Teatro Roma
Di e con Francesca Nunzi e Marco Predieri
Regia di Francesca Nunzi
La coppia Nunzi – Predieri di nuovo insieme, con gag e trovate divertenti ci racconta la storia che ha dato origine all’Unità d’Italia.
Francesca Nunzi è nel ruolo di Mena, la governante di Camillo Benzo conte di Cavour interpretato da Marco Predieri. Ho già visto in passato i due attori collaborare, rivelandosi insieme particolarmente capaci e affiatati, ma soprattutto liberi di portare in scena spettacoli che seguono semplicemente i loro gusti e interessi personali.
Non è un pensiero solo mio ma anche del pubblico che li segue; così, eccoli qui sul palco dell’accogliente Teatro Roma (quest’anno con una ricca e stuzzicante serie di appuntamenti), a dar vita a un’esilarante ricostruzione degli eventi dell’Italia preunitaria, rivista e corretta con una buona dose di ironia vecchio stampo.
Tutto avviene in un confronto diretto e serrato tra i due nella cucina di Cavour. Insieme alla storia che già conosciamo dai libri, scopriremo dei retroscena che la scrittura affida alla figura di fantasia della governante.
Il lavoro di ricostruzione storica è piuttosto dettagliato e certosino, ma ogni passaggio è farcito sempre da una dose di ironia e comicità per alleggerire il non semplice testo. Personaggi e fatti vengono presentati in maniera piuttosto buffa, che come in una parodia ritrae il conte come distratto, caotico, impacciato e particolarmente attratto dal vino e dalle donne. È un ritratto apparentemente irriverente ma funzionale a renderlo simpatico al pubblico. Il testo snellisce il complesso racconto dei fatti e permette di rappresentare l’italiano degli albori che non è ancora consapevole della sua identità…
Con Millo (con questo diminutivo verrà chiamato sulla scena il conte), Mena una governante particolarmente presente che sa gestire le sue mancanze e distrazioni; iperprotettiva ma anche critica, si comporta con lui come farebbe una buona madre.
Lei rappresenta inequivocabilmente il popolo e forse più velatamente Mamma Italia, chissà… Ha un indole schietta e diretta, sagace e piena di mordente.
Per i due stili di vita e per le loro responsabilità, i due sembrano soggetti agli antipodi ma rappresentano inevitabilmente le facce della stessa medaglia: quella del popolo dai disparati dialetti regionali, confuso ed inconsapevole di poter diventare una Nazione, terreno di conquista di regni confinanti e diviso culturalmente e socialmente (rappresentato da Mena), e quella di chi è al comando e deve operare strategie politiche per dare unità alla penisola. Diversi ma imprescindibili, i due parlano della stessa cosa con approcci diversi.
Gli attori sul palco si alternano, si coadiuvano, e mentre si scherniscono e si provocano, fanno emerge la loro grande passione e maestria per il teatro.
A mio avviso la proposta potrebbe essere valida anche per le scuole, preferibilmente con un testo più alleggerito per renderlo più adatto ai ragazzi. Lo spettacolo è infatti molto approfondito e corposo e merita un’attenzione continua. La chiave per attirare il pubblico è proprio la giusta leggerezza e simpatia.
Francesca e Marco, che hanno scritto a quattro mani questo testo molto impegnativo e ricco di creatività e trovate geniali, si muovono in una scenografia raffinata e ricca di dettagli che accoglie e simbolicamente esalta la loro storia.
I bei costumi insieme all’arredamento riproducono l’atmosfera della seconda metà dell’Ottocento. Non mancano le musiche risorgimentali e gli inni, così come le bandiere italiane, sia quella monarchica che quella definitiva che è arrivata fino ad oggi, insieme a mappe geografiche e a giornali dell’epoca.
Predomina la confusione degli oggetti, delle carte e dei ritratti degli uomini simbolo del Risorgimento (Mazzini, Garibaldi, il re Vittorio Emanuele), che evocano il caos di quel periodo storico in cui i cittadini di ogni parte della penisola forse neppure erano consapevoli di quanto stava succedendo; questa confusione, Mena pian piano la accoglie rimettendo ordine tra le carte e nella storia, fino all’unificazione dell’Italia.
Ecco allora che tutti i dialetti, egregiamente interpretati da Francesca durante i diversi confronti con Millo, vengono finalmente abbandonati e sostituiti la lingua italiana!
Toccante il momento in cui Francesca e Marco, pronti a intonare l’inno di Mameli, ci chiedono di alzarci in piedi e di cantarlo con loro. L’ultima volta che mi era capitato era davanti ad un evento sportivo…
Due grandi artisti per uno spettacolo originale che vuole restituire il senso della nostra identità nazionale, valorizzarne il percorso tortuoso ed eroico, apprezzarne il significato sociale, culturale e umano, proteggendola da ogni forma di strumentalizzazione politica.
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