Le diagnosi di tumore aumentano ma i notevoli progressi nelle terapie portano a un significativo tasso di sopravvivenza per il tumore al seno
In parallelo aumenta l’attenzione alla qualità della vita e alla salute sessuale senza distinzione di genere. Questi dati* emergono da una recente revisione della letteratura fatta dagli specialisti dell’IRCCS Istituto Nazionale Regina Elena(IRE) che oggi si sono confrontati con i colleghi di altre istituzioni sanitarie e con cittadini e pazienti.
“La salute sessuale è una questione fondamentale – sottolinea Patrizia Vici, oncologa responsabile della struttura di studi di fase IV dell’IRE e promotrice dell’evento – ma largamente sottovalutata, soprattutto dalle donne con tumore al seno mentre si hanno pochi dati sugli uomini con patologia mammaria.”
In entrambi i sessi si registra un alto tasso di disfunzioni sessuali. Molti possono essere gli approcci terapeutici e molti sono gli approfondimenti da svolgere in un’ottica di cure personalizzate e medicina di genere.
Occorre approfondire il fenomeno delle disfunzioni correlate alle terapie e le relative opzioni di cura.
La mancanza di dati in pazienti maschi con tumore al seno può avere una straordinaria rilevanza nei portatori di mutazioni BRCA1/2 poiché le probabilità di sviluppare un tumore al seno e alla prostata, oltre che disfunzioni sessuali, sono particolarmente elevate.
“La revisione effettuata di recente – evidenzia Patrizia Vici- ha raccolto le evidenze di numerosi studi che riportano un’alta percentuale di disfunzioni sessuali femminili: diminuzione interesse sessuale del 49,3%, dispareunia 35%-38%, preoccupazioni per l’immagine corporea e del desiderio sessuale 10%-14%, calo di eccitazione 5%), e orgasmo 5% i disturbi più comuni.
Sono stati inclusi anche gli studi sulle disfunzioni in pazienti oncologici maschi, ma mancano completamente studi e dati su pazienti di sesso maschile affetti da tumore del seno.”
La maggior parte dei dati raccolti riguardano le disfunzioni derivanti dal cancro alla prostata. Comunque, i trattamenti ormonali comunemente usati nel trattamento del cancro al seno, inclusi tamoxifene, inibitori dell’aromatasi, gli analoghi dell’LHRH, e farmaci chemioterapici, possono causare disfunzioni sessuali anche negli uomini. Studi dimostrano che questi trattamenti possono influire sulla produzione di testosterone e altri ormoni, portando a diminuzione della libido, disfunzione erettile e altri problematiche sessuali.
I pazienti di sesso maschile sono di solito più proattivi nel sollevare questioni sessuali e più inclini a chiedere apertamente informazioni e soluzioni, al contrario delle pazienti di sesso femminile che tendono a essere più reticenti nel chiedere informazioni relative al sesso
L’imbarazzo non è unilaterale, e spesso il tema non è affrontato in modo appropriato dai professionisti della sanità.
La sessualità maschile e femminile presenta molte differenze fisiologiche e anatomiche, psicologiche, culturali hanno evidenziato gli specialisti intervenuti.
Esiste una mancanza di conoscenza e di esperienza nella gestione degli strumenti a disposizione degli oncologi per affrontare in modo appropriato la questione, che possono tradursi in una notevole sottovalutazione della salute sessuale e in una considerevole sottostima dei disturbi sessuali.
Gli strumenti per gestire le disfunzioni ci sono e ne hanno ampiamente parlato gli esperti ma c’è necessità di effettuare studi di ampie dimensioni per valutare con maggior attenzione le soluzioni più promettenti.
Il trattamento del tumore al seno è sempre più personalizzato in base alle caratteristiche del tumore ed esigenze della/del paziente e può combinare chirurgia, chemioterapia e radioterapia, oltre a terapie immunologiche, biologiche ed endocrine.
Ognuno di questi trattamenti può influire negativamente sulla funzione sessuale: l’intervento chirurgico impatta sull’immagine corporea e infatti gli interventi conservativi e le ricostruzioni del seno portano le donne ad una maggiore soddisfazione nella vita sessuale rispetto alle mastectomizzate. Non sono da meno la chemioterapia e il trattamento endocrino o altre terapie adiuvanti.
Gli effetti collaterali di lunga durata incidono e tendono a inficiare l’aderenza e la compliance globale al trattamento.
Ad esempio, il tasso di incidenza di atrofia vulvovaginale, sindrome caratterizzata da una drastica riduzione dello spessore dell’epitelio vaginale e da una marcata riduzione del flusso sanguigno, è molto più basso in chi assume tamoxifene rispetto a chi assume gli inibitori dell’aromatasi.
Il tamoxifene è indicato come terapia adiuvante nei pazienti di sesso maschile con carcinoma mammario ER-positivo ed è spesso associato a un calo della libido e a una disfunzione erettile documentata fin dai primi anni ’20. Gli inibitori dell’aromatasi nel paziente di sesso maschile devono essere somministrati con gli analoghi dell’LHRH, determinano, analogamente a quanto si verifica nel cancro della prostata, un blocco completo della produzione ormonale, con ovvie conseguenze sulla sessualità.
Le terapie per le donne sono molteplici: quelle locali costituite da lubrificanti vaginali a base d’acqua o di silicone; gli idratanti vaginali che garantiscono elasticità e lubrificazione e possono essere a base di acido ialuronico.
Sono stati testati anche gli estrogeni vaginali (estradiolo ed estriolo ecc.) a basso dosaggio, concordati scrupolosamente con l’oncologo per questioni di sicurezza nell’uso di trattamenti ormonali, ma sono da riservare a casi selezionati non responsivi ad altre strategie terapeutiche e sotto stretta sorveglianza.
Di più recente utilizzo, il Laser CO2 vaginale che migliora significativamente la dispareunia.
Infine, per entrambi i sessi, vi sono le consulenze psico-oncologiche e la psicoterapia, che risultano maggiormente efficaci se effettuati in coppia.
Se per le donne le terapie psicologiche riducono l’ansia, aumentano le conoscenze sulla sfera sessuale e migliorano in generale la qualità di vita, è stato riscontrato che negli uomini aumentano solo l’aderenza alle terapie per la disfunzione erettile; la combinazione di alcuni farmaci con le onde d’urto, ed infine, le iniezioni intra cavernose, possono essere le strategie per combattere la disfunzione erettile.
Varie le opportunità ma anche alcuni limiti riguardano le terapie citate: il laser frazionato non è una prestazione offerta dagli ospedali pubblici e vanno approfonditi i benefici sul lungo termine; inoltre, vanno approfonditi gli aspetti di costo-efficacia delle varie opzioni e vanno studiati in dettaglio i disturbi sessuali nei pazienti maschi affetti da tumore al seno, di cui non si ha pressoché traccia in letteratura.
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