“A Passo a due”

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Cortometraggio di Roberto Marra
Con Pietro De Silva e Silvia Grasso

Dopo l’intenso, profondo e commovente lungometraggio “Golia”, torna Roberto Marra con un nuovo cortometraggio sperimentale. Per dare vita a questa nuova avventura, chiama ancora una volta Pietro e Silvia, già con lui sul precedente Golia.

Pietro viene notevolmente invecchiato per interpretare un personaggio che si presenta affardellato, triste e rassegnato.

Girato in bianco e nero, si esaltano ancora di più le sfumature malinconiche che la storia vuole comunicare.
Pietro è un attore dalla voce profonda e intensa, e la sua espressività farebbe invidia ai divi del cinema muto.

Uno sguardo, un ammiccamento, un accenno dicono già tutto, prima ancora che proferisca parola; è una sua caratteristica ed un’invidiabile dote.

La scelta del bianco e nero, con la sua assenza di colore, sottolinea poeticamente la sofferenza di un uomo che ha perduto la moglie, di cui sente intensamente la mancanza.

Le stesse azioni quotidiane che compie, immortalate dalla camera, evidenziano una persona non rassegnata alla perdita, che vive alcuni momenti quotidiani con una premura straordinaria verso la moglie, come se fosse ancora con lui.

Siamo per giunta nel periodo delle feste, quando ci si riunisce in famiglia e dunque si sente di più la mancanza di chi non c’è più.

Un carillon ci ricorda che diamo in pieno periodo natalizio con le note di “Tu scendi dalle stelle”, che varierà di stile, fino a diventare fastidioso e stridente in un momento di estrema tensione, per poi trasformarsi ancora, adottando uno stile completamente differente, orchestrale, tenero e trionfante, suggellando così un ulteriore importante passo della storia.

Ma torniamo ai colori, intorno a lui i ci sono, eccome; lo circondano ma sono prigionieri in barattoli, negli oggetti di una vita. Sono protetti, raccolti in attesa di esplodere e colorare di nuovo la vita che rimane, che continua nonostante tutto a fiorire.

Sono i colori della fantasia e della gioventù, pronti ad esaltare quelle emozioni sopite dalla sofferenza che sono sempre lì ed aspettano solo di essere liberate.

La morte è ineluttabile, così come la tristezza che accompagna chi rimane e deve conviverci. Ma dopo un momento di scoramento e di smarrimento, la vita pare risorgere.

Silvia Grasso è nei panni della figlia preoccupata che vede il padre spegnersi nei tristi ricordi. Tenera e amorevole, finisce per accettare la fuga dalla realtà del genitore con un sorriso colmo di dolcezza che rivela tutto l’amore per lui.

Sembra che Marra voglia dirci che l’amore è più forte della morte, che il ricordo non è solo dolore e perdita, ma anche strumento che permette all’immaginazione di spiccare il volo verso un approdo confortevole.
Dalla solitudine può nascere la speranza di sentire nuovamente vicino a sé la persona amata.

L’utilizzo dell’animazione, come in “Golia, e l’abbandono del bianco e nero consente un cambio di rotta nella storia e nell’Io del protagonista, che torna a sentire la vita che pulsa, l’amore che continua anche dopo la morte.

Commovente, dolce e nostalgico, ma soprattutto un condensato, in pochi minuti, di tutti i colori dell’essere umano.

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