Teatro della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia 14 giugno 2018
ALICE Nel paese delle meraviglie? di Laura Jacobbi regia Francesca Rotolo
con Alina, Annamaria, Cristina, Claudia, Claudia, Laura, Lucia, Nadia
e con la partecipazione delle studentesse dell’IISS Charles Darwin
ALICE Nel paese delle meraviglie?, vede protagoniste le detenute del laboratorio teatrale della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia: Alina, Annamaria, Cristina, Claudia, Claudia, Laura, Lucia, Nadia.
Il tempo e lo spazio, due componenti importanti nella vita della nostra protagonista che si ritrova a vivere in un mondo in cui questi fattori non obbediscono alle leggi della vita reale. Ma chi è la nostra protagonista? Alice o Alina? Il tempo e lo spazio sono quelli del sogno di Alice o quelli della vita di Alina che si trova a vivere in carcere? Il sogno come il carcere: un mondo “altro”, in cui tutto è rappresentazione e rielaborazione della realtà.
“Chi esser tu?” chiede il brucaliffo “Beh ecco, non lo so più nemmeno io chi sono, mi sono trasformata così tante volte” risponde Alice. In carcere il tempo è fermo, bloccato al tè delle cinque, come quel tè che Alice vorrebbe prendere con il cappellaio matto. Il tempo è fermo ma tutto intorno si muove, tutto si ripete identico a se stesso in uno spazio che determina l’azione del corpo: un corpo che si trasforma e che diventa o troppo grande o troppo piccolo in uno spazio che è o troppo stretto o troppo grande.
Ma sono anche altri i temi che in Alice possono ricondurci metaforicamente al carcere come ad esempio l’incontro con la Regina di cuori che porterà Alice a domandarsi cosa sia la Giustizia.
Bianconiglio: “siamo qui riuniti per il processo di Alice”
Regina: “Tagliatele la testa!”
Alice: “ma dovrebbe esserci prima una sentenza”
Regina: “esecuzione prima, sentenza poi”
Ma al di là dei punti in comune che si possono trovare tra il testo e la realtà in cui viene rappresentato “Alice nel paese delle meraviglie?” è una commedia teatrale, nata per il teatro e non per il teatro in carcere e tale vuole rimanere anche nella messa in scena. Il testo della Jacobbi riprende il capolavoro disneyano e lo rende attuale conferendo ai personaggi caratteristiche moderne. La costruzione registica: dall’ideazione scenica, ai costumi, dalle musiche, all’interpretazione attoriale, all’utilizzo di burattini tendono a sottolineare quanto il mondo onirico di Alice sia una rielaborazione di un mondo contemporaneo.
Per la prima volta anche la collaborazione di studenti dell’Istituito di Istruzione Superiore Charles Darwin di Roma, ragazze tra i 16 e i 18 anni che condividono con le detenute l’emozione del palco pur avendo provato separatamente.
“Credo nel potere educativo delle fiabe – scrive la regista Francesca Rotolo – con le loro parole semplici costruiscono nuovi immaginari. Nuove parole creano nuovi pensieri e quindi nuove identità. Giocare con le fiabe ci permette di ritornare a giocare con la nostra parte bambina, di prenderci meno sul serio, di ironizzare su noi stessi, la fiaba “smonta” l’adulto che abbiamo creato pieno di schemi e sovrastrutture e ci ricorda di essere semplici. Perché portare in scena una fiaba? Perché il 99% delle detenute sono madri e questo può essere un modo nuovo per condividere con i propri figli la gioia e il divertimento del teatro”.
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