Teatro Nuovo Orione
Di e con Antonio Giuliani
Il comico, cabarettista e attore italiano di Primavalle presenta un nuovo spettacolo pregno della sua riconoscibile comicità. Era molto tempo che volevo rivederlo ma non ne ho avuto l’opportunità, e allora quale miglior occasione di questa prima al Teatro Nuovo Orione?
Istrionico e poliedrico, Antonio con un inimitabile approccio fortemente romano ci intratterrà seguendo il copione del suo spettacolo ma anche infarcendolo di tanta improvvisazione.
Ogni pretesto è ben sfruttato dall’artista: che sia qualche risata particolarmente originale e fragorosa della platea o qualche risposta spontanea di qualche spettatore, tutto diviene opportunità per interagire con il pubblico ma anche con i tecnici, quando per esempio si attardano nel cambio luci o nella proiezione di una slide; il tutto crea una particolare suspense comica nella sala e il finto imbarazzo di Antonio, fatto dalle sue tipiche e tanto amate espressioni tra la perplessità e la provocazione.
Questa è la prima replica, ed un attimo di rodaggio ci vuole per lo staff. Diciamolo poi, non è così facile stare dietro a tutte le geniali ed inaspettate trovate di questo artista, dalla grande maturità professionale frutto di un’esperienza trentennale nello spettacolo che gli permette divagazioni e digressioni continue per arricchire la performance.
La serata comincia con la proiezione di un telegiornale studiato ad hoc, che prepara la strada agli argomenti che saranno trattati.
Entra fingendo una simpatica telefonata con la madre e già partono le prime risate. Antonio è un personaggio arcinoto, molti dei presenti lo conoscono e lo seguono da tempo. Non ha neanche bisogno di creare una particolare atmosfera perché è già presente, palpabile in tutti i commenti affettuosi che si sentono nella sala strapiena.
Il primo tema è l’alimentazione, con i cibi contaminati e la loro provenienza estera. Assurdo se si pensa che in Italia abbiamo la migliore cucina e i migliori cibi del mondo. Evidente è la critica dell’artista, che poi dileggia il nostro abituale uso di termini stranieri e di improbabili quanto forzati neologismi che prepotentemente hanno “inquinato” la nostra lingua. Esilarante il confronto proposto tra un romano e un pugliese e la gag su papa Francesco e le sue guardie svizzere con le loro inverosimili divise, che confrontate con quelle di altri corpi militari spiccano oltremodo.
Assolutamente simpatica la descrizione di un incidente con una bella ragazza e il conseguente primo appuntamento, che in seguito lo porta ad affrontare con grande ironia il rapporto tra uomo e donna prima come fidanzati e poi come coniugi, con le inevitabili differenze.
Poi viene affrontato il rapporto con i figli, e le differenze tra quelli di oggi e di ieri; Antonio evidenzia il baratro tra le due realtà in cui i cinquantenni non possono non riconoscersi.
Visto che stasera si festeggia Halloween, il tema scivola inevitabilmente sul racconto di alcuni film dell’orrore visti da ragazzino al “pidocchietto” (come veniva chiamato l’economico cinema dei preti) e i paradossali comportamenti dei protagonisti, terreno fertile per una raccolta di battute che Antonio ricorda di aver sentito al cinema e che riporta divertendo la sala. Ovviamente ci mette del suo e racconta di un virtuale soggiorno del conte Dracula che si aggira nella capitale interagendo con i romani in improbabili quanto divertenti situazioni.
Questo apre la parentesi per tutto il glossario e per una sequela di modi di dire geniali che i romani esternano nelle situazioni più disparate. “Anche meno”, ad esempio, vuole simpaticamente sottolineare le nostre esagerazioni, spingendoci a rilassarci per affrontare la vita nel migliore dei modi, sempre con il sorriso in bocca.