Un’occasione per conoscere l’Italia, i suoi borghi, le sue tradizioni e le sue curiosità.
Con Virail, piattaforma e app che compara tutti i mezzi di trasporto e consiglia le migliori soluzioni di viaggio, si parte alla scoperta di 10 luoghi imperdibili e poco conosciuti lungo le tappe del Giro d’Italia, la corsa ciclistica più amata dagli italiani (4-27 maggio). Dall’Infiorata di Caltagirone ai “senza testa” di Osimo, dalle prelibatezze calabre a quelle piemontesi: ecco le soste da fare attraversando il Paese con la maglia rosa.
21 tappe, 3.562,9 chilometri, oltre 200 atleti: dal 4 al 27 maggio lo Stivale si tinge di rosa con il Giro d’Italia 101, la corsa ciclistica più amata dagli italiani. Per la prima volta la gara parte da fuori Europa, da Gerusalemme, per poi approdare sulle coste siciliane, attraversare tutta l’Italia fino alla Valle d’Aosta e quindi concludersi nella Capitale. Un evento che unisce sport, passione, tradizione e cultura e che rappresenta anche un’occasione per conoscere da vicino i borghi più belli e meno conosciuti del nostro Paese. Per questo Virail, la piattaforma e app di viaggio (disponibile per iOS e Android) che compara tutti i mezzi di trasporto in ogni parte del mondo e permette di trovare le migliori soluzioni di viaggio, propone un tour sulla scia dei luoghi toccati dalla “Corsa rosa”.
I più sportivi potranno imitare le gesta dei loro beniamini a bordo delle due ruote, in alternativa su Virail sarà possibile scegliere se spostarsi in bus, treno, aereo o carpooling!
Caltagirone (4° tappa, Catania – Caltagirone, Km 191): la Scala e l’Infiorata
Dopo 3 tappe “estere”, dal 7 maggio la Carovana 2018 prende il via dalla Sicilia: Caltagirone sarà il traguardo della prima tappa italiana e si prepara ad accogliere ciclisti e appassionati con il suo meraviglioso centro storico, patrimonio UNESCO. Monumento simbolo della “Città della Ceramica” è la Scala di Santa Maria del Monte, 142 gradini bordati di maioliche colorate che dal 18 maggio al 14 giugno saranno adornati in occasione dell’Infiorata: piante e fiori serviranno infatti a realizzare un imponente disegno in onore della Madonna di Conadomini, cui sarà dedicata anche la tradizionale sfilata “A rusedda” che si terrà tra le vie del borgo il 28 maggio.
Pizzo Calabro (7° tappa, Pizzo – Praia a Mare, Km 159): tartufo nero o bianco
In attesa della partenza della tappa, perché non gustare un bel “tartufo”? Proprio a Pizzo, borgo affacciato sul golfo di Sant’Eufemia noto anche come il luogo in cui avvenne la fucilazione di Gioacchino Murat, è nato questo gelato alla nocciola con cuore di cioccolato fondente. Per provare l’originale, bisogna fare sosta nella centralissima Piazza della Repubblica presso la Gelateria Artigianale Bar Dante, dove quasi 70 anni fa è stato inventato il delizioso dessert, servito come da tradizione nelle varietà nera e bianca.
Rocca Calascio (9° tappa, Pesco Sannita – Gran Sasso d’Italia, Km 224): natura e cinema
Per ammirare dall’alto il passaggio della carovana rosa ci si può affacciare dalla Rocca Calascio, il castello che domina la valle del Tirino e l’altopiano di Navelli sopra Calascio. Un luogo suggestivo che ha fatto da set a numerosi film, da “Ladyhawke” a “Il nome della Rosa”, per citarne alcuni. La Rocca, che risale all’anno 1.000, può essere raggiunta con una passeggiata a piedi: a ricompensare la fatica ci saranno il magnifico paesaggio “ad un passo dal cielo” e l’atmosfera medievale che si respira. Inoltre, proprio sotto l’antica torre, si trova il Rifugio della Rocca, dove mangiare e riposarsi nelle camere ed appartamenti dell’albergo diffuso restaurati in diverse case del borgo.
Gualdo Tadino (10° tappa, Penne – Gualdo Tadino, Km 239): la città della ceramica
La pittoresca cittadina di Gualdo Tadino sarà l’arrivo della tappa più lunga del Giro. A renderla unica sono le sue ceramiche artistiche: già nel Trecento i ceramisti di Gualdo Tadino esportavano i loro prodotti in tutta la regione, mentre a partire dal XIX secolo è diventato il centro più importante per la produzione di maioliche in Italia. Da non perdere il Museo della Ceramica ospitato all’interno della Rocca Flea, antica architettura difensiva simbolo della città.
Osimo (11° tappa, Assisi – Osimo, Km 156): la città dei “senza testa”
A poca distanza dalla Riviera del Conero, Osimo è una città dalla storia millenaria che si rintraccia nelle sue possenti mura, risalenti al periodo romano (174 a. C.), e nella Fonte Magna, il cui nome si lega al passaggio di Pompeo Magno durante la guerra civile contro Cesare. Girando per la città, è d’obbligo affacciarsi nell’atrio d’ingresso del Palazzo Comunale di Osimo: qui si trovano dodici statue romane acefale, cioè “senza testa”. Le opere presumibilmente abbellivano l’antico foro romano, oggi situato in Piazza Boccolino, ma il motivo per il quale siano rimaste senza testa rimane ad oggi un mistero.
Pesaro (12° tappa, Osimo – Imola, Km 213): un assaggio ai maccheroni di Rossini
Nel corso della tappa tra Osimo e Imola, non può mancare una sosta a Pesaro, città che ha dato i natali al compositore Gioacchino Rossini. Il 2018 coincide con il 150° anniversario della sua morte e per questo Pesaro ha organizzato un calendario di concerti ed eventi a lui dedicati. Il modo migliore per rendergli omaggio? Provare i “maccheroni alla Rossini”! La buona cucina è sempre stata una grande passione del musicista che ha lasciato ai posteri anche alcune ricette in cui i sapori si mescolano perfettamente, come le note nelle sue sinfonie.
Grinzane Cavour (18° tappa, Abbiategrasso – Prato Nevoso, Km 196): tutto il gusto del Piemonte
Risalendo lo stivale si giunge in Piemonte. Al 126° chilometro il Giro toccherà Grinzane Cavour immergendosi nel paesaggio vitivinicolo tra i più importanti d’Italia: Langhe-Roero e Monferrato, sito patrimonio UNESCO. Da non perdere la visita al Castello, che risale al XIII secolo e che oggi è sede dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour dove poter degustare selezionate etichette di Barolo, Barbaresco e Barbera in primis ma anche grappe piemontesi da accompagnare con alcune tra le prelibatezze della zona: dai Tartufi dolci, ai Cuneesi al rhum, dal Nocciolato, ai Brutti e buoni e gli immancabili Baci di dama e i Giandujotti. D’obbligo un passaggio nella storia del luogo attraverso il Museo etnografico per rivivere la tradizione del tartufo e ripercorre le stanze in cui Camillo Benso conte di Cavour soggiornò che nell’Ottocento per quasi vent’anni. Inoltre proprio qui, agli inizi di novembre, si svolge l’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba.
Venaria Reale (19° tappa, Venaria Reale – Bardonecchia, Km 184): tra storia e natura
Insieme a Ceresole Reale, è l’unico comune italiano a poter fregiarsi del titolo “Reale”. A renderla famosa sono le Residenze Sabaude, parte del sito seriale UNESCO, che comprendono la Reggia di Venaria Reale con i suoi giardini e gli ottocenteschi Appartamenti Reali di Borgo Castello siti nel Parco regionale La Mandria. Questo, con i suoi 3.000 ettari, è l’area naturale tutelata e recintata più grande d’Europa: qui si possono incontrare cervi, volpi, aironi, cinghiali, scoiattoli e cavalli. Gli amanti della storia d’Italia e delle sue magnifiche dimore potranno invece visitare il Castello della Mandria, Dimora di Caccia di Vittorio Emanuele II e della Bella Rosina, o andare alla scoperta dei resti di un ricetto medievale.
Cervinia (20° tappa, Susa – Cervinia, Km 214): parapendio e grotte di ghiaccio
Prima di volare alla volta di Roma, il Giro d’Italia tocca le alte e meravigliose Alpi. A Cervinia, il Parco Avventura “Borna dou Djouas”, offre oltre ai percorsi nel bosco, numerosissime attività tra cui il free-climbing, l’equitazione ed il parapendio. Incastonata nel ghiacciaio del Klein Matterhorn si trova invece la grotta di ghiaccio più alta d’Europa, situata all’arrivo della funivia del Piccolo Cervino: a 15 metri di profondità, regala splendidi giochi di luce grazie alla sua particolare illuminazione.
Roma (21° tappa, Km 115): assaggiare la grattachecca
L’ultima tappa del Giro d’Italia 101 si svolgerà nella Capitale il 27 maggio: guardando sfrecciare i ciclisti nella bella Piazza del Popolo non si può fare a meno di assaggiare una grattachecca romana, la bibita a base di ghiaccio e sciroppi di frutta, adatta a rinfrescare le calde giornate primaverili ed estive. Deve il suo nome al verbo “grattare” e a “checca”, che in gergo romano identificava il blocco di ghiaccio utilizzato per mantenere al fresco cibi e bevande quando ancora non esistevano i frigoriferi. Un cibo da “strada” nato nei chioschetti di Trastevere e che ancora oggi mantiene intatto il gusto della tradizione romana: impossibile resistere all’unione del ghiaccio da sgranocchiare, che viene “grattato” al momento della preparazione con l’aiuto di un raschietto, e dello sciroppo, da gustare prima con il cucchiaino e solo alla fine con la cannuccia.