Il cantante, ospite del No Filter Tour di ScuolaZoo, ha raccontato ai seicento studenti presenti a Roma del suo rapporto con il corpo e delle sue insicurezze e di come è riuscito ad accettarsi quando ha imparato a volersi bene
Il No Filter Tour è un progetto di media education e benessere digitale dedicato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.
Un tour ideato e sviluppato da ScuolaZoo, la più grande community di studenti in Italia, che ha l’obiettivo di fornire informazioni e strumenti adeguati affinché i ragazzi usino i social media con consapevolezza, minimizzando i rischi per la propria salute fisica e mentale. Dopo le tappe di Milano e Parma, si è concluso questa mattina a Roma al Teatro Argentina.
Ospite delle tappe di Milano e Roma è stato Rosa Chemical, che oggi al Teatro Argentina ha raccontato ai seicento studenti presenti di come ha vissuto l’adolescenza, del rapporto con il proprio corpo e dei disturbi alimentari che ha affrontato.
“Il momento in cui ho imparato ad accettarmi e a volermi bene è stato fondamentale. È questo il più grande cambiamento che possiamo fare: imparare ad amarsi tanto e capire che in realtà siamo belli così come siamo”.
La musica e l’arte sono passati per Rosa Chemical da un problema a un punto di forza: “non mi piaceva andare a scuola, amavo disegnare e scrivere, ero ossessionato dall’arte tanto da non dormire la notte e trascorrerla rinchiuso in cameretta.
Questa cosa mi faceva sentire diverso, anche agli occhi dei miei genitori. Poi sono riuscito a far capire, in primis a me stesso, che era la mia passione e il mio sogno, e così lo stavo inseguendo. Così mi sono accettato e le persone hanno fatto lo stesso”.
La continua esposizione a modelli di perfezione estetica, così come la possibilità offerta dalle piattaforme di usare filtri bellezza sempre più realistici, può incidere negativamente sull’auto-accettazione corporea (e non solo) degli adolescenti, inducendoli a inseguire ideali di perfezione che nella vita vera non sono realizzabili e provocando reazioni a catena che, nei casi più gravi, possono sfociare in disturbi del comportamento alimentare, depressione e isolamento sociale: “Io ad esempio mi guardo allo specchio e mi vedo asimmetrico, una parte della mia faccia mi sembra molto più brutta dell’altra.
Forse mi sembra brutta perché è diversa dai canoni estetici che ci impongono? è una mia insicurezza, ma la supero consapevole che le imperfezioni esistono e sono parte della nostra unicità”.
Scrivi a: redazione@viviroma.tv