques Brel. Personalmente, ho trovato anche qualche punto in comune con un artista spagnolo: Joaquin Sabina, simile sotto molti aspetti, sia musicali che ideologici.
A guidare il racconto e a dare voce ai monologhi di Gaber ci saranno Pietro De Silva e Camilla Bianchini.
I musicisti coinvolti sono: Stefano Cirillo (voce e chitarra), Mauro Canossa (voce e chitarra), Edoardo Fabbretti ( batteria), Glauco Fantini (basso), Tommaso Dottarelli (tastiere) e Fisandro Famiani (fisarmonica).
La scelta dei testi e l’ordine dei brani sono stati curati da Camilla Bianchini, affiancata da Edoardo Fabbretti (batterista), Mauro Canossa e Stefano Cirillo (chitarristi e cantanti).
Pietro? Beh, Pietro credo non abbia bisogno di presentazioni: attore, commediografo, regista; conosciuto in teatro, cinema, televisione… un artista poliedrico, completo, un personaggio, sempre ed ovunque. Persona schietta e diretta, profondamente umana, generosa, vera.
La sua recitazione e la sua voce sono inconfondibili, un marchio DOC registrato, così come la sua espressività. Molte sono le scene che mi tornano in mente in cui la sua espressività dice più della parola stessa. Un grande artista italiano che stasera coinvolge il pubblico centrando in pieno lo stile di Gaber e riproponendo efficacemente quel suo particolare approccio.
Pietro ha conosciuto Gaber girando insieme il film “Il minestrone”, dunque gli rende omaggio portando sul palco la sua essenza, lo fa senza imitarlo né emulandone la voce. Preferisce scegliere la parte più profonda, presentarci la sua personalità. L’artista ne sarà contento, riconoscendosi sicuramente in questo suo perfetto tributo.
Ovviamente, Pietro si contorna di persone talentuose, non solo i musicisti di stasera, ma anche molti giovani che crescono sotto la sua ala artistica come Camilla Bianchini, adorabile attrice minuta e dolce dalle grandi capacità recitative, che riesce a troneggiare sul palco sembrando una gigante. L’ho vista interpretare e personalizzare alcuni ruoli, in passato, lasciandomi fortemente colpito.
La band ha un ottimo sound, è chiaro che tutti i suoi componenti amino questo artista, lo si evince dall’esecuzione; le voci dei due chitarristi cantanti, poi, ricordano molto quella di Gaber. Tutti insieme danno vita ad uno spettacolo tessendo una colonna sonora ben intrecciata con la narrazione dei due attori.
Gli amanti di questo cantautore troveranno la sua essenza attraverso questi artisti, potranno apprezzarne i brani ben eseguiti e, come ho visto fare stasera da alcuni presenti, accompagnarli col battito del piede o il canto di alcune strofe.
Foto di Claudio Cavalloro e Luciano Lattanzi
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