Si trova su questo colle. Ultima tappa ed ultimo articolo che tratta della lunga passeggiata sul Celio.
In epoca imperiale l’area era piuttosto urbanizzata e dunque molte erano le vie che la percorrevano. Di queste Il Clivus Scauri era l’asse principale, tagliato dal Vicus Trium Ararum. Qui si potevano trovare numerose tabernae, i cui resti sono sotto l’attuale oratorio di Santa Barbara. La zona, inizialmente popolare era ricca di insulae con annesse botteghe al pianterreno. Negli anni la zona si trasformò in un quartiere residenziale di lusso. Alla fine del III secolo le insulare avevano lasciato ormai il posto alle domus signorili e piuttosto eleganti.
In queste case agli inizi del IV secolo sorsero molti luoghi privati di culto cristiano. Qui venne fondata la basilica dei Santi Giovanni e Paolo intorno al 398. Sotto di essa è possibile visitare degli antichi edifici, già descritti nell’ altro articolo sulle domus ipogee del Celio.
Nel VI secolo papa Gregorio I, della famiglia degli Anici, costruì sul lato sinistro (discendendo il Clivus) un monastero, in per altro visse. Nel 575 costruì una piccola chiesa dedicata a Sant’ Andrea con annesso monastero sempre intestato al santo.
Alla morte di Gregorio I il monastero venne abbandonato. Così papa Gregorio, capo della chiesa tra il 715 e il 731, lo fece ripristinare e fece costruire l’edificio attuale.
In questa chiesa nel 1130 si riunì la commissione cardinalizia incaricata dal Sacro Collegio di scegliere il successore di papa Onorio II appena deceduto. I cardinali elessero papa il cardinale Gregorio Papareschi che prese il nome di Innocenzo II.
Nel 1633 il cardinale Scipione Caffarelli Borghese fece costruire il portico e la facciata su progetto di Giovanni Battista Soria. Nel 1725 e di nuovo nel 1830 la chiesa subì nuovi interventi.
Qui nel monastero camaldolese durante la seconda guerra mondiale, furono reclusi dai nazifascisti alcuni importanti personaggi, tra cui il senatore Alberto Bergamini e Roberto Suster, che però evasero il 28 gennaio 1944.
Il 10 marzo 2012 in memoria di papa Gregorio I, sono stati celebrati nella chiesa da papa Benedetto XVI i Primi Vespri in occasione del millenario della fondazione della casa madre della Congregazione Camaldolese.
L’aspetto esterno della chiesa è lo stesso datogli da Giovanni Battista Soria tra 1629 e il 1633. Francesco Ferrari progettò l’interno realizzandolo tra il 1725 e il 1734.
Per accedere alla chiesa si percorre una lunga scalinata che sale da Piazza di San Gregorio verso il colle dove sorge l’edificio. La facciata, sia per stile che per material usati, ricorda molto quella di San Luigi dei Francesi.
Arrivati all’ingresso troviamo un cortile porticato impreziosito con delle lunette affrescate ricavate dalle pareti e da alcune statue e lastre marmoree. Il portico ospita inoltre alcune tombe che si trovavano all’interno e che furono spostate qui dal cardinale Borghese a cortile realizzato. Tra queste tombe c’era anche quella della famosa cortigiana Imperia, amante del banchiere senese Agostino Chigi (1511). Un secolo dopo, al suo posto fu messa la tomba di un canonico di Santa Maria Maggiore, tale Lelio Guidiccioni.
Dal cortile si accede all’interno dove prima troviamo una seconda facciata. La chiesa segue la tipica pianta basilicale, con una navata centrale divisa da quelle laterali da dieci antiche colonne di granito e da pilastri. L’interno è a tre navate con un presbiterio in corrispondenza di quella centrale. Il pavimento cosmatesco è del XIII secolo. Il soffitto della navata centrale è ornato da un affresco realizzato nel 1727 da Placido Costanzi che raffigura il “Trionfo di San Gregorio Magno”.
Tra le decorazioni troviamo gli stucchi di Ferrari del 1725. Sopra l’altare maggiore è esposta una Madonna con i Santi Andrea e Gregorio del 1735, opera di Antonio Balestra.
Il secondo altare sulla sinistra ospita la Madonna in trono con Santi e Beati della famiglia Gabrielli di Gubbio, opera di Pompeo Batoni eseguita tra il 1732e il 1733. Alla fine della navata, troviamo un altare arricchito da un bassorilievo eseguito da Luigi Capponi. Sempre alla fine della navata si trova anche l’altare di San Gregorio Magno che raccoglie anche tre bassorilievi della fine del XV secolo.
In fondo alla navata sinistra si trova invece la bella Cappella Salviati. Il progetto era di Francesco da Volterra, ma fu terminata da Carlo Maderno nel 1600. Ospita un antico affresco rappresentante la Madonna che parla a san Gregorio, ed un altare di marmo di Andrea Bregno e dei suoi allievi del 1469.
Un organo a canne del XX secolo con due tastiere di sessantuno note ciascuna e con una pedaliera di trentadue si trova nella controfacciata.
Nel perimetro della chiesa sono compresi i tre oratori e la biblioteca già descritti negli articoli precedenti.
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