Teatro Tor Bella Monaca
Di Roberta Skerl
regia Paolo Triestino
con Paolo Triestino, Edy Angelillo e Emanuele Barresi
scena Francesco Montanaro
costumi Lucrezia Farinella
luci Alessandro Nigro
La storia coinvolge tre amici di sempre legati da un sentimento profondo e vero. Si ritrovano una sera a cena, in allegria, pronti a banchettare a base di pietanze brasiliane che il padrone di casa ama cucinare. Tutto è incorniciato da un giardino dove scherzano e parlano.
Filippo (Paolo), il padrone di casa, Giovanni (Emanuele) e Ninni (Edy), però sono improvvisamente coinvolti in una discussione: come si comporterebbero se accadesse loro qualcosa di imprevisto? Cosa sarebbero disposti a fare per il loro migliore amico?
Questa è, in sostanza, la sinossi pervenutami di “Que serà”. Un bel racconto sulla vera amicizia e sulla vita affrontato con tanta ironia, magica poesia, dolcezza e leggerezza… Sembrerebbe una semplice commedia…
No, in realtà c’è molto, molto di più! L’autrice costruisce un testo che ricorda all’inizio quelle commedie dal sapore di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini: simpatica, ironica e allegra, ma già dalle prime battute inserisce qualcosa di più profondo.
Ci si trova davanti a dialoghi serrati, retti in maniera credibile ed incalzante dagli attori, che credo non abbiano bisogno di presentazioni: Paolo Triestino, Edy Angelillo ed Emanuele Barresi, devo dire quest’ultimo per me una bella sorpresa. Un artista che non conoscevo dalla forte ironia toscana, che si amalgama benissimo con gli altri due artisti che stimo e che seguo ormai da tempo con passione.
Un trio che funziona e che a tradimento, grazie ad un bel testo coinvolgente, ci trascina dalla commedia soft ad un dramma, calibrato e ponderato, che si scioglie con disinvoltura tra momenti toccanti e tristi e altri goliardici e comici, senza mai rompere questa strana e delicata atmosfera creata.
Paolo è un medico single, pacato e posato con un inaspettato segreto da rivelare agli amici. Emanuele è un commercialista affermato, ma amareggiato e poco contento della sua vita.
Si sente in colpa per il troppo lavoro che lo assorbe e che toglie spazio alla sua famiglia e ai piaceri. Edy ha un bel negozio di biancheria intima che la impegna tutto il giorno, è separata e vive la difficoltà di occuparsi da sola di una madre afflitta dall’ Alzheimer.
Questo è il quadro della commedia che ci restituisce, tutto sommato, una situazione abbastanza frequente. I tre amici di conoscono da quarant’anni, si incontrano per questa serata che, però, cambierà il loro modo di vedere la vita.
C’è infatti una rivelazione inaspettata, un colpo di scena che scivola via e si intrufola con eleganza e delicatezza tra le battute e le burle reciproche, e che colpisce chi è in sala. Paolo svela qualcosa che riguarda la sua salute e, vista la grande amicizia che lega i tre, inevitabilmente la notizia coinvolge tutti.
Ecco la perla che contiene lo spettacolo. Il testo ci pone davanti a un dilemma: come ci comporteremmo se un nostro amico venisse colpito da un male incurabile?
Ecco che la situazione sul palcoscenico cambia diametralmente davanti all’ineluttabilità, colpisce l’impassibilità di Paolo che accetta il suo probabile destino, mentre gli altri reagiscono in maniera differente, e ognuno a modo suo esterna le proprie emozioni. Ecco che parte una serie di dinamiche che colpiscono lo spettatore, e si affaccia coraggiosamente ed elegantemente il tema dell’eutanasia, sfiorato con una delicatezza ed una classe estrema.
Ma anche il tema della profonda amicizia, dell’amore, della speranza e della morte…
L’autrice Roberta Skerl, che ho avuto il piacere di conoscere, dimostra una sensibilità ed un’attenzione particolare per la profondità d’animo e la ricchezza di sentimenti che infonde in ognuno dei suoi personaggi.
Nonostante questo colpo di scena drammatico, la commedia riesce in maniera egregia a giocare su un andamento altalenante con dei ritmi a dir poco perfetti e bilanciati, che attraversano momenti di tensione, drammatici, profondamente toccanti, senza dimenticare quelli ironici e più leggeri, senza stonare mai.
Struggente la scena in cui Paolo imbraccia la chitarra e canta una canzone (dal vivo) che fa emozionare la sua amica Edy e con lei il pubblico; o quando svela il suo problema di salute; o quella della reazione emotiva dei suoi amici, ma anche lo sfogo-monologo iniziale di Edy al telefono; le confidenze e le rivelazioni e i racconti personali ed intimi dei tre affrontati in chiave ironica…
Tutto questo è davvero sorprendente, i dialoghi non sono mai fini a se stessi, e seppur possono sembrare banali, racchiudono sempre una profondità che svela l’intimità non solo di personaggi ben strutturati e costruiti, ma anche le capacità dell’autrice di dare vita ad una storia intensa.
Il resto viene brillantemente sviluppato in scena, dove i nostri artisti si muovono in una scenografia essenziale ma comunque gradevole, in cui ricostruiscono una normalissima serata in un giardino, a cui sembra di partecipare come invitati.
Si riderà, si rimarrà con Il groppo in gola, ci si emozionerà trattenendo o liberando una lacrima fino ad un epilogo rappresentato in scena in maniera a dir poco superba e poetica.
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