“Costantino e li Cristiani”

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Teatro Tirso de Molina fino al 23 marzo
Di Luca Morsella, Riccardo Graziosi, Ilario Circosta

Costantino Imperatore (Lallo Circosta), Ario l’Eresiarca e il servitore Cessio (Riccardo Graziosi), Antonio Abate il santo anacoreta e il sicario (Roberto Fazioli), Elena (Madre di Costantino) Vania Della Bidia, Passiria e Cozia (Schiave) Ramona Gargano

Regia Fabrizio Giannini
Aiuto regia Grazia Visconti
Scenografia R.G. Costumi OXS Grafica Lillo Carpino

La storia si svolge durante il periodo dell’Impero Romano in Oriente quando Costantino imperatore stava elevando il cristianesimo a religione di stato. È un momento dove sembrerebbe tirare le somme della sua vita, tra vicende e personaggi che affollano la sua quotidianità.

Non si trova più bene nell’ Urbe e così fonda una nuova Roma, Costantinopoli. È un nuovo inizio, come Marco Aurelio ne “Il “Gladiatore” dice al suo fido generale a proposito della corruzione di Roma, divenuta un covo di vipere e opportunisti.

A Costantinopoli anelerebbe a vivere senza scocciature e a godere di un po’ di pace dopo tanti anni di guerre civili e contro popolazioni ribelli, e dopo problemi di ordine di politico.

Vista la sterile vita amorosa con la moglie Fausta, il suo desiderio attuale è quello di stare in compagnia della bella schiava siriana Passira, che però non sembra interessata a lui.

Anche in questa nuova città la fortuna sembra avversa perché si trova impelagato tra le prime dispute teologiche cristiane.

Al concilio di Nicea del 325, infatti, l’arianesimo viene condannato come eresia, ma Ario cerca di ingraziarsi Costantino, che ci appare particolarmente influenzato dalla sua forte personalità.

La madre Elena è assorta nei pellegrinaggi in Palestina alla ricerca di reliquie di santi e martiri tra cui ossa, ampolle sanguinolente, chiodi arrugginiti della croce, corone di spine e arti mozzati da portare al povero Costantino, che forse ancora legato al paganesimo le ritiene disgustose e non ne percepisce il valore spirituale. Qui è chiara l’allusione alla storia dell’imperatore, vissuto da pagano.

Si fece battezzare solo in punto di morte, scegliendo il cristianesimo perché cominciava ad avere il suo peso sociale e si rivelava un ottimo collante per il popolo.

La vicenda presentata è molto gradevole e frizzante. L’imperatore, fortemente attratto da Passira, vorrebbe intrattenersi in un rendez vous amoroso ma viene continuamente interrotto da vari disturbatori.

C’è Elena che spunta sempre all’improvviso per mostrargli l’ultima testimonianza di santità, reperita chissà dove e di dubbia autenticità. Antonio, il singolare anacoreta, che lo spinge alla vita spirituale attraverso la fustigazione o il ritiro eremitico nel deserto, mentre parla con un’entità demoniaca.

Poi c’è Ario, che in forte contrapposizione con la linea teologica cristiana, parla con un pesante accento egiziano.

E Cessio, che fa avanti ed indietro portando nefaste notizie sulle popolazioni in ribellione e avvertendo l’imperatore del continuo arrivo di ospiti inattesi e poco graditi. Per non parlare della brutta Cozia che vorrebbe saltare addosso al suo amato Costantino, a cui però lei fa ribrezzo.

La commedia dunque prende accuratamente spunto da reali fatti storici con personaggi realmente esistiti, di cui modifica il carattere per scatenare l’ilarità del pubblico, e personaggi di pura fantasia.

Tante sono le notizie sia sulla figura dell’imperatore che sulle dispute teologiche che adombreranno l’affermarsi del cristianesimo: l’Editto di Milano, il Concilio di Nicea, la Battaglia di Ponte Milvio, l’Arianesimo… tutte vengono citate e raccontate con attenzione storica, con delicatezza e profondo rispetto, attraverso una misurata ironia.

Costantino è rappresentato da Lallo con un certo gusto: altero e regale in alcuni momenti, confuso e buffo in altri. È la figura predominante e centrale sia nella pièce che dal punto di vista attoriale. Riesce ad incutere rispetto e timore in alcune scene, ma anche a far trasparire umanità e debolezze.

Lallo è stato molto bravo e attento a non trasformare l’imperatore in una macchietta, conferendogli la giusta autorità e tanta simpatia.

costantinoIl bravissimo e poliedrico Riccardo orbita continuamente intorno a lui. È più di una riuscita spalla, si alterna con estrema perizia in due diversi ruoli trasmettendo, nel caso di Ario, il pensiero religioso in maniera comprensibile e l’affetto, il rispetto e l’attenzione del servitore fedele e votato che ama il suo padrone.

Ricco di mimica e simpatia, esprime tutta la sua forza artistica attraverso i due personaggi, reggendo il palco superbamente ed esaltando la coppia con Lallo.

Materna, pia, regale ed affascinante Vania, che riesce a mixare e a presentare con una dose misurata di comicità queste indoli. Completamente assorta nella sua missione di ricercatrice di reliquie e della spiritualità, sembra distratta da quello che le accade intorno se non legato alla ricerca del Supremo. Si muove con estrema eleganza e si esprime con voce suadente anche quando svela la sua vena comica. Si alterna tra la figura genitoriale e quella spirituale, scontrandosi comicamente con i caratteri dei due teologi.

Roberto è spettacolare nella figura dell’auto fustigante eremita, perfetto in aspetto ed atteggiamenti, esilarante quando sembra parlare con se stesso e invece si rivolge all’ entità demoniaca che cerca di tentarlo. E allora giù a flagellarsi scatenando risate. Inconfondibili la sua voce e la sua marcata e personale espressività.

Poi c’è la brava Ramona, ammaliante ma anche scaltra nei panni della bella schiava. Si muove fluttuando ed ancheggiando sensualmente, stordendo tutte le figure maschili presenti con le sue moine. Divertentissima poi nei panni della schiava brutta, una sorta di megera che ricorda la strega di Biancaneve e che si esprime con un forte dialetto meridionale quasi incomprensibile. Due figure contrapposte ed entrambe ben riuscite.

La commedia si svolge in due atti, è molto dinamica e si snoda in un’accurata scenografia che ripropone l’interno della tenda dell’imperatore.

Appariscenti i bei costumi in tema con la storia indossati dagli attori che si muovono con dinamismo sulla scena, ben guidati dall’attenta regia di Fabrizio che ha curato ogni passaggio e sfumatura. Un bel gioco luci esalta le diverse scene mentre un’appropriata e coerente colonna sonora li accompagna.

La Prima stasera è andata piuttosto bene, qualche piccola indecisione è stata affrontata dai nostri con estrema professionalità grazie alle capacità di improvvisazione di cui notoriamente sono dotati e che finisce per produrre perle irripetibili.

Divertono e coinvolgono grazie ad un testo allegro, fruibile ed avvincente ma anche complesso, che tra una risata e l’altra spiega con attenzione la situazione in cui Costantino si muove.

I nostri si rivelano ben affiatati e complici, si alternano nei loro diversi personaggi in scene che cambiano repentinamente e che danno brio alla storia. Presentano uno spettacolo accattivante e comico al punto giusto senza sminuire i contenuti storici, anzi, esaltandoli attraverso un approccio leggero e piacevole.

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