Intervista ad Antonietta Bello, ama dipingere e sogna di condividere le scene con Roberto Herlitzka
Antonietta ti travolge con la sua simpatia spumeggiante e quando dice che con lei ci si sente liberi di raccontarsi c’è da crederle davvero. Attrice di teatro, cinema e tv è pronta a sbarcare nelle sale con il film “Lovers”, un piccolo gioiello di cinema indipendente vincitore di numerosi premi in festival internazionali. In un complicato intreccio di ruoli e identità, lo spettatore si trova catapultato all’interno di una fotografia deludente delle relazioni umane. In questa chiacchierata, Antonietta ci svela qualcosa in più sul suo personaggio raccontandosi tra passioni e nuovi progetti.
Antonietta, dal 5 aprile sei nelle sale con il film “Lovers”. Parlaci del tuo personaggio.
Dafne, il personaggio che interpreto, racchiude in sé quattro identità. Senza svelare troppo posso dire che l’interpretazione varia a seconda del punto di vista dello spettatore. Mi spiego meglio: possono essere considerati quattro personaggi separati e distinti o quattro versioni di uno stesso personaggio. Insieme ad altri tre attori raccontiamo l’incontro-scontro tra amore, tradimento, lavoro e cultura, ingredienti pronti ad amalgamarsi intorno alle diverse relazioni che si svilupperanno siano esse sentimentali, affettive o lavorative.
Immagino non deve essere stato facile alternarsi tra più identità…
E’ stato molto complicato. L’idea di pensare a quattro facce di uno stesso personaggio mi ha permesso però di essere più leggera nello scambiare i ruoli al momento necessario. All’inizio temevo che sarebbe stato difficile invece poi, complice anche il trucco e il parrucco, è stato immediato l’entrare e uscire da un personaggio. Inoltre, nonostante la maggior parte delle scene fossero toste, ho riscontrato alla base un certo divertissement. Questo ultimo aspetto è stata la chiave di leggerezza che mi ha permesso di cambiare ruolo con più destrezza.
Il film sembra presentare un quadro un po’ desolante degli uomini di oggi.
Anche delle donne aggiungerei (ride) e più in generale delle relazioni. Noi attori siamo partiti dall’idea del regista Matteo Vicino e ci siamo adoperati per cercare di realizzarla al meglio. Credo che dal film traspaia il pensiero comune che non esistono più relazioni in grado di sopravvivere al tempo e non si può negare che una parte cospicua di realtà tenda a conformarsi a quest’idea. Si tratta di un problema anche culturale. Non nascondo di essere più ottimista rispetto alla visione personale del regista. Il film ci consiglia di guardare in una direzione: dare forza all’amore vero e alla cultura efficace.
Non trovi che le donne abbiano una parte di responsabilità nell’aver accettato così a lungo un modello culturale sbagliato? E che ruolo dovrebbe avere l’uomo nell’affiancare le donne per i loro diritti?
Qui apriamo un mondo. Non è una questione di colpe. Le donne partono da modelli precedenti, retaggi di una mentalità maschilista. Quando nasci con una cultura credi che sia quella giusta. Che ci sia bisogno di un cambiamento è evidente e mi auspico sia innanzitutto culturale. Con una donna sottomessa un figlio non può crescere bene. Cambieranno le cose non con i vivi, ma con coloro che dovranno nascere. Spero davvero che possano esserci tante Olympe de Gouges, che è stata la prima giacobina della storia, che abbiano il coraggio di combattere insieme agli uomini per degli ideali. Spero solo che tutto ciò non si traduca nella fine di Olympe che è stata assassinata dai suoi stessi compagni perché donna.
Il regista ha fotografato la difficoltà dei giovani di oggi nel costruire rapporti che possano sopravvivere al tempo. Strada facendo, cosa hai imparato dall’amore?
Bauman teorizzava che i rapporti non possono durare più di dieci anni. Io ho imparato che l’amore si articola in uno spettro ampio di elementi: trasporto, affetto, eros, volontà, desiderio e rabbia. L’amore per me è stato lo sguardo di una persona che ha saputo intravedere dei lati che non conoscevo. Sai, se tu non impari ad amare ciò che la persona ha visto in te allora vuol dire che ti sei fermato. Devi imparare ad amarti nello stesso modo in cui il tuo compagno ti ama altrimenti si verifica uno squilibrio. Imparare ad amare ciò che lui ti ha fatto scoprire di te stessa è un passo incredibile dell’amore. Non è semplice ma se si riesce a farlo si diventa due identità che decidono di stare assieme pur rimanendo forti e libere.
Un altro tema toccato dal film è quello della cultura. A tal proposito prendo in prestito una citazione di Hannah Arendt: la società di massa non vuole cultura, ma svago. Qual è il tuo pensiero?
Lo diceva anche Edoardo Sanguineti (ride). La società odierna rende necessario il superfluo e il superfluo necessario. Credo che nel momento in cui una persona prova sulla sua pelle la differenza tra svago e cultura si innamora del necessario. La differenza non sta nella modalità, ma nell’effetto che si vuole raggiungere nel lungo periodo. Se tutti fossimo in grado di capire questo, sai quanto ci sentiremmo più leggeri?
Ci puoi raccontare qualche aneddoto divertente delle riprese sul set?
Ce ne sono tantissimi perché Luca Nucera è un simpatico mascalzone (ride). Uno dei momenti più esilaranti però è stato quando abbiamo visto Luca con i baffi. Infatti, mentre lui parlava la nostra attenzione era concentrata sul movimento dei suoi mustacchi. Quando lo vedrete nel film capirete!!!
Voltiamo pagina e facciamo un tuffo nel passato. Da bambina cosa sognavi di fare?
La pittrice e la restauratrice. Da bambina disegnavo sempre e questa passione è ancora viva in me. Fino ai vent’anni è stata la mia principale aspirazione. Poi ho incontrato la recitazione che mi ha permesso di realizzarmi nella mia totalità.
Tra teatro, cinema e tv cosa ti affascina di più?
Tutti e tre. Al teatro riconosco una potenza creatrice e catartica, ineguagliabile per alcuni versi. La fiamma del teatro è fragile come la fiamma di una candela, ma la sua capacità seduttiva è immensa. Mentre nel teatro è tutto estroflesso nel cinema è il contrario. Questo ti permette di guardarti dentro cogliendo dei lati nascosti. La televisione è una combinazione tra queste due realtà anche se si avvicina molto più al cinema. E’ diversa l’utenza e anche il modo in cui lo si fa. Una cosa bellissima della televisione è che le persone che lavorano con te sono persone semplici e meravigliose. Pensa che i legami più belli li ho costruiti proprio lavorando sui set televisivi.
Quali sono secondo te i pro e i contro di questo mestiere?
E’ un mestiere che ti mette alla prova e che ti permette di venire a contatto con parti di te che non conoscevi, talune anche scomode. La scoperta è sempre accompagnata da un Eureka che ti libera da una zavorra. Con questo non voglio dire che sia terapeutico ma sicuramente nella ricerca interiore che ci è concessa è utile. Si ha la possibilità di conoscere tante persone e di far circolare tanta bella energia. Il contro è che spesso ti trovi lontano dai tuoi affetti e se non stai attento li trascuri. Se li trascuri, ti accorgi solo dopo un po’ che non hai dedicato del tempo anche a te stesso. Inoltre, è importante saper gestire la popolarità anche se è difficile imparare che non si può aiutare tutti. Devi restare unito a te stesso.
Quali sono i tuoi hobby? A cosa ti dedichi nel tempo libero?
Dipingo sempre, tutti i giorni. Mi tengo in costante allenamento praticando sport anche se ultimamente ho poco tempo libero. Mi piace mangiare bene e andare per mostre. E ultima cosa, quando sono in giro per Roma o in città che non conosco dedico sempre un pomeriggio a cercare gallerie d’arte sconosciute per conoscere le nuove leve.
Il complimento più bello che hai ricevuto.
Sono stati due i complimenti che mi hanno fatto davvero piacere. Il primo me l’ha fatto un attore fichissimo anche se non posso svelarti di chi si tratta. Mi ha detto che nella recitazione ero ricca e torbida e che trovava una somiglianza con Cate Blanchett. Un’altra invece mi ha detto che la maggior parte delle persone che stanno con me si sentono libere di potersi raccontare senza filtri.
Con quale regista e attore ti piacerebbe lavorare?
Mi piacerebbe poter continuare a lavorare con il regista Giorgio Sangati perché lo stimo professionalmente e credo fermamente possa essere il futuro del teatro. L’attore con cui vorrei condividere le scene è Roberto Herlitzka. E’ per me una divinità (ride).
Cosa bolle in pentola per il futuro?
Vi sono tanti progetti teatrali che stanno venendo alla luce e per cui sarò in giro per l’Italia. E poi qui lo dico e qui lo nego, considerando che la città in cui vivo è Roma, mi piacerebbe poter fare qualcosa di bello anche a casa. Ah, mi raccomando: vi aspetto nelle sale con Lovers! Non mancate!