Edicola di piazza Testaccio

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“Ce l’ho, c’è l’ho, mi manca”

Di Matteo Cirillo, Ariele Vincenti e Fabio Morgan
Con Matteo Cirillo
regia di Ariele Vincenti
Presenta la “Città ideale”

Sì, avete capito bene, la location è l’ edicola storica di piazza Testaccio Farruggia Perilli. Il bravo Matteo Cirillo, insieme ad un altro grande artista, Ariele Vincenti e con Fabio Morgan hanno avuto un’altra geniale idea: uno spettacolo non in un teatro ma dentro un’edicola.

I temi affrontati? L’editoria, il giornalaio come punto di diffusione di cultura e informazione, ma anche la vita dell’ edicolante e delle loro famiglie, coinvolte in sacrifici e impegni. Tutto condito con la storia del quartiere e dei suoi abitanti, intrecciate con le importanti e cruciali vicende accadute in Italia dal 1945, anno in cui è stata aperta questa edicola, fino ad oggi.

Sappiamo che con l’avvento di Internet i giornali, le riviste e i libri si vendono sempre meno. Negli ultimi quindici anni il numero di questi chioschi sparsi per le nostre città è drammaticamente diminuito: da 52.000 a 23.000. Ogni giorno in Italia, da quando è cominciata questa crisi, chiudono mediamente quattro nuove edicole.

Non so se vi è capitato di vedere, negli ultimi anni, le vetrine di questi negozietti, sempre più tristemente vuoti o colmati di oggetti in vendita che poco c’entrano con l’editoria. Scaffalature scialbe e tristi, sempre più scarne e disadorne che prima esplodevano di riviste e giornali. Oggi invece suonano come un monito alla sempre più crescente ignoranza o superficialità.

Una cosa davvero triste. Il progetto “Edicole” nasce proprio con l’obiettivo di riattivare questi spazi.

Sarà che ho qualche annetto, ma per me l’edicola rappresenta ancora un punto di riferimento importante dove acquistare con cadenza mensile riviste, libri o periodici. La prima cosa che mi colpisce, avvicinandomi, è l’odore delle riviste satinate o dei quotidiani. Un odore che ogni volta risveglia inevitabilmente ricordi legati alla mia infanzia e ancora oggi vivi, come l’acquisto di un pacchetto di figurine o di un fumetto. Vedendo questa proposta, vi garantisco che avrete modo di risvegliare delle belle sensazioni.

Matteo arriva simulando un ritardo e apre, davanti ai nostri occhi, le piccole serrande della sua edicola. Da qui, attraverso il testo e la sua recitazione, prenderanno vita e sgorgheranno come da una fonte i ricordi di una vita, anzi di tre vite, perché sono ricordi di almeno tre generazioni: la sua, del padre e del nonno.

Ci racconta, mentre faranno capolino le memorie della famiglia che ha gestito e gestisce ancora questa di Testaccio, la vita di ogni edicolante, mentre getta anche un occhio critico sulla nostra società, sulla storia e le vicende non solo personali e del quartiere, ma anche del nostro paese.

Grazie al sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Lazio, con la produzione del Progetto Goldstein patrocinato dal Municipio Roma 1, è possibile assistere a questo spettacolo semplicemente attraverso una prenotazione gratuita. Attirati dalle luci e dai racconti, si avvicina altro pubblico, gente di passaggio, che apprezza pur rimanendo in piedi, un prodotto artistico inaspettato e godibile.

Arrivo in netto anticipo e trovo lo staff della Città Ideale in fermento, ancora impegnato negli ultimi preparativi. Ariele e Matteo invece fanno il punto della situazione con gli ultimi dettagli: un gesto, un cambio di tono, un’espressione più incisiva in questo o quel passaggio… tutto per aggiungere valore ad un testo ben scritto e a quella che si rivelerà una grande performance.

Vedendoli impegnati in questo briefing, mi è sembrato di vedere un allenatore che dà gli ultimi consigli al suo campione prima che cominci la gara. Matteo è un cavallo di razza, un purosangue che una volta liberato, sprigiona tutta la sua energia senza riserve, e coinvolge lo spettatore trascinandolo in un mondo fantastico con la complicità del suo personaggio.

La platea è composta da un centinaio di posti sistemati su un angolo della piazza, che si fa sempre più gremita ed interessata, e che a spettacolo cominciato si dimostra sempre più interessata e coinvolta dall’interessante testo. Un monologo che si rivela un viaggio capace di portarci indietro nel tempo, a circa ottant’anni fa, per arrivare fino ad oggi.

edicoleMatteo su rivela come sempre un attore con una spiccata personalità. Sa come coinvolgere, travolgere e appassionare il pubblico che lo segue. È un artista originale, inimitabile. È simpatico, comico ma anche profondamente romantico ed empatico, che mette il cuore in tutto quello che propone, eccellendo sempre nella recitazione. Esprime tutta la sua passione e l’ amore che prova per il suo lavoro, e chi assiste ai suoi spettacoli finisce per amarlo. Un attore dalle grandi potenzialità che ha davanti a sé un futuro brillante.

Stasera impersona Carlo, che rappresenta l’ultima generazione di una famiglia di edicolanti. Lo conosciamo attraverso i suoi ricordi di bambino quando aiutava il padre in edicola svegliandosi con lui all’alba per attendere l’arrivo dei giornali, mentre Testaccio lentamente e faticosamente si svegliava per un nuovo giorno di lavoro. Con loro cominciavano la giornata un assonnato panettiere, un lattaio, un fioraio, un fruttivendolo…

Carlo, poi ci ricorda dell’ avvento dell’euro, di quando si usava il convertitore, quel piccolo congegno che ci aiutava a calcolare il cambio dalla lira. Ci racconta del suo primo giorno di lavoro seguendo i validi consigli del padre per portare avanti l’attività.

Il giornalaio, gli diceva il padre, non deve dare mai del lei a nessuno per non creare distanza con i propri clienti, e avvicinarli affettivamente. Poi, deve essere sempre discreto pur sapendo i piccoli segreti e le passioni di ogni cliente. Vi ricordate i film a luci rosse in videocassetta che le edicole tenevano nascosti alla vista? Venivano consegnati con molta discrezione all’ acquirente, sempre ben avvolti in un quotidiano per nasconderli.

Ma la storia raccontata, seppur divertente, nasconde anche una velata nostalgia e tristezza. La vita dell’edicolante è piena di sacrifici: poche festività, nessun weekend, né settimana bianca ed una fugace e breve villeggiatura.

Ottant’anni di vita vengono raccontati in un monologo di un’ora e mezza circa passando per i ricordi della guerra quando il nonno per primo, grazie ai suoi quotidiani, annuncerà ai testaccini come fosse un araldo posto su uno scranno (in realtà una cassetta per portare i giornali), la fine delle ostilità.

edicoleQuell’uomo è stato un punto di riferimento non solo per la sua utile attività, ma perché sapendo leggere. In un’Italia che nel dopoguerra contava tra la popolazione circa sei milioni di analfabeti, il nonno poteva leggere ai destinatari del quartiere le lettere dei parenti emigrati. E lui? Chiedeva in cambio solo i francobolli di quelle lettere. Con quelli viaggiava con la sua fervida fantasia in paesi che non avrebbe mai potuto vedere.

Tra i tanti riferimenti al nostro passato recente più drammatico, viene ricordato il dramma di Alfredino Rampi, il bambino caduto e poi deceduto nel pozzo artesiano e che, suo malgrado, promosse la prima diretta a reti unificate che tenne l’Italia col fiato sospeso.

Ma si parla anche di cose più leggere, come della mitica rovesciata di Carlo Parola… chi è? È quello che dal 1961 appare sulla copertina dell’album delle figurine dei Calciatori della Panini.

Così Carlo non può non raccontarci e riportarci alla mente quel convulso e frenetico scambio di doppioni a cui tutti abbiamo partecipato attraverso strenue contrattazioni per poter finire il nostro album, magari cercando una delle figurine più difficili da trovare come quella di Pier Luigi Pizzaballa, il portiere dell’Atlanta negli anni Sessanta, che per una particolare coincidenza che scoprirete vedendo lo spettacolo, risultava introvabile, così da rappresentare la figurina più rara mai esistita.

Questa e tante altre chicche compongono il testo di uno spettacolo romantico, nostalgico, ma anche divertente e frizzante.

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