“Dì no, per dire sì

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Sala P. Leone Dehon
…erano gli anni ‘70”

Di Alessandra Delfini in collaborazione con Veruska Gianni, Loredana Lombardi, Antonio Stregapede
Costumi Anna Maria Bucci, Luci Antonio Zaccaria, Suono Mauro Ranalli, Regia Antonio Stregapede
Compagnia teatrale La Sorgente

Oriana Amore (Lucia), Marco Chiapperino (Gianni), Roberto Chinelli (Marcello), Alessandra Delfini (Flora), Rossella Dianetti (Jole), Veruska Gianni (Vera), Loredana Lombardi (Ines), Orietta Mastrocesare (Dolores), Gianni Perrone (Settimio), Roberta Sette le (Anna), Antonio Stregapede (Remo)

Siamo a Roma negli anni ’70. Gli italiani si stanno per recare alle urne a votare il referendum sul divorzio. Questo argomento verrà affrontato nella pièce con estrema semplicità e chiarezza in un confronto tra due personaggi, proprio come ci trovassimo in prossimità della scelta.

Intanto, tutto procede nella quotidianità dentro un condominio i cui inquilini vivono la loro vita tra una difficoltà e l’altra, nella periferia romana.

La paziente e comprensiva Ines discute continuamente con il marito, lo sfaccendato ma simpaticissimo Remo, che cerca lavoro, o meglio cerca il sistema per non trovarlo. Insieme hanno una figlia, Anna, che ama i Beatles e vorrebbe lasciare tutto per coronare il suo sogno di andare in America e magari incontrare John Lennon.

Poi c’è l’erudito professor Marcello, alle prese con la vicina di casa Flora che ha un debole per lui. Sarà ricambiata?

L’uomo è stato abbandonato dalla moglie, vicino le è rimasta la trasognante figlia Vera, che sogna di sposarsi. Il suo lavoro in un uno dei primi grandi magazzini aperti in Italia le conferisce un atteggiamento da gran signora, spesso battibeccando con la coetanea Anna, amica ma completamente diversa da lei.

Dalla finestra si affaccia, sbirciando e origliando ogni conversazione tra inquilini, la signora Lucia; si dice poliglotta, ma parla solo il dialetto romano, e intanto si interessa ai fatti di tutti, in competizione con l’esuberante portiera Jole. A fare visita ogni giorno nel condominio c’è lo spassoso ed imbranato postino Gianni, e anche il tuttofare Settimio.

di noQuest’ultimo, dal forte accento pugliese, è travolgente, confusionario e simpaticissimo.

Tutto procede nella normalità finché arriva una misteriosa raccomandata da Buenos Aires che, grazie alla solita indiscrezione della portiera, annuncia una cospicua eredità per il professor Marcello. La cosa porterà scompiglio tra i condomini, che per ingraziarsi i favori dell’ ignaro erede diverranno tutti protagonisti di una particolare competizione. Ma sembra esserci un piccolo fraintendimento, e a far venire qualche dubbio sarà una misteriosa Dolores che viene proprio dall’Argentina…

La prima cosa che si nota è la forte romanità espressa dal cast e dalla storia, che riesce a restituirci quel sapore di una Roma ormai scomparsa. I protagonisti parlano con il dialetto dei nostri nonni, storpiando come loro le parole di uso comune, proprio come si usava a Trastevere svariati decenni fa.

I personaggi si muovono in una bella scenografia realizzata nei minimi particolari proprio dalla compagnia, e vestono costumi usciti dalle mani attente della costumista che da venticinque anni li cuce per gli attori di questo teatro.

Non è la prima volta che vedo un loro spettacolo in questo teatro risistemato da poco con cura e dedizione, qui nel cuore del Quarticciolo. Una bella realtà di cui ho già parlato in altri articoli. Un punto di riferimento del quartiere che offre sempre spettacoli deliziosi come quello di stasera, fruibili a tutti e che aprono le porte alla cultura del teatro anche nella periferia popolare. Spettacoli che propongono storie vicine alla realtà della gente semplice. Questo è uno dei punti di forza della Compagnia La Sorgente.

I personaggi presentati solitamente sono tutti pregni di questa essenza, a volte macchiette, altre volte dei sempliciotti, ma sempre genuini e dal cuore grande, volutamente esagerati ma anche e soprattutto veri con i loro pregi e difetti, proprio come quelli di quei tempi.

Grazie a questi attori che posseggono e conservano gelosamente la romanità schietta, verace e simpatica, esplicitata attraverso un linguaggio diretto che arriva al cuore prima che alla testa, la storia suscita inevitabilmente tenerezza e allegria facendo ridere, commuovere e applaudire.

Questi artisti intrattengono con battute divertenti e d’effetto accompagnate da una grande espressività fatta di smorfie e gestualità strettamente riconducibili alla quotidianità popolare, la stessa che ritroviamo nella portiera impicciona, nella signora pettegola, nel semplice e romantico corteggiamento della donna mite infatuata del professore, o nel buffo ma capace operaio tuttofare che sa riparare tutto, nel postino bonaccione, nelle ragazze che guardano il futuro con i loro sogni, nello sfaccendato scansafatiche sornione con la moglie paternalista. Sono tutti spaccati di una società ormai passata ma che, secondo me, a pochi passi e dentro un cortile o attraverso i vetri di una finestra di qualche quartiere romano potremmo ancora trovare…

Qui, in questo teatro, troverete tanta genuinità, passione e un po’ di famiglia.

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