Nel 1299 il mausoleo di Cecilia Metella fu donato da Bonifacio VIII alla famiglia dei Caetani che vi fece costruire un castello circondato da mura e torri merlate. I dei merli sono ancora visibili addossati sulla parte alta dell’imponente e massiccia struttura del mausoleo.
Sul lato opposto della via Appia vi sono i resti di un’antica chiesa di architettura ogivale, ormai un rudere privo di tetto, ma ancora affascinante.
L’ingresso in marmo si affacciava sull’Appia e aveva un oculus sulla porta, (un’apertura circolare). La muratura in tufo è la stessa con cui è stato costruito palazzo; il luogo di culto presenta ancora tracce di intonaco che la ricoprivano.
La chiesa è molto particolare, perché è uno dei rari esempi di gotico sacro cistercense a Roma. Probabilmente costruita sotto l’influsso di papa Bonifacio VIII, che in quel periodo viveva a Parigi da dove proviene questo stile.
La struttura si presenta ad un’unica aula rettangolare, con una facciata liscia e senza decorazioni, sormontata sul lato sinistro da un campanile a vela.
I fianchi della chiesa sono scanditi da finestre monofore archiacute. L’interno è completamente spoglio, con un’abside sporgente anche questo senza copertura.
Presenta otto contrafforti e sette campate interne per lato in cui si alternano dodici finestre monofore, sei per lato, che erano decorate con motivi a calici con foglie. Il tetto scomparso era in legno.
Il nome a “Capo di bove”, deriva dal medioevo, e deriva dai fregi a forma di testa di bue (bucrani), che ornavano parte del mausoleo romano. Tommaso da Celano racconta che la chiesa fu costruita, all’interno del cortile del castello dei Caetani, all’inizio del XIV secolo, dall’architetto napoletano Masuccio II, al servizio degli angioini.
La chiesa fu consacrata parrocchia nel 1303 e dedicata a Nicola di Bari e veniva indistintamente frequentata sia dai nobili che dagli umili abitanti che vivevano intorno al castrum.
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