“Il Padel nostro”

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Teatro Golden
con Danilo Da Santis, Roberta Mastromichele, Simone Montedoro, Angelica Pisilli
scritto e diretto da Danilo De Santis

Il padel è uno sport particolarmente diffuso e conosciutissimo, allora perché non usarlo per raccontare una storia? Il Teatro Golden lascia spazio ad un vero e proprio campo da gioco in mezzo alla sala, con giocatori che scambiano qualche tiro inscenando una partita; è questo il pretesto per dare vita a una serie di dinamiche non solo plausibili, ma anche interpretate con molta naturalezza.

Dall’adolescente un po’ ribelle che parla con neologismi giovanili incomprensibili per gli adulti, ad una madre che improvvisamente si scopre più materna di quello che in realtà è, al marito bonaccione che a suo tempo ha lasciato la carriera da tennista per sposarla, fino all’amico anche lui tennista sfiorito che ormai si accontenta di fare l’allenatore e il preparatore atletico della ragazza alla quale è particolarmente affezionato e ricambiato.

Scritta e diretta dallo stesso Danilo De Sanctis, la commedia racconta le vicende di Luna (Angelica Pisilli) una giovane sportivamente dotata, la cui gioventù è sacrificata da pesanti rinunce al fine di realizzare il suo sogno: diventare una campionessa di tennis.

Un sogno che però sembra essere più la proiezione dei desideri di chi le sta intorno, di coloro che sono ancora adombrati dai loro fallimenti, dalle delusioni o da rinunce: il padre Giulio (Simone Montedoro) e il suo allenatore Armando (Danilo De Santis).

I due, oltre ad essere amici da sempre, hanno ancora in comune la forte passione per il tennis, quasi un’ossessione che investono sulla ragazza.

Luna sta per raggiungere un suo personale successo in questo campo, ma non sembra felice. Non si sente accettata né compresa dalla madre Mara (Roberta Mastromichele) che continua a trattarla come se fosse ancora una bambina piccola.

Anche con il padre non ha il rapporto che vorrebbe, distratto dall’assillo di compensare con la figlia il suo mancato successo. È così concentrato su questo obbiettivo, come gli atri adulti, da tralasciare involontariamente di darle quelle amorevoli attenzioni che le mancano.

Nonostante le premesse, non siamo davanti ad un dramma teatrale, a una commedia divertente e piacevole intrisa di profonda dolcezza e da una dose di velato e appena percepibile dramma.

Una proposta, quella di Danilo, che vuole con simpatia criticare la diffusa tendenza di molti genitori ad usare come surrogato o come avatar i propri figli per raggiungere risultati e successi che non sono riusciti a perseguire, spesso senza chiedersi se quelli sono i desideri dei figli.

Non nascondo che inizialmente, prima che il vortice di riuscita comicità che riempie la proposta mi coinvolgesse, mi sono guardato intorno durante le scene incentrate sul rapporto tra figli e genitori, scrutando i volti del pubblico più maturo per carpire qualche smorfia di disappunto che rivelasse una proiezione di sé nei personaggi.

Ho pensato a quante persone potessero riconoscersi nella vicenda che Danilo ha saputo proporre con eleganza ed ironia.

Danilo e il suo cast ci propongono una commedia dinamica e alquanto movimentata che si sviluppa in poco più di un’ora, ricca di vicende e di tante intense emozioni, in cui si affaccia con delicatezza e tatto un piccolo dramma familiare, presentato però con genuina schiettezza e in maniera piuttosto brillante con una bella dose di effervescente ironia e riuscita comicità, senza far mancare delle situazioni che hanno l’intento di stimolare lo spettatore ad una profonda riflessione.

La regia di Danilo è stata molto attenta ad esaltare le scene, che a volte si interrompono e riprendono accavallandosi elegantemente con altre per dare la sensazione che si svolgano contemporaneamente, in parallelo; momenti di confidenza, di scoramento, di rabbia o di allegria che si alternano incastrandosi in perfetta sincronia, danno un senso compiuto ma soprattutto di continuità alla storia.

Tutto questo avviene su un bel gioco luci che permette di concentrare l’attenzione sulla scena in atto, lasciando le altre congelate in una suggestiva semioscurità.

padel nostroLuna, promettente portento, è però troppo giovane per portare il peso della sua grande responsabilità, diventata un pesante fardello.

La brava e deliziosa Angelica ci presenta quest’adolescente schietta, sbarazzina, esuberante e assolutamente vera, un po’ ribelle e frustrata, e la impersona con molta naturalezza facendone spiccare il carattere, i modi, la gestualità e l’ espressività che esprimerebbe una qualsiasi ragazza della sua età, sfruttando efficacemente anche la sua fisicità.

Roberta è la tipica mamma ancora giovanile e piacente, un po’ stressata, scontrosa e forse anche un po’ scontenta della sua vita.

Atletica ma negata per il padel, alterna la sua figura a tratti aggressiva e velenosa ad una più dolce, nella quale sembra quasi far fatica a riconoscersi. È in bilico in un piacevole e bilanciato ruolo di madre e di moglie; spontanea e istintiva.

Danilo veste invece i panni di un simpaticissimo e dolcissimo allenatore che ha sviluppato un bel rapporto con la ragazza ed i suoi genitori. È un single incallito, forse perché è un profondo mammone che vive ancora con la madre, che ancora gli prepara la borsa per gli allenamenti… con Simone sono una coppia perfetta in scena.

Nonostante sia entrato nel cast poco prima dello spettacolo e abbia fatto una manciata di prove, si è subito affiatato con gli altri. La sua professionalità e bravura, la naturalezza con cui interpreta questo padre un po’ smarrito non hanno fatto trasparire neanche l’ombra di un’incertezza; tutt’altro, sviluppa ottimamente un personaggio piacevole, divertente e sensibile.

Lui e Danilo insieme sono perfettamente in sintonia: gag, battute, sfottò, scherzi… tutto è ineccepibile. Divertono, coinvolgono, appassionano ad una storia che alla fine svela anche dei retroscena inaspettati ed interessanti che insaporiscono la vicenda.

Tutti i personaggi interagiscono con naturale disinvoltura, portando gli spettatori a vivere con loro quella partita di padel o a partecipare ai discorsi nello spogliatoio. Appassionano con le loro vivaci e sentite dinamiche e coinvolgono attraverso un testo scorrevole e ben scritto che riserva sorprese inaspettate lasciando in sospeso in attesa degli eventi.

Le reazioni dei coinvolti a questi piccoli colpi di scena hanno sempre un risvolto divertente che alleggerisce le situazioni, ma non tralasciano il lato profondamente umano che porterà, nell’epilogo, a fare i conti con i loro insoluti e non detti e paradossalmente a ricevere anche un’inaspettata lezione di morale proprio da chi avrebbero dovuto educare…

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