Ariccia: improvvisazione, musica, satira e metateatro. Paolo Rossi conquista “Fantastiche Visioni”

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Ridere, raccontare, recitare, cantare. Le mille anime e i mille talenti di Paolo Rossi hanno conquistato il palco di “Fantastiche Visioni”

per un altro tutto esaurito che consacra il gradimento del pubblico per la rassegna ideata da Arteidea Eventi e Servizi – con il contributo economico del Comune di Ariccia, nell’ambito del cartellone di “Ariccia da Amare 2024 – Night and Day” – sotto la direzione artistica di Giacomo Zito.

La grande capacità comunicativa di Rossi, accompagnato da Alex Orciari ed Emanuele Dell’Aquila agli strumenti musicali e da Caterina Gabanella, in scena, assieme al suo cagnolino ha regalato uno spettacolo vibrante, intenso, ricco di pathos e di risate in una giostra frenetica di emozioni diverse fra loro.

Proprio Caterina Gabanella, nelle vesti della psicologa, ha catechizzato il pubblico sul valore del teatro-terapia: lo spettacolo è una centrifuga di sensazioni che potrebbero far vacillare persino Paolo Rossi, il quale – dopo il fallimento della terapia individuale – si cimenta in una grande terapia collettiva e sperimentale a contatto col pubblico.

Una premessa che subito introduce lo spettatore in una dimensione intima, confidenziale, delicata e lascia poco spazio all’incertezza: “Operaccia satirica” romperà la quarta parete, la distruggerà, la annullerà.

E in effetti Paolo Rossi, accolto da un fragoroso e sentito applauso, assieme ai due musicisti accompagnatori, mette in chiaro lo schema dell’esibizione:

un dialogo pacato con tanti aneddoti, un equilibrio perfetto tra improvvisazione e preparazione, un coinvolgimento amicale che si estende dai compagni di scena – cane compreso, lui che è definito l’incarnazione canina di Luigi Pirandello – alla platea, dalla prima all’ultima fila.

aricciaSe è vero che fuori nella vita recitano tutti meglio degli attori, non resta ad un artista che concentrarsi sul racconto di storie, canzonacce, operacce, favolacce che trattino i problemi di sempre senza interruzione:

i discorsi iniziati durante il viaggio per Ariccia, proseguiti durante il soundcheck, alimentati in camerino, piombano direttamente sul palco dove con disarmante naturalezza si parla di tutto e di più, dalla morte alla prostata, dalla pubblicità al primo incontro con Berlusconi al Costanzo Show, dalle opinioni musicali alle citazioni e agli aforismi d’autore.

Paolo Rossi, fiume in piena che straborda e demolisce gli argini – e con essi le convenzioni del teatro – ricorda, con disincantato amore, Dario Fo, Enzo Jannacci e tanti altri maestri, accompagnato da un humour che a tratti annerisce (quando il pubblico applaude ascoltando il nome di Fo, Rossi lo ammonisce: “se applaudite ogni volta che cito un morto, non si finisce più.

Potremmo chiamare questa serata ‘Operaccia Necrofila’ dato che ho da menzionare una lista di morti”). Gli aforismi contraddistinguono una parte della performance difficile da catalogare in un genere, vista la sua forma a matrioska in cui ogni finestra ne contiene un’altra, in un propagarsi di disgressioni senza fine e senza confine.

Dal citazionismo alla musica, la bellezza contagiosa fa sì che in un unico discorso si parli delle strampalate intuizioni di Jannacci e il racconto digrada nelle note di “Chissà se è vero” senza pausa (e il pubblico scoppia di nuovo in un applauso, senza paura di trasformare l’operaccia in “necrofila”).

Sotto la lente d’ingrandimento del vulcanico Paolo Rossi (ma a dare forza allo spettacolo è tutto il gruppo, perché le voci incoraggianti e confortanti di Alex Orciari ed Emanuele dell’Aquila, musicisti e spalle comiche, e la presenza fissa e rassicurante di Caterina Gabanella creano un quartetto armonico) finiscono la storia di Gesù clandestino, il monologo celebre dell’Amleto (che dà un saggio dell’elevatissima forza mnemonica dell’attore), barzellette più o meno classiche.

Rossi ha esercitato una sorta di monologo interiore esteriorizzato, un flusso di coscienza inarrestabile che, come la vita, alterna amarezza e dolcezza senza preoccuparsi di stabilire un equilibrio scientifico.

E alla fine, il pubblico, va via senza sapere bene cosa ha visto eppure soddisfatto di non essersi perso neanche un attimo della rappresentazione e pronto a rielaborare, ripensare, ricostruire.

L’ordine mentale arriverà dopo, intanto il contenuto è stato qualitativamente esponenziale e tanto basta per sollecitare ogni neurone.

La XIV edizione di “Fantastiche Visioni” dopo il quarto sold out su quattro date già può dirsi da record. Il prossimo e ultimo appuntamento, tuttavia, si preannuncia ancora da pienone: venerdì 2 agosto alle 21 all’ombra di Parco Chigi arriverà Neri Marcorè, con il suo “Le mie canzoni altrui”. Una sorta di playlist personale condotta con la chitarra acustica alla mano, che spazia nel mondo dei cantautori italiani e stranieri, dal folk al pop, in due ore di spettacolo condito dall’ironia e dal talento dell’artista.

Uno spettacolo di grande generosità, dove Marcorè trova la risposta all’eterna domanda: dove finisce l’imitazione e comincia l’interpretazione?

Lo spettacolo si svolgerà nel Parco di Palazzo Chigi ad Ariccia (ingresso da Via dell’Uccelliera). L’ingresso (biglietto unico) è di € 5.

Per info e prenotazioni sono a disposizione il numero di telefono 328 3338669 e l’e-mail preno@arteideaeventieservizi.it. Sarà l’ultima data di un percorso che in quest’edizione 2024 è stato davvero straordinario.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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