TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona e oltre
Teatro Planet
“Novecento”
Di Alessandro Baricco
Con Antonello Avallone
Per la prima volta sono ospite al Planet, teatro con una capienza di circa cinquanta posti; un salotto ubicato nel cuore di San Giovanni. Vengo accolto, così come gli altri spettatori, dall’ ospitale Gabriele Pianese, responsabile della direzione organizzativa.
“Novecento” è un monologo teatrale, famoso perché ha ispirato il film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore, con Tim Roth nei panni del geniale pianista che si muove attraverso le musiche di Ennio Morricone.
Il film è sublime, e così anche il monologo che racconta, a tratti accompagnato dalle stesse meravigliose note, la storia del protagonista imbarcato sul transatlantico Virginian. Si tratta di un neonato abbandonato sulla nave e cresciuto da un fuochista che lo chiamerà Max Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Crescendo, Novecento dimostrerà di avere un dono e diventerà un eccezionale pianista.
Antonello Avallone, nei panni dell’amico Max Rooney, trombettista della band del Virginian nell’immediato primo dopoguerra, ne racconta le incredibili vicende.
In molti si sono cimentati in questo monologo non facile. Antonello, con la sua recitazione trascinante e coinvolgente, ci lascia con il fiato sospeso per circa un’ora e un quarto. Il tempo si ferma, il pubblico è ammaliato dalla sua gestualità, dai cambi di voce con cui dà fiato ai diversi personaggi che si incontrano, dal timbro vocale che ricorda il doppiatore di Tim Roth, con una voce a tratti stridula, inconfondibile e simpatica. Antonello Avallone è un grande attore, non sono di certo il primo a dirlo; ho avuto modo di vederlo in “Central Park West” nei panni di un riuscitissimo Woody Allen e ne “Il berretto a sonagli” di Pirandello. Ho molto apprezzato i due spettacoli, le sue performance, la regia e i suoi cast che sceglie con oculatezza, visti i risultati.
Qui è da solo in un monologo che, come sottolineo sempre, è il genere di spettacolo più difficile per un attore, ma anche più soddisfacente perché gli consente di tirare fuori il meglio di sé.
Questo artista ci travolge: attraverso i suoi occhi brilla quell’oceano descritto con tanta passione, mentre si rivivono tutti i punti salienti della pellicola che sembra scorrerci davanti.
Sentiamo l’odore di quel mare, delle caldaie della nave, dell’olio della sala macchine, ma anche i profumi delle signore insieme al tintinnare dei loro gioielli, l’odore fastidioso delle sigarette, l’olezzo della sovraffollata terza classe dove Novecento e la sua band si recheranno di tanto in tanto per divertire e divertirsi con gli emigranti diretti verso il Nuovo Mondo a cercare fortuna.
Grazie ad Antonello si rimane incollati alla sedia con gli occhi attenti e a tratti lucidi, come inebetiti, e con la bocca socchiusa si pende dalle sue labbra che emozionano. L’attore sembra essere davvero l’amico Rooney del film; racconta le situazioni con una tale enfasi e precisione espressiva che sembra averle vissute in prima persona.
Nel finale vestirà i panni di Novecento e riproporrà le battute conclusive del film, quelle drammatiche in cui saluta per l’ultima volta il suo amico. Una storia bella, triste e ricca di forti emozioni.
Da tempo desideravo vedere la versione recitata da Antonello Avallone e finalmente ne ho avuto l’occasione grazie al teatro Planet. Uscendo, ho sentito solo commenti positivi e ho visto i volti degli spettatori palesemente soddisfatti.
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