“Bang!”

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Teatro Hamlet
Testo inedito di Angelo Longoni
Regia di Gina Merulla
Con Alessandro Cremona e Patrizia Casagrande.

Ho visto poco tempo fa questi due attori in “I Mohamed”, del grande Yaser Mohamed. Entrambi impegnati in due parti introspettive, volutamente statiche, ricche di paradossali automatismi ripetitivi e al contempo molto profonde e cariche di significati. Si esprimevano con poche parole, molti silenzi ed una singolare gestualità. Tutti elementi che riempivano la loro esibizione e che lasciava spiazzati. Stasera era doveroso approfondire la loro conoscenza in un altro spettacolo.

Ci troviamo in una stanza vuota, ricostruita in questo invitante e bel teatro in zona Pigneto, mentre la luce con difficoltà illumina i contorni di uno spazio sospeso in una sorta di non tempo.

All’ingresso in sala troviamo già i due personaggi sdraiati per terra, come se avessero perso i sensi per uno shock.

All’interno di questa strana realtà, irrealtà o sogno, sono intrappolati un uomo e una donna.

Loro compagni la penombra e il silenzio angosciante e surreale, rotto all’improvviso da un’esplosione esterna alla scena.

Loro malgrado, i protagonisti si trovano invischiati in una serie di eventi e circostanze di cui però non comprendono le dinamiche; succubi ed impotenti sembrano aver perso la memoria e non rammentano cosa sia accaduto prima di finire qui, come ci siano arrivati e ancora peggio chi siano.

bangInsieme cercano di scoprire la loro identità e cosa stia succedendo, interrogandosi preoccupati sulle strane esplosioni che continuano a verificarsi all’esterno e da cui pare siano ancora al sicuro.

Il dilemma in cui si trovano sta nel dover scegliere cosa fare. Nel timore di essere in imminente pericolo cercano, sperano, vorrebbero agire per salvarsi, pur non avendo idea di cosa possa accadere.

Il testo naturalmente è ampiamente introspettivo e si muove sui confini di beckettiana memoria; si respira da subito quella stessa difficoltà di agire di Godot e una forte ispirazione al teatro dell’assurdo e del non senso, condito con situazioni irreali e surreali ampliate dagli stravaganti dialoghi e dall’avvicendarsi di situazioni paradossali e grottesche impregnate di ironica ed umoristica drammaticità.

Tutto questo serve a coinvolgere lo spettatore con l’intento di spingerlo a guardare dentro sé in cerca di una spiegazione attraverso la sua esperienza personale. Ed ognuno, ovviamente, trova la “sua”.

Ci troviamo davanti a due attori assai talentuosi, che oltre alla scuola di Beckett infarciscono i loro personaggi e la recitazione con l’espressività dei clown e dei mimi, creando qualcosa di diverso, se non di nuovo, in questa difficile proposta. Entrambi possiedono una gamma infinita di espressioni che sfoderano continuamente per tutto lo spettacolo, arrivando paradossalmente a divertire nonostante l’insolita proposta. Alessandro e Patrizia raggiungono alti picchi interpretativi, sembrano il grafico di un elettrocardiogramma impazzito con i loro continui cambiamenti di stato d’animo. Sono spettacolari, preparati e svincolati da ogni concetto che potrebbe legarli ad una definizione; stravolgono e affascinano continuamente lo spettatore.

Nella voluta scarna scenografia ho visto una mente, mentre le due porte sui lati mi hanno suggerito l’allegoria di due orecchie affacciate sul mondo esterno ma ben chiuse a chiave. Dopo numerose peripezie, i due troveranno quelle chiavi che hanno sempre avuto sotto il naso, pur continuando a girare a vuoto persi nel panico all’idea di una scelta che potrebbe avere disastrose conseguenze.

Entrambi vestiti alla stessa maniera, indossano due gessati che forse vogliono raffigurare una divisa carceraria burlesca ma prettamente mentale.

Loro stessi sono la loro prigione. Uno claudicante, l’altra offesa ad un braccio, manifestano una palese menomazione fisica che, non essendo così determinante per una non azione, va letta come limite mentale e psicologico che li conduce all’ autocommiserazione impedendogli di muoversi come vorrebbero e portandoli a un costante conflitto tra loro. Pur essendo donna e uomo, rappresentano potenzialmente i lati opposti di una unica persona, come i risvolti di una stessa medaglia.

Sembra vogliano distaccarsi, prendere le distanze l’uno dall’altra, tanto da darsi del “lei” negli scambi verbali, ma sono legati da un cordone ombelicale invisibile.

Il conflitto che ingenerano e che li fa sbattere tra loro e tra le pareti di questa stanza come atomi che si attirano e respingono, paradossalmente è per assurdo una forma di staticità sottolineata dall’incapacità di prendere decisioni e trovare un accordo.

Rimanere imprigionati ma protetti o uscire?

Le esplosioni, allora, sono stimoli provenienti dall’esterno che i nostri hanno timore di affrontare perché reputano scioccanti. Tutto ciò che non si conosce solitamente spaventa… si va dunque a rispolverare, attraverso questa messinscena, quell’atavico terrore di ciò che è sconosciuto, interpretato in forma di terribili esplosioni, che avvengono guarda caso a ogni loro piccolo successo o avanzamento nella storia, e seppur non investendoli direttamente, le esplosioni li stordiscono lasciandoli tramortiti.

Forse questa è semplicemente la metafora della ricerca profonda di sé stessi. Rifiutandosi, infatti, arrivano a non riconoscersi nelle loro stesse foto trovate in due valigette. Valigette che potrebbero rappresentare dei contenitori di ricordi di quella loro memoria perduta.

bangAlessandro e Patrizia mi sono sembrati la rappresentazione di due neuroni impazziti che sbattono nelle pareti di una testa confusa nella disperata ricerca di capire, di agire inibendosi a vicenda per autoprotezione.

Insomma, una sceneggiatura ricca di retroscena partorita da una penna provocatoria, profonda, introspettiva ed ispirata, quella di Angelo Longoni, che insieme alla regia visionaria di Gina Merulla, a un uso attento di musiche, rumori e luci, ha dato vita ad uno spettacolo particolare ed originale che porta lo spettatore a riflettere..

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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