“N.E.E.T.”

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Nuovo Cinema Aquila

Al Nuovo Cinema Aquila è stato presentato il film N.E.E.T. acronimo di Not in Education, Employment or Training. Si tratta di un indicatore che individua la popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione.

Per affrontare la situazione divenuta insostenibile il nuovo Governo italiano, attraverso la ministra Ginestra (la piacevole e risoluta Caterina Murino), decide di reintrodurre la leva obbligatoria per impegnare i giovani e spronarli a trovare al più presto un’occupazione.

Così diversi ragazzi vengono immediatamente arruolati e spediti in una caserma in Puglia, la Enrico Bruna. Loro sono Mozart (un riuscitissimo Daniele Locci), a cui piacerebbe fare il direttore di coro dopo un tentativo all’estero miseramente fallito; Barabba (un travolgente Daniele Trombetti), tassista abusivo che ha come padre Stefano Ambrogi che ci regala due gradevoli apparizioni;

Flavia (l’intraprendente ed amabile Chiara Vinci), che vorrebbe investire su un terreno avuto in eredità per impiantarci una coltivazione di canapa, che a dispetto di quello che si potrebbe immaginare, serve per produrre plastica biodegradabile; e Arcari (il delizioso Maurizio Bousso), che finge di frequentare l’università.

neetLa caserma appare come una struttura dall’architettura tipicamente fascista, ma dalle parole che ho scambiato a fine proiezione con il regista Andrea Biglione ho saputo che in realtà si tratta di un ex convento a cui è stata aggiunta, nella fase post produzione, l’intitolazione con i caratteri tipici del Ventennio, semplicemente come tributo ad un suo avo.

In questo luogo austero situato ad Ostuni i ragazzi troveranno un Maggiore (il buffo Fabrizio Biggio), una figura non propriamente marziale, e il Sottoufficiale Ferretti, una versione ironica del sergente Hartman di “Full metal jacket” (lo strepitoso Pietro De Silva).

I giovani hanno un mese di tempo per trovare un escamotage ed evitare il servizio militare trovando un’occupazione. Senza arte né parte, si uniscono per aiutare Flavia ad attuare il suo piano imprenditoriale all’interno dell’azienda ridotta ad un rudere a pochi chilometri dalla caserma.

Durante i lavori preparatori del terreno, i ragazzi rinvengono una borsa sepolta al cui interno c’è un miliardo delle vecchie lire; peccato che questa valuta sia carta straccia, ormai fuori corso da parecchi anni. Allora decidono di avviare un crowdfunding, cioè una raccolta di fondi tramite una piattaforma digitale.

Ma è durante questo primo mese che i nostri protagonisti, costretti ad uscire dalla loro vita ovattata, scoprono realmente se stessi e cominciano a scegliere la loro strada.

Questo è ciò che il film presenta: una gioventù persa, senza punti di riferimento, che vive alla giornata e si ritrova in una condizione di costruzione insieme ad individui in cui si riconosce, si fonde nel gruppo, unisce le forze e trova la spinta per crescere, migliorarsi ed emanciparsi.

neetIn questo racconto la Naja, dimenticata da anni dal cinema (è dal 1985 che la leva non è più obbligatoria), non viene rappresentata in maniera negativa, almeno per come la ricordano quelli della mia generazione, anzi, rappresenta un punto di svolta, uno strumento di incontro, e stimolo a lasciare il nido e a spiccare il volo.

Barabba si innamorerà dell’attivista Ilaria (un’incantevole ragazza piuttosto ribelle interpretata da Celeste Savino), che protesta contro la leva obbligatoria insieme al suo collettivo in lotta per ottenere un reddito universale.

Mozart coronerà in parte il suo sogno è dirigerà un coro di anziani (tra cui c’è anche la cantante Mietta che nella storia ha una dolce nipote, Giulia Cavallo, che fa girare la testa a Mozart), per fare bella figura con la ministra Ginestra in visita alla caserma.

Arcari, ricevendo la fiducia che gli era mancata in famiglia, inizia a trovare la sua dimensione nel mondo militare. Lui è adottato, vista l’origine africana e i genitori interpretati da Paolo De Vita e Nadia Bengala.

neetOltre a loro c’è una pletora di ragazzi nelle loro stesse condizioni, tra cui Marta Filippi, Dino Porzio, Dario Bandiera, Alice Luvisoni e altri, che hanno storie di vita non dissimili da quelle dei protagonisti.

Il film è gradevole, non è critico né schierato. Propone semplicemente una storia di fantasia che lascia spunti di riflessione. I personaggi, seppur in modo ironico, rappresentano la realtà giovanile odierna con le sue difficoltà sociali.

Le istituzioni statali e militari non vengono denigrate ma proposte in maniera leggera, ironica, pur non mancando qualche frecciatina che risulta sempre gradevole e mai accusatoria o ingiuriosa.

Chi ha scritto la sceneggiatura è giovane e non ha fatto la naja, dunque non ha vissuto direttamente questa esperienza caratterizzata da disciplina rigorosa per un intero anno, Esperienza che in qualche caso avrebbe potuto aiutare a sviluppare una maggiore consapevolezza delle regole, in tanti altri ha lasciato addirittura il segno delle vessazioni e dei pesanti scherzi dei “nonni” e dei graduati.

neetLa storia è creativa, evidenzia i caratteri dei protagonisti attraverso i loro pregi e difetti, ne sottolinea i progressi in modo graduale ed efficace.

È il finale che mi ha lasciato un po’ perplesso. Indubbiamente gradevole, sembra voler capovolgere la situazione ormai giunta ad un felice epilogo e rimettere tutto in discussione.

Una scelta “giovanile” e “ribelle”, immagino, tipica della giovane età degli sceneggiatori, che probabilmente affrontano questa tematica dal loro punto di vista.

Penso che la pellicola riscontrerà pareri differenti e discordanti nel pubblico a seconda del punto di vista, delle singole esperienze personali e del modo di pensare. Nonostante ciò, il finale è divertente e non toglie nulla alla gradevolezza del film e all’impegno di questi giovani artisti.

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