Teatro delle Muse
Regia di Paolo Mellucci
Scritto da Sergio Iovane e Mario Moretti.
Con Marina Vitolo, Gabriele Marconi, Sergio Spurio, Virginia Colella, Clementina Guarino, Giulia Tamburrini, Edoardo Valeriani.
Debutta stasera questo spettacolo che per l’occasione trasforma il piacevole Teatro delle Muse in una nave da crociera e racconta un fatto ispirato alla cronaca. Che sia avvenuto davvero o sia frutto della fantasia di chi ha ideato il testo, lo scoprirete voi. Di sicuro vuole divertirvi ed emozionarvi con il numeroso, colorito e preparato cast.
La commedia ha il sapore tipico di ciò che è presentato generalmente in questo teatro: un “old oriented” che strizza l’occhio ad una sana comicità vecchio stampo, a mio avviso più adatta ad un pubblico over cinquanta. Già, il Teatro delle Muse ha un suo riconoscibile marchio di fabbrica.
La proposta di questa sera è intrisa di battute che ancora resistono. I sette attori, grazie alle loro capacità e ad una certa apertura registica, ci mettono anche del loro. Così, la vecchia scuola si incontra con la nuova, grazie all’ingresso nel cast di elementi più giovani che apportano freschezza alla commedia. Ma andiamo per gradi.
Abbiamo sette personaggi eterogenei, ognuno con la sua storia. A parte l’ospite, una contessa, tutti gli altri lavorano su una nave da crociera che fa il verso ad una nota compagnia di navigazione.
Daniel (Gabriele Marconi) è il maître di sala. Apparentemente integerrimo e rigoroso sul lavoro, si rivela un manipolatore schiavista nei confronti dei dipendenti. Gabriele lo interpreta aggiungendogli qualcosa che ricorda il dispotismo del duce ed atteggiamenti che riconducono inequivocabilmente ad Alberto Sordi, Lino Banfi e Gian Fabio Bosco (dei compianti Ric &Gian). Lo rende altezzoso, viscido e fortemente antipatico, ma paradossalmente anche buffo e spiritoso.
Pasqualina (Marina Vitolo) è la classica cameriera napoletana tutto pepe. Come al solito, la verve e la comicità partenopea di questa grande interprete riesce a dare un taglio personale al personaggio, ponendolo a metà strada tra una macchietta e una figura realistica, genuina, amabile e spontanea ed un po’ impacciata con la lingua, che fa ridere quando cerca di esprimersi impappinandosi di continuo e partorendo termini storpiati, ispirati all’idioma italiano.
Personaggio prorompente e particolarmente divertente subito apprezzato dal pubblico, darà sfogo alla sua bravura in un vero e proprio assolo: una scenetta composta da una sorta di balletto annesso ad un complesso scioglilingua in dialetto napoletano contro la iettatura. Un momento topico, un’esibizione che è l’essenza del più riuscito teatro comico di scuola partenopea.
Francesco (Sergio Spurio) è un misterioso cameriere inseguito dal suo passato oscuro, che suo malgrado riemergerà perseguitandolo. Sergio mi ha ricordato un bel mix tra Stefano Fresi e Gianni Fantoni. Nonostante l’apparente ambiguità del personaggio, l’attore gli dona una dolcezza ed una sensibilità estrema aggiungendogli la sua innata simpatia, rendendolo così amabile dalla platea. Un bel personaggio, che rivela gran cuore e voglia di riscatto fino ad un’azione inaspettata.
Il cameriere misterioso è in forte antagonismo con il dispotico maître, ed entrando in sordina riesce pian piano a scalzarlo, a rubargli la scena opponendosi alla sua prevaricazione.
Sergio ci delizierà inaspettatamente con un brano musicale rivelando notevoli doti canore e una bella e profonda voce.
La storia si arricchisce di altre stravaganti figure come la contessa Irene (Virginia Colella), dalla doppia personalità: seducente, altezzosa, elegante e raffinata, ma anche spontanea e popolare, che cerca prepotentemente di emergere, ma che viene immediatamente ed elegantemente celata dalla bravura di questa attrice che gioca capacemente con il suo doppio ruolo.
Poi ci sono due giovani innamorati. Uno è Fabio (Edoardo Valeriani), il barman dal forte accento umbro; un sempliciotto un po’ frivolo e donnaiolo, reso molto simpatico dall’attore grazie a stravaganti uscite. A mio avviso si pone a metà tra la vecchia scuola comica e la nuova. E poi c’è Sara (Clementina Guarino), un’ animatrice dolcissima ed innamoratissima del barman. Il suo approccio recitativo, nonostante la giovane età, è efficace e riuscito, che rende spontaneo e naturale il personaggio. Raggiunge il top nella sua esibizione disinvolta e affascinante con un numero di lap dance. Un pezzo inaspettato che riesce a spezzare il taglio classico della commedia donandole una ventata di freschezza e novità.
Infine, ultimo ma non ultimo un piccolo gioiello: Lulù (Giulia Tamburrini), una deliziosa cantante non vedente che si esibisce sulla nave. Delicata nei modi e molto affascinante, ogni volta riappare in scena con vestiti elegantissimi (nota di merito anche alla costumista per gli abiti di tutti i personaggi), si muove sinuosa senza perdere semplicità e fascino. Anche lei un elemento di novità nella piece. Giulia si esibirà anche nel canto, rivelando una voce piacevole e una notevole tecnica ricca di sfumature. Davvero una bella prova.
Nel finale un inaspettato e toccante colpo di scena, forse un po’ forzato, manche lascerà il segno.
Una commedia leggera ma tenera, a tratti profonda, che riesce a suscitare qualche emozione e riflessione.
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